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Basket, un 2021 di redenzione per l’Italia. Ora serve allargare la rosa e puntare sempre più sui vivai

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Quello che è stato il 2021 il basket italiano difficilmente lo dimenticherà. In pochi, pochissimi credevano davvero che la Nazionale azzurra potesse sconfiggere la Serbia, a Belgrado, e andare alle Olimpiadi estromettendo la squadra che aveva ancora al collo la medaglia d’argento di Rio 2016. Invece è questo quel che è accaduto: una serata perfetta, in una settimana che non era partita con nessun crisma della perfezione.

E, insieme alla stella di Danilo Gallinari, all’affermazione definitiva di chi già nelle Coppe europee aveva fatto vedere le proprie capacità (Achille Polonara e Simone Fontecchio), alle piccole cose di un Nicolò Melli che non ha segnato tanto, ma ha fatto tantissimo altro, si è visto chiaro e forte anche il segno di chi sta crescendo bene. Come Nico Mannion, come soprattutto Alessandro Pajola, l’uomo che fino a un anno e mezzo fa non aveva ancora messo piede su un parquet con la maglia dell’Italia.

Vale la pena sottolineare il suo percorso, tutto alla Virtus Bologna, perché non parliamo di un giocatore che balza subito all’occhio perché segna, fa giocate spettacolari e quant’altro. No: Pajola è, fin dai tempi delle giovanili, sostanza (sebbene ormai sempre più con licenza di mettere tiri importanti, se serve). Quella stessa sostanza che lo ha imposto rapidamente all’attenzione del pubblico e gli ha permesso di affrontare l’avventura a cinque cerchi a 21 anni. In breve, ha messo un’assicurazione sul fatto di essere certo dell’azzurro almeno per le prossime 12 stagioni, al netto di infortuni e di ulteriori evenienze.

Non è però Pajola l’unico nome interessante della parte giovane dell’Italia: il fatto che ancora oggi ci siano problemi in chiave Eurolega-FIBA, paradossalmente, offre a Meo Sacchetti la possibilità di portare in azzurro giocatori di prospettiva. Di questi, i due talenti più cristallini sono Matteo Spagnolo e Gabriele Procida, con il primo che sta incantando a Cremona alla prima volta in un vero campionato professionistico, e il secondo, bene o male, sta tentando di dare una mano a una Fortitudo Bologna nella quale non c’è quasi stata una singola settimana tranquilla in questa stagione, tanto più che il club biancoblu adesso è nel gruppo degli ultimi.

Spagnolo e Procida sono due esempi di talenti che, con buone probabilità, ce l’avrebbero fatta ad arrivare ovunque fossero andati, perché è sostanzialmente impossibile non accorgersi delle loro qualità. Del brindisino, in particolare, se n’erano accorti quelli che l’avevano visto in Serie B, a 14 anni, tenere benissimo il campo in maglia Stella Azzurra, e la B è ben nota per campi davvero caldissimi e durezza del gioco. In breve, a livello mentale è un tassello che, una volta provato, non si dimentica tanto facilmente.

L’Italia, però, può contare su tanto altro. Ci sono diversi giocatori che, ultimamente, l’azzurro l’hanno visto poco: pensiamo ad Amedeo Della Valle, che sta mettendo insieme numeri tali da non poter essere ignorati. Per capirci, si chiudesse oggi la regular season sarebbe MVP assoluto della stagione, ed è uno dei due trascinatori di Brescia. Di altri resta da comprendere quale possa essere l’idea che vuole mettere in campo Sacchetti, anche alla luce delle nuove evoluzioni dello strano triangolo (non certo amoroso) Eurolega-FIP-FIBA, con la Federazione italiana che, per bocca del suo presidente Petrucci, sembrerebbe disposta a rivolere anche i giocatori di Milano quando possibile, con le evidenti conseguenze in termini di roster. Ovviamente, da questa situazione sono esclusi tanto Danilo Gallinari, l’ultimo italiano rimasto in NBA (per ora), quanto Paolo Banchero e gli NCAA in generale.

Per quel che riguarda l’evoluzione della pallacanestro tricolore nel futuro, invece, resta sempre attuale, e non certo da oggi, la questione dei settori giovanili. Per personalità come Spagnolo, Pajola e Procida (citando i tre ormai più famosi) che arrivano, ce ne sono anche altri che fanno fatica, vuoi per limiti personali del proprio gioco al netto dell’impegno che viene messo, vuoi perché, pur avendo del potenziale, non lo riescono a sfruttare perché non viene consentito nella maniera più adatta. In questi casi le strade sono tante: c’è chi prova a passare dall’A2 per crescere, c’è chi tenta la strada della NCAA una volta raggiunta la maggiore età e c’è chi, invece, si ritrova a cercare lo spazio di pochi minuti in una Serie A che sta cambiando rapidamente pelle. Non si può certo risolvere la questione delle giovanili in pochi minuti, ma una speranza rimane: quella di poter consentire non solo ai giovani di giocare, ma anche di portarli a misurarsi in contesti internazionali, anche con la maglia azzurra. Fatto che, come abbiamo visto nel post-lockdown, non è stato per nulla scontato, anzi.

Credit: Ciamillo

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