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Biathlon, a Le Grand Bornand lampi delle vere Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi. Si è visto il miglior Bormolini di sempre

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La Coppa del Mondo di biathlon ha mandato in archivio anche la tappa di Le Grand Bornand, ultimo atto agonistico dell’anno solare 2021. L’Italia si è presentata in terra francese con una formazione alternativa, rilanciando nel massimo circuito sia Daniele Cappellari che Federica Sanfilippo, oltre a far esordire la giovanissima Linda Zingerle. Quali sono i temi proposti dal lunghissimo weekend cominciato giovedì scorso? Andiamo ad analizzarli.

Avendole citate, è doveroso partire dalle new entries. Ebbene, l’unica del trio ad aver davvero risposto “presente” è la veterana della Val Ridanna, che a dispetto dei 31 anni suonati ha dimostrato di avere ancora qualcosa da dire nel massimo circuito. Esclusa dalle squadre azzurre, Sanfilippo si è preparata seguita dal suo gruppo sportivo di riferimento, non disdegnando sessioni di allenamento con la Francia ogni qualvolta le è stato possibile. Il risultato è quello di averla ritrovata a un discreto livello. D’accordo, non sarà più l’atleta in grado di salire sul podio a Östersund o di chiudere quinta ai Mondiali di Hochfilzen, cionondimeno ha messo in mostra una velocità nel fondo che tante giovani azzurre non possono ancora garantire. Non a caso, nell’ultimo giro della sprint di giovedì ha realizzato un tempo migliore anche di quello di Dorothea Wierer e Lisa Vittozzi, raccogliendo poi un punto nell’inseguimento del sabato. Performance che non saranno esaltanti per il grande pubblico, ma dalle quali si evince come Federica sia indiscutibilmente tra le quattro italiane più forti del momento.

L’età non sarà più dalla sua, ma dopotutto è la stessa di Wierer e, in fin dei conti, i Giochi olimpici di Pechino sono tra sette settimane, non fra quattro anni. Dunque bisogna effettuare valutazioni relative all’immediato, non al futuribile. Al riguardo bisogna prendere atto di come l’esordio assoluto in Coppa del Mondo di Zingerle si sia risolto sulla falsariga di quelli di Rebecca Passler, Hannah Auchentaller ed Eleonora Fauner, ovvero con un piazzamento nelle retrovie. Indiscutibilmente il futuro appartiene a queste ragazze, le quali devono però ancora forgiarsi per poter essere competitive sui palcoscenici più importanti. Ci mancherebbe altro, verrebbe da aggiungere, visto che molte di loro sono venute al mondo nel XXI secolo e di “giovanissime” davvero in grado di lasciare il segno da subito, in epoca recente, si è vista solo Elvira Öberg. Dunque, tempo al tempo.

Per chiudere il discorso femminile, il podio ancora latita, ma l’impressione è che manchi davvero poco per salirvi. Wierer ha mostrato segnali di crescita, sfiorando il successo nella mass start di domenica. La trentunenne altoatesina ha archiviato la miglior tappa dell’inverno, incamerando due piazzamenti nella top-ten, compreso un quarto posto. In altre parole, quanto visto a Le Grand Bornand è apparso un teaser per gennaio. Verosimilmente, a partire da Oberhof rivedremo la vera Dorothea, quella con cui dovranno fare i conti tutte le avversarie.

Su Vittozzi non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto già espresso in analisi precedenti. La ventiseienne veneta di scuola friulana ha dimostrato di poter salire sul podio con una gara pulita al tiro, tanto da farsi valere sia nella sprint che nell’inseguimento. Dopodiché nella partenza in linea è incappata nell’ennesima debacle nel poligono iniziale, a causa della quale la sua gara è stata totalmente compromessa. Nulla di nuovo, ci troviamo di fronte a un’autentica situazione degna de “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”. Quantomeno nella tappa francese le luci hanno superato le ombre.

In campo maschile, invece, si è fatto più fatica. Con dei distinguo, però. Perché Thomas Bormolini ha probabilmente incamerato la tappa migliore della carriera. Il trentenne lombardo si è classificato tra i primi venti sia nella sprint che nell’inseguimento, guadagnando così accesso alla mass start (la seconda di sempre dopo quella dei Mondiali di Pokljuka 2021), dove ancora una volta si è attestato nella top-twenty. Niente da dire, bravissimo. Sarà poco appariscente, però il valtellinese continua a lavorare duramente per alzare progressivamente il proprio livello. Magari non vincerà mai una gara di Coppa del Mondo, ma poco importa. Il suo approccio allo sport dovrebbe essere da esempio per tanti, in quanto Bormo non si è mai accontentato e non ha smesso di cercare il perfezionamento. Quindi solo applausi per Thomas, il cui bilancio di Le Grand Bornand è indiscutibilmente positivo.

Abbiamo invece visto un Lukas Hofer col fiatone, ma nel suo caso potrebbe essere una situazione figlia di una condizione atletica non ideale. Le sue vicissitudini di salute sono note, pertanto non bisogna allarmarsi per una settimana poco brillante, soprattutto perché è la quarta consecutiva di competizioni. Lo aspettiamo a gennaio, in un contesto dove ha sovente fatto bene quale quello di Oberhof.

Nella sprint Tommaso Giacomel ha vissuto una giornata negativa al poligono, a causa della quale il suo fine settimana è terminato già venerdì. Fa parte del pacchetto, nel senso che un atleta con la sua dinamica di tiro ha giocoforza caratteristiche da boom or bust. Se i bersagli si chiudono, allora vale la top-ten. Se invece restano neri, pazienza e ci sarà una prossima occasione. La tappa francese appartiene al secondo caso. Infine Daniele Cappellari ha fatto il possibile sugli sci, difendendosi anche discretamente per le proprie potenzialità. Purtroppo ha sparato male e di conseguenza ha visto sfumare la qualificazione all’inseguimento, se non addirittura un clamoroso ingresso in zona punti. Con il senno di poi si può anche parlare di occasione persa, perché se fosse riuscito a esprimersi al meglio delle sue potenzialità anche in piazzola, il ventiquattrenne friulano avrebbe potuto ottenere un risultato di prestigio.

Al piano inferiore sono arrivate buone risposte da parte di Dominik Windisch. Retrocesso in Ibu Cup, il campione del mondo 2019 della mass start ha raccolto un secondo e un settimo posto che testimoniano come non possa essere accantonato con tanta leggerezza, soprattutto in rapporto al livello di tanti altri connazionali. Qualcosa di buono è arrivato anche da Didier Bionaz, il cui problema principale in questo inizio di stagione è rappresentato dalla deficitaria precisione in piedi. Il tracciato di Obertilliach aiuta, ma rivederlo fare “zero” è senza dubbio incoraggiante.

Sorge però spontanea una riflessione. Che senso ha avuto declassare Windisch e Bionaz in Ibu Cup, ben sapendo di aver lavorato tutta estate con un gruppo di cinque uomini indiscutibilmente superiori a tutti gli altri? Forse si voleva effettuare un confronto diretto con il numero 6? Se l’intenzione era quella, allora non si sarebbe dovuto promuovere Cappellari in Coppa del Mondo in contemporanea, perché così facendo il paragone è automaticamente venuto meno. Ovviamente a livello cadetto il veterano altoatesino e il giovane valdostano hanno surclassato la concorrenza interna. Bella novità, non c’era bisogno di Nostradamus per prevederlo. Ci sarebbe arrivato anche il Divino Othelma. Alla luce di quanto visto tra Idre e Sjusjøen l’unico in grado di poter mettere in discussione le gerarchie prestabilite era proprio il ventiquattrenne friulano, il quale però è stato spostato dal secondo al primo livello. Dunque il raffronto diretto, sulla stessa pista e nelle medesime condizioni, è venuto meno. Questa è la ragione per cui la scelta di rimescolare le carte nell’ultima settimana di dicembre ha, oggettivamente, lasciato perplessi.

Foto: La Presse

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