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Biathlon, Italia femminile in crescita, Wierer e Vittozzi presto protagoniste. Sanfilippo e Comola sono punti fermi?

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Dopo aver disputato 11 gare nell’arco di 23 giorni, le biathlete possono finalmente godersi le vacanze natalizie. La Coppa del Mondo si concede infatti una pausa in attesa di riprendere le ostilità a inizio gennaio in quel di Oberhof. Alla luce di quanto visto sinora, proviamo a stilare un bilancio della squadra italiana femminile, che per la prima volta dal 2013 arriva alle Feste senza aver conquistato neppure un podio.

In tal senso si fa sentire la partenza laboriosa di Dorothea Wierer, trovatasi a fare i conti con una condizione atletica lontana dall’optimum. La trentunenne altoatesina ha dovuto ravanare a lungo con la frizione e una leva del cambio recalcitrante prima di ingranare davvero le marce alte. Però, alfine, sembra aver trovato il modo di far funzionare al meglio il proprio propulsore. Sinora è mancato l’acuto, ma a ben guardare la vedette del movimento azzurro è andata a un bersaglio dal vincere la mass start di Le Grand Bornand. Insomma, non appena arriverà lo zero al poligono (ed è solo questione di tempo), la veterana di Rasun-Anterselva si isserà automaticamente sul podio. Bisogna solo avere pazienza e fiducia, in fin dei conti il suo inverno 2021-22 ruota tutto attorno ai Giochi olimpici di Pechino e all’assalto a quella medaglia olimpica individuale sinora sempre sfuggitale. Il resto è contorno.

Lisa Vittozzi, bene o male, è allo stesso livello. La veneta di scuola friulana vale il podio con un tiro pulito e lo si è visto in quasi tutte le gare disputate. Peraltro l’inseguimento di Le Grand Bornand è stato estremamente incoraggiante in merito al rendimento sugli sci della ventiseienne sappadina, perché nell’ultimo giro ha retto il confronto con Marte Røiseland-Olsbu e Hanna Öberg. Situazione ben diversa rispetto alla mass start dei Mondiali di Pokljuka, quando colò a picco nella tornata finale, vedendo sfumare una medaglia che sembrava pressoché certa. Insomma, una Lisa potenzialmente in grado di esprimersi al meglio delle sue potenzialità, ma troppo spesso azzoppata da sconvolgenti passaggi a vuoto al poligono a terra. Si passa dallo “zero” al “cinque” senza un’apparente ragione logica e il prone shooting sta ormai diventando un campo minato. Lo può passare indenne, come mettere un piede su un ordigno, perdendo ogni possibilità di effettuare un buon risultato. Comunque, se tutto gira per il verso giusto, Vittozzi è da podio. Soprattutto a Oberhof, dove tre anni fa arpionò entrambi i successi della sua carriera.

https://www.oasport.it/2021/12/classifica-coppa-del-mondo-biathlon-femminile-2021-2022-marketa-davidova-in-vetta-vittozzi-13ma-e-wierer-37ma/

Dietro al tandem di big alla ricerca della quadra del cerchio c’è, invece, il vuoto. L’Italia non ha più quella squadra forte di cinque atlete in grado di ambire alla top-ten, ma è tornata a una situazione in linea alle abitudini del passato. La bolla rappresentata dalla golden generation è ormai scoppiata e, Wierer a parte, l’ultima rappresentate ancora in attività di quel gruppo è Federica Sanfilippo. La trentunenne della Val Ridanna non sarà più quella di un tempo, ma ha comunque dimostrato di meritare la chance di potersi guadagnare sul campo la convocazione ai Giochi olimpici nelle prossime settimane. Dopotutto ha firmato l’unico ingresso in zona punti di una seconda linea azzurra nel mese di dicembre e sugli sci è indiscutibilmente la numero tre della squadra italiana. Ha scollinato i 30 mentre altre connazionali sono under-25? Francamente, chi se ne frega. Pechino 2022 è adesso, quindi ci devono andare le cinque migliori del presente, non del futuro. Se le classi 1997-1998 sono inferiori alle veterane, è giusto che stiano a casa e lascino spazio a chi va più forte. Il loro momento magari arriverà domani, ma quest’inverno bisogna ragionare sull’oggi.

A proposito della generazione di fine anni ’90, bisogna rimarcare come Samuela Comola sia la più grande sorpresa di questo scorcio iniziale di stagione. La ventitreenne valdostana ha lavorato duramente per raggiungere un livello a lei sconosciuto in passato, tanto da proporsi a più riprese a ridosso delle prime quaranta. Dotata di un tiro molto solido, nell’attuale panorama tricolore può essere considerata un punto fermo del team, soprattutto in ottica staffetta. Al contrario Michela Carrara rappresenta la principale delusione di fine novembre-inizio dicembre. La precisione al poligono è anche più deficitaria delle abitudini e non c’è neppure grande velocità sugli sci. Bisogna essere onesti e sottolineare come, in questo momento, la ventiquattrenne della Val d’Aosta non valga la Coppa del Mondo.

Nel corso delle varie tappe sono state fatte esordire tante ragazze, ma nessuna tra Rebecca Passler, Hannah Auchentaller, Linda Zingerle ed Eleonora Fauner è riuscita a lasciare il segno. Ci può stare, servono pazienza e soprattutto la capacità di capire che le controprestazioni fanno parte del processo di crescita, soprattutto alla prima assoluta. Una gara nel massimo circuito a cui fa seguito un immediato ritorno nel circuito cadetto serve a ben poco. Meglio pianificare con cura promozioni e retrocessioni, anziché deciderle di settimana in settimana a seconda dell’andamento di una prova secca. Quelle servono ad assegnare medaglie, non a far progredire le atlete.

Foto: La Presse

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