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Biathlon, per l’Italia il piatto piange: 0 podi in 16 gare. Affanno Wierer, enigma Vittozzi. Gli uomini si difendono

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Anche il terzo weekend della Coppa del Mondo di biathlon è andato in archivio. Il massimo circuito ha abbandonato Östersund, dove ha gareggiato nei primi due fine settimana dell’inverno, trasferendosi a Hochfilzen. È quindi completamente cambiato il contesto, in quanto si è passati dalla Scandinavia alle Alpi, aggiungendo ulteriori competizioni rispetto a quelle disputatesi in Svezia. Andiamo dunque a tracciare un bilancio del weekend azzurro.

In campo femminile Dorothea Wierer sta vivendo l’inizio di stagione più difficile da nove anni a questa parte. Bisogna infatti tornare al 2012-13 per trovare una sua partenza senza alcun piazzamento nella top-ten dopo cinque gare. Cosa manca rispetto al passato? Sostanzialmente tutto. La trentunenne altoatesina non ha un passo sugli sci all’altezza delle migliori e gli automatismi al poligono non sono ancora stabili. Situazione figlia di una condizione atletica non ottimale? Probabilmente sì, ma la dinamica è sorprendente perché nelle gare su skiroll di agosto e settembre l’atleta aveva dato dei riscontri incredibili rispetto al medesimo periodo degli anni precedenti. Invece tra fine settembre e fine novembre qualcosa si è rotto. Come e perché non è dato a sapersi, ma la speranza è che le crepe possano essere risanate in tempo per i Giochi Olimpici. Una donna dell’esperienza e della classe di Wierer ha tutto per risalire la china da qui al termine di gennaio, in maniera tale da presentarsi preparata a lottare per le medaglie in quel di Zhangjiakou.

Su Lisa Vittozzi non c’è molto da aggiungere rispetto a quanto scritto nelle scorse settimane. Ogni volta che sembra sul punto di ritrovare il bandolo della matassa, il gomitolo le cade della mani, costringendola a ripartire da capo. Nella sprint di venerdì si è vista una versione molto simile a quella migliore dell’atleta, tanto che senza un errore in piedi avrebbe chiuso sul podio. Sabato, in staffetta, è piaciuta ed è partita con l’obiettivo di chiudere nelle prime tre l’inseguimento di domenica. Qui, però, è nuovamente implosa, come sempre a causa di sessioni di tiro a terra sconcertanti. È pazzesco constatare come la ventiseienne veneta di scuola friulana nelle gare individuali della stagione in corso stia sparando con il 64% a terra e il 93% in piedi. Il problema sta diventando cronico e se non si dovesse trovare una soluzione, rischia di rappresentare un enorme limite per una potenziale big del circuito che rischia di trovarsi un grande futuro dietro alle spalle.

Dietro alle due punte del team, bisogna constatare come Samuela Comola sia ormai assurta indiscutibilmente al ruolo di terzo violino. La ventitreenne valdostana ha saputo crescere di livello al punto tale da poter lottare per l’ingresso in zona punti, diventando di conseguenza un’inamovibile. D’altronde è in grado di garantire una solidità al poligono di cui tante altre connazionali sono prive. Per il resto Eleonora Fauner ha effettuato il proprio esordio nel massimo circuito, comportandosi in maniera complessivamente dignitosa. Difficilmente le performance fornite le garantiranno la riconferma per la tappa francese, dove a questo punto potrebbe esserci la promozione di Linda Zingerle. Riguardo Michela Carrara c’è poco da dire,  al momento la valdostana non è competitiva. Purtroppo la sua precisione è mediocre, persino inferiore ai suoi già non elevati standard. Se si spara con il 66% non c’è modo di incidere in un contesto come quello della Coppa del Mondo. Finché non ci sarà una crescita sotto quest’aspetto, sarà impossibile uscire dalle retrovie delle classifiche.

Nel settore maschile il caposquadra Lukas Hofer ha dovuto fare i conti con un leggero malanno di stagione. Niente di grave, infatti ha potuto prendere parte sia alla sprint che all’inseguimento. Comprensibile, però, vederlo leggermente appannato sugli sci. Se poi a questo fatto sommiamo le magagne patite alla spalla, è naturale che non abbia potuto esprimere appieno le sue potenzialità. Cionondimeno, il trentaduenne altoatesino si è confermato il più competitivo degli azzurri grazie a un 13° e un 24° posto, da non disdegnare considerate le circostanze. In particolare, va rimarcata l’incredibile sequenza di “zero” in piedi attualmente in corso. Dopo l’errore commesso nella prima sprint di Östersund, Luki non ha più sbagliato nello standing shooting, inanellando sette sessioni pulite consecutive tra gare individuali e staffetta. Hofer non aveva mai realizzato nulla di simile in carriera e sta tenendo una clamorosa precisione del 94%. Anomalia statistica figlia di un periodo di grazia, oppure arma in più anche nel prosieguo della stagione? Lo scopriremo presto.

La dinamica più interessante è rappresentata dal fermento e dall’aspettativa generate dalla squadra maschile nel pubblico. Merito anche di Tommaso Giacomel, il quale magari mancherà qualche bersaglio di troppo (figlio di un tiro sovente esasperato), ma che va indiscutibilmente applaudito. La realtà è che il ventunenne trentino, in caso di prestazione pulita al poligono, vale la top-ten. La sprint di Hochfilzen ha confermato una situazione estremamente stuzzicante in ottica futura, soprattutto se si pensa all’età del ragazzo. Complessivamente positivo anche il weekend di Thomas Bormolini, nonostante sia stato frenato dal medesimo mal di gola del leader del team. Il trentenne lombardo ha comunque saputo esprimersi egregiamente per le sue potenzialità, testimoniando come il suo habitat naturale sia ormai rappresentato dal range di posizioni tra la venticinquesima e la quarantacinquesima. Non è ancora girato tutto per il verso giusto, indice di come l’exploit da top-15 sia ancora in canna.

Al contrario, continuano a non brillare Didier Bionaz e Dominik Windisch, seppur con declinazioni molto diverse. Probabilmente il giovane valdostano non ha ancora smaltito gli imponenti carichi di lavoro estivi, dunque è questa la ragione più probabile dell’attuale appannamento. Ci sta, soprattutto considerata la sua giovane età. Ora come ora ci sono anche percentuali in piedi non esaltanti, ma bisogna avere pazienza. Per quanto riguarda il veterano altoatesino, è arrivato un piccolo segnale di vita nella sprint di venerdì. A conti fatti, i suoi risultati sono migliorati tappa dopo tappa e la settimana della verità potrà essere proprio questa. Spesso e volentieri il trentaduenne di Rasun-Anterselva ha saputo incidere a ridosso del Natale. Dunque trovarlo nei primi venti a Le Grand Bornard sarebbe un segnale incoraggiante in vista di gennaio. Se invece la progressione dovesse arrestarsi, allora sarebbe legittimo cominciare a suonare un campanello d’allarme. Sempre che in Francia Bionaz e Windisch ci vadano, dopotutto non ci sono staffette e non c’è necessità di schierare giocoforza 4 atleti per sesso.

Foto: La Presse

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