Calcio
Calcio, football’s coming Rome. Gli immortali di Wembley, un titolo atteso 53 anni e il deus ex machina Roberto Mancini
Il sogno è diventato realtà: 53 anni dopo la Nazionale italiana di calcio si è laureata campione d’Europa. Dalle immagini in bianco e nero di Giacinto Facchetti a quelle a colori, nitide e in 4K di Giorgio Chiellini. La Nazionale ha battuto, ai rigori, a casa loro gli inglesi chiudendo il cerchio. Football’s coming Rome.
Gli azzurri, al di la dei 34 risultati utili, degli 87 gol realizzati e dei solo 11 subiti in quel lungo percorso a precedere e durante la rassegna, hanno dimostrato che una vittoria può arrivare non necessariamente perché c’è un nemico da combattere. Questa formazione è stata quella della voglia di giocare, di vincere divertendosi e della sofferenza. In poche parole, un gruppo coeso, una famiglia.
Grandi meriti a Roberto Mancini e al suo staff che ci hanno sempre creduto, lui che aveva ereditato una squadra devastata dalla mancata qualificazione ai Mondiali. In un contesto nostrano nel quale troppe volte si guarda il bicchiere mezzo vuoto lodando l’erba del vicino, il CT ha saputo infondere nei suoi ragazzi una mentalità vincente che nel corso della competizione continentale ha fatto la differenza. Una filosofia calcistica che ha portato l’Italia sul tetto d’Europa, più forte dello scetticismo e del partito “Vinciamo perché gli altri sono scarsi“.
E’ stato il successo dell’amicizia e del volersi bene. Tutto questo c’è nell’abbraccio sincero e profondo tra il Mancio e Gianluca Vialli, capo delegazione della spedizione nostrana, al termine della Finale. Una sorta di chiusura del cerchio ricordando una Finale di Coppa Campioni persa proprio a Wembley con la maglia della Sampdoria contro il Barcellona nel 1992. Il calcio toglie e dà e i ‘Gemelli del gol’ di una volta hanno trovato la loro sublimazione. Una storia con il lieto fine, in cui Luca si è trovato e si trova a dover convivere con un ospite dentro di sé indesiderato (il cancro).
E’ stata una vittoria meritata, quindi, e rivoluzionaria per come è maturata. Raramente una Nazionale aveva giocato così bene, annichilendo il Belgio n.1 del ranking FIFA e costringendo al catenaccio chi si sentiva il re del mondo senza aver vinto, dati alla mano, quasi mai nulla (l’Inghilterra). Vieira, Barthez, Neuville, Rio Ferdinand ecc. si sono esposti facendo magre figure perché alla fine della fiera è il campo a parlare e loro l’hanno fatto decisamente troppo presto.
Con la mancata qualificazione diretta ai Mondiali in Qatar, forse, siamo tornati sulla terra, ma le emozioni di questa estate rimangono perché, nell’immaginario collettivo, hanno dato il via a una spirale di vittorie nei mesi successivi.
Foto: LaPresse