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Calcio
Calcio, studio UEFA rivela effetti economici negativi dei Mondiali con cadenza biennale: “Oltre 3 mld di perdite ogni 4 anni”
Come è ormai noto, la FIFA ha avanzato la proposta di organizzare i Mondiali di calcio ogni due anni, rispetto al tradizionale intervallo di 4 anni. La proposta ha fatto subito molto rumore, scatenando reazioni da parte dell’intero mondo del calcio, dello sport e non solo. L’ultima a esprimersi in tal senso è stata la UEFA, che ha pubblicato i risultati di uno studio commissionato a una società di consulenza esterna, la Oliver & Ohlbaum, che evidenzierebbe ripercussioni terribili in termini economici su tutto il sistema calcio in caso di realizzazione del progetto.
I risultati della ricerca si soffermano in particolare su due temi fondamentali: l’appesantirsi di un calendario già foltissimo di eventi internazionali e non, e la diminuzione dei ricavi ottenuti tramite diritti di trasmissione e vendita dei biglietti.
Riguardo il primo punto, nella propria nota la UEFA evidenzia come questa proposta andrebbe contro la richiesta di molti club e giocatori di snellire il calendario, che ad oggi appare troppo fitto e quindi rischioso per la salute degli atleti: “L’obiettivo annunciato di alleggerire ai giocatori il calendario calcistico è in contrasto con il raddoppio delle fasi finali, dato che ogni stagione si concluderebbe con un Mondiale o un campionato specifico di una confederazione. Tornei di tale intensità non possono essere ripetuti ogni anno senza aumentare il logorio mentale e fisico dei giocatori, che in realtà si troverebbero a giocare anche più di un torneo a stagione, se tutte le partite di qualificazione andassero in scena in uno o due lunghi blocchi”.
Non manca anche un cenno al danno che ne subirebbe il movimento del calcio femminile che non potrebbe godere più di una finestra temporale propria: “Nemmeno il calcio femminile verrebbe risparmiato data l’intenzione annunciata di raddoppiare il numero delle Coppe del Mondo femminili. I tornei di punta, infatti, non godrebbero più dell’esclusività del calendario e della piena visibilità, con impatti negativi garantiti in termini di esposizione e interesse dei tifosi e dei media”.
Riguardo la problematica legata ai ricavi tramite diritti televisivi e di biglietti, per quanto nella nota UEFA legata allo studio non se ne faccia quasi menzione, la società di consulenza avrebbe rilevato due possibili scenari: uno in cui gli Europei di calcio rimangono quadriennali, ed uno in cui la UEFA si adatta al nuovo calendario, raddoppiando anche gli eventi continentali. In entrambi i casi lo studio cita: “Le emittenti televisive e gli sponsor andrebbero in difficoltà con i budget, diluendo significativamente il valore economico di tutte le competizioni”.
Entrambi gli scenari vedrebbero significativi cali nei rientri della UEFA, con cifre che arriverebbero fino ai 3.3 miliardi di euro in quattro anni mantenendo il formato quadriennale degli Europei, e tra i 2.6 e i 3 miliardi di euro, con Europei ogni due anni. Il calcio femminile vedrebbe i propri ricavi drasticamente ridotti tra il 24% e il 57% nei quattro anni successivi, a seconda di eventuali decisioni di infittire o meno anche il calendario degli eventi internazionali femminili.
La nota UEFA termina infine con un auspicio che questo progetto non venga mai realizzato: “Riprendendo e riallacciandosi alle chiare obiezioni espresse dalle parti interessate in Europa in diverse occasioni e alla ferma e motivata opposizione annunciata dalle organizzazioni dei tifosi, la UEFA ritiene che i cambiamenti radicali dovrebbero essere proposti solo se comportano benefici chiari e indiscutibili per il gioco e i suoi attori”.
Foto: Richard Juilliart/Shutterstock