Formula 1
La F1 schiava di un regolamento asfissiante: Michael Masi, attuatore di norme con troppe eccezioni
Si fa fatica a capirci qualcosa. Il Mondiale 2021 di F1 ha avuto il proprio epilogo ad Abu Dhabi. Sul tracciato di Yas Marina il titolo è andato all’olandese della Red Bull Max Verstappen, davanti a Lewis Hamilton, ma le decisioni della Direzione Gara hanno fatto imbestialire la Mercedes.
I motivi della contrarierà risiedono nella gestione del regime di Safety Car, causato dal crash a cinque giri dalla conclusione del canadese della Williams Nicholas Latifi. Ebbene, Michael Masi ha applicato il regolamento in maniera tale di consentire la fase di “sdoppiaggio” solo alle monoposto che separavano Verstappen da Hamilton, quando in un primo momento si era compreso che tale procedura non venisse concessa per esigenze di tempo. Questo aspetto, oltre all’agire di Verstappen in curva-12, aveva alimentato non poche polemiche.
Come è noto poi, le proteste della scuderia di Brackley sono state respinte per via dell’art.15.3 del Regolamento Sportivo che consente al Direttore di Gara di controllare l’uso della Safety Car, includendo il suo schieramento e il ritiro. Una norma che però potrebbe far pensare che tutti i restanti articoli, impugnati dalla stessa Mercedes per fare poi anche ricorso, siano inconsistenti rispetto a quello citato.
La sensazione, per questo, è che la F1 sia governata da una serie di norme le cui fattezze sono quelle del “Colosso dai piedi di argilla”. Probabilmente, una delle priorità in vista del 2022 sarebbe proprio quella di cercare una semplificazione al fine di non trasformare ogni weekend di gara in una sorta di corsa al reclamo, che porta a condizionare in maniera chiara l’agire di tutti i protagonisti. In questo contesto, Masi, diventato il colpevole di tutta questa situazione, forse è solo responsabile di essere attuatore di un protocollo con troppe artificiosità e nemico di se stesso.
Foto: Xavi Bonilla / LPS