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Nuoto
Nuoto, l’Italia si conferma potenza indiscussa nell’empireo mondiale. Tanti giovani che nascondono il declino dei veterani
Se c’era bisogno di un terzo indizio per decretare l’ingresso dell’Italia tra le grandi nazionali del nuoto mondiale, dopo Gwangju e Tokyo, Abu Dhabi ha emesso esattamente questo verdetto. Migliore Mondiale di sempre per gli azzurri, con 16 medaglie (5 ori, 5 argenti e 6 bronzi), terzo posto nel medagliere, una sfilza di posti in finale da far perdere il conto: il tutto 40 giorni dopo il miglior Europeo in vasca corta per numero di medaglie conquistate e quattro mesi dopo la migliore edizione dei Giochi olimpici, sempre per numero di podi e di posti in finale conquistati.
Insomma, quella del biennio 2019-2021, funestata dall’intermezzo Covid, è a questo punto da considerare la migliore Italia di tutti i tempi e l’impressione è che non si sia ancora raggiunto l’apice. Il dato clamoroso è che basta andare indietro di soli quattro anni, Mondiali di Budapest 2017 in vasca lunga, trionfali per la squadra italiana, e la sola Simona Quadarella è salita sul podio sia alla Duna Arena, sia all’Etihad Arena. Gabriele Detti, ancora fermo ai box, e Federica Pellegrini, appena ritirata, non erano ad Abu Dhabi e Gregorio Paltrinieri è incappato nella peggior gara delle ultime stagioni, sbattuto giù dal podio da tre rivali con cui dovrà continuare a fare i conti in futuro e non è detto che i conti possano tornare.
Nonostante tutto questo, assenze e contro-prestazioni che sarebbero state preludio ad un andamento nefasto della manifestazione qualche anno fa, l’Italia ha battuto il record di medaglie ad Abu Dhabi, con ben cinque ori ad impreziosire una edizione indimenticabile che arriva al termine di un anno altrettanto indimenticabile per il nuoto italiano.
Scoprire le motivazioni e capire se questo livello potrà essere mantenuto nel tempo è esercizio molto complicato. Di certo la crescita della qualità dei tecnici italiani è sotto gli occhi di tutti e l’Italia sta diventando un “sistema” da copiare per tante nazioni che in questa fase boccheggiano. In più l’impressione è che gli azzurri siano usciti dai vari lockdown con una spinta in più, sono riusciti meglio di altre nazioni ad attutire i colpi di uno stravolgimento così epocale e che adesso il gap sia quasi incolmabile.
Il processo di crescita, però, era già in corso prima del ciclone Covid perché Gwangju è datato 2019 con le otto medaglie e i 24 posti in finale per la squadra azzurra che non sbaglia un colpo da qualche anno a questa parte. I giovani di qualità non pagano più pegno all’ingresso nel mondo dei grandi e chi ha incontrato difficoltà nel corso della carriera riesce a rigenerarsi e non si perde come accadeva in precedenza per chi veniva abbandonato a se stesso dopo una o due stagioni al di sotto delle aspettative.
Il mix è esplosivo ed eterogeneo. Da una parte ci sono i Miressi, Razzetti, Burdisso, Ceccon, Martinenghi, Zazzeri, tanto per fare i nomi più altisonanti, capaci nell’ultimo anno di crescere in modo esponenziale e di ottenere risultati straordinari a livello mondiale. Dall’altra ci sono i veterani ma anche i cosiddetti “cavalli di ritorno”, in grado magari dopo qualche stagione non sfavillante di ottenere risultati prestigiosi, leggasi Rivolta, Carraro, Di Liddo, anche qui per fare qualche nome.
In mezzo un gruppo di ottimi atleti che vanno a completare un movimento in continua crescita, alimentato anche da giovani rampanti, che hanno in Benedetta Pilato il simbolo ma che potrebbero trovare in Michele Lamberti, Stefanì, Cerasuolo, Gaetani, Tarantino e D’Innocenzo (anche qui sono nominati una parte di papabili), altri interpreti di alto livello che vanno aspettati e aiutati a crescere anche nelle difficoltà con il vantaggio di poter sbagliare e di non avere particolari responsabilità perché tanto a conquistare le finali e a vincere le medaglie ci pensano gli altri, fin quando non arriva qualche super risultato a sorpresa.
Un circolo virtuoso che, al momento, funziona alla perfezione ma che è importante alimentare, anno dopo anno, con il lavoro tra i più giovani e con manifestazioni che si sono rivelate decisive per la crescita degli stessi, tipo i Criteria o i campionati di categoria estivi. La pandemia ha bloccato tutto ma la ripresa, magari anche in forma meno “promiscua”, almeno per questa stagione, di questi eventi possono fare ripartire un movimento che non può permettersi “buchi” di alcun genere in futuro.
Foto Lapresse