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Scacchi: le chiavi del Mondiale di Magnus Carlsen con Ian Nepomniachtchi. Il dilemma improvviso dei secondi

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Magnus Carlsen ha vinto il match per il Campionato del Mondo con Ian Nepomniachtchi, e questa oramai da ieri è una cosa arcinota. Le considerazioni finali, però, vanno ben al di là del puro risultato finale, che dice 7.5-3.5 in favore del norvegese sul russo, un punteggio nettissimo e mai stato tanto largo nella storia dei confronti del Campione del Mondo in carica.

Sulla scacchiera, il momento fondamentale è sostanzialmente uno: la sesta partita. Fin troppo facile dirlo, fin troppo semplice individuarlo: 7 ore e 45 minuti con sconfitta, dopo 136 mosse, i segni li lasciano su chiunque. E ancora di più su Nepomniachtchi, storicamente giocatore tanto aggressivo alla scacchiera quanto umorale lungo i tornei. Spesso gli è capitato di calare improvvisamente dopo una singola brutta prestazione, e così è stato anche stavolta, a dimostrazione del fatto che il peso della psicologia sulle 64 case conta eccome, a maggior ragione se si è in un match mondiale e contro un uomo destinato a comparire nei libri finché l’umanità esisterà.

Chiaramente, non vanno dimenticate tante altre cose: la grande capacità di Carlsen di tenere pari diverse posizioni nel momento del match in cui ha, per certi versi, “lasciato sfogare” Nepomniachtchi è tra queste. Ma anche il suo cinismo va sottolineato: tre errori sono arrivati sulla scacchiera, tutti e tre sono stati puniti severamente dalla furia del norvegese. Che, fra le altre cose, ha cercato sempre di fare attenzione in questi particolari momenti, senza affrettare le mosse, ma tenendo accuratamente in pugno la situazione. Di contro, è emerso un cambio di atteggiamento del russo: mosse eseguite più velocemente, a volte apparentemente senza pensarci, e momenti di totale blackout mentale, come quelli che lo hanno portato a sbagliare e poi a registrare lo shock nella sala adiacente quella di gioco.

A margine del match, sono stati rivelati i secondi del Campione del Mondo, cioè coloro che tradizionalmente, durante un match iridato, sono di aiuto a chi lo gioca (vale per il campione e vale per l’avversario). Quelli di Nepomniachtchi già si sapevano, ed erano tutti russi: Sergey Yanovsky, Vladimir Potkin e l’ex sfidante mondiale Sergey Karjakin. Quelli di Carlsen si sono scoperti essere Peter Heine Nielsen (danese), Laurent Fressinet (francese), Jan Gustafsson (tedesco), Jorden van Foreest (olandese) e Daniil Dubov (russo).

Se Nielsen e Fressinet sono membri storici del team di Carlsen, molto rumore in Russia si è creato a causa della presenza di Dubov, che qualcuno è arrivato perfino a definire “un traditore”, secondo uno stile molto in voga qualche decennio fa, in ben altra epoca storica. Anche Karjakin ha ironizzato sulla questione, ma la realtà è che un atteggiamento del genere, come detto, suona quantomeno anacronistico. Non va infatti dimenticato che lo stesso Nepomniachtchi, in passato, fu secondo di Carlsen, e tale occasione si ebbe nel 2013, nella prima occasione in cui il norvegese conquistò il titolo di Campione del Mondo. Il tutto a sottolineare due motivi: il forte sostegno nazionale a favore dello sfidante, l’importante vena internazionale del team del detentore.

Foto: FIDE / Niki Riga

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