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Scacchi: Magnus Carlsen, l’uomo invincibile. Profilo di un giocatore sempre più verso la leggenda

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Magnus Carlsen, basta ormai il nome. Su di lui sono stati scritti libri a volontà: per averne la prova, basta scorrere tutta l’editoria scacchistica. E indubbiamente, anche grazie a questo match per il Campionato del Mondo, se ne scriveranno ancora. A 31 anni da pochissimo compiuti, il cinque volte iridato è ancora destinato a contare per parecchio tempo.

Nato a Tønsberg il 30 novembre 1990, Carlsen è stato a lungo il secondo più giovane Grande Maestro della storia degli scacchi, titolo che ha conquistato a 13 anni, 4 mesi e 27 giorni, il 28 aprile 2004. Oggi la sua età è diventata la nona in termini di gioventù, e il leader di allora, Sergey Karjakin (che era ucraino e poi è diventato russo), è stato superato molto di recente dal classe 2009 americano Abhimanyu Mistra. Davanti a Carlsen sono passati anche tre indiani (il più in vista dei quali è Rameshbabu Praggnanandhaa) e due uzbeki.

Curiosamente, in età giovane non fu mai Campione del Mondo o d’Europa nelle categorie under, ma il meglio lo aveva riservato per il dopo. Mentre altri lottavano per quei titoli, lui saliva di livello sempre di più, fino a giocare i tornei più forti al mondo e fare le prime comparse nel Torneo dei Candidati. Diventato vincitore a Wijk aan Zee nel 2008, lo era già stato a Biel pochi mesi prima. Una scalata irresistibile, che si mostra anche negli eventi a cadenza veloce, come vedremo. Vincitore del Pearl Spring di Nanchino nel 2009 con una spaventosa performance ELO di 3002, deve solo attendere poco tempo per diventare numero 1 del mondo per la prima volta.

Questo avviene, infatti, a gennaio 2010. Per un anno e mezzo (e un torneo dei Candidati saltato con critiche per il modus operandi) la lotta è con Viswanathan Anand, poi, dal luglio 2011, diventa leader incontrastato. Nessuno è più stato in grado di scalzarlo da allora, e non solo non è mai più sceso sotto l’ELO di 2800, ma ha raggiunto ben due volte il record assoluto di 2882: nel maggio 2014 e nell’agosto 2019. Più tempo dei suoi 10 anni abbondanti, alla vetta del ranking, è rimasto solo un uomo: Garry Kasparov, che agli inizi della parte importante della carriera ne fu mentore e allenatore per un breve periodo.

Dopo aver vinto praticamente ovunque (Wijk aan Zee, Biel, Memorial Tal, la prima Sinquefield Cup, solo per una sintesi molto breve), la prima sfida mondiale arriva nel 2013, e peraltro in un modo quasi fortunoso: ultimo turno dei Candidati, Carlsen perde contro Svidler dopo essersi fatto trascinare in un finale perso dai problemi di tempo, ma pochi minuti dopo Kramnik, l’unico che può superarlo, perde anch’egli con Ivanchuk dal momento che era stato surclassato. Morale della favola: 8 punti e mezzo per tutti e due, vittoria per spareggio tecnico. Il match, a Chennai, contro l’eroe di casa Anand è un trionfo dell’ospite e sfidante sul padrone di casa: 3 vittorie, 0 sconfitte, 7 patte.

L’anno dopo la sfida è la stessa, cambiano solo i ruoli e il luogo (Sochi). Cambia, di poco, anche il risultato: 3 vittorie, 1 patta, 7 sconfitte. E mentre tra i suoi rivali emerge netta la figura di Fabiano Caruana, prima da italiano e poi da giocatore dei nativi Stati Uniti, continuano i successi e diventa il primo a detenere i titoli classico, rapid e blitz contemporaneamente.

Il suo anno “peggiore”, il 2016, è anche quello in cui rischia di perdere il titolo con un roccioso giocatore di difesa (che più tardi cambierà stile), quel Sergey Karjakin di cui abbiamo parlato. A New York c’è l’unico match in cui Carlsen sia mai finito in svantaggio dopo l’ottava partita; ritardo recuperato nella decima, poi gli spareggi sono un trionfo con spettacolo. 2017 e 2018 sono altri grandi anni, e finalmente arriva l’attesissima sfida con Caruana, che si risolve in 12 patte classiche prima del 3-0 negli spareggi a cadenza veloce, dove è più forte. E dove, nel 2019, ritorna a detenere questa sorta di tripla corona degli scacchi. Ma, nel 2019, arriva anche un altro primato: Carlsen arriva a 125 partite consecutive a cadenza classica senza subire sconfitte. Un’altra dimostrazione della sua immensa forza.

Forza che, in verità, ha anche come fiuto manageriale: durante il lockdown del 2020 è lui a dare notevole contributo agli scacchi su internet, con i tornei tra Grandi Maestri che passano dalla scacchiera al web, con le cadenze di gioco che devono regolarsi di conseguenza. Web o tavolino, però, il discorso è sempre lo stesso: e così, quando gli si presenta davanti un avversario che in età giovane soffriva molto, Ian Nepomniachtchi, ne sfrutta la psicologia tendente al crollo dopo una partita negativa. Diventa leggendaria la sesta di questo match mondiale, che condensa gran parte di Carlsen in 136 mosse e nella spaventosa maestria di quel finale nel quale è paragonato ai più grandi di questa fase di gioco. Del resto, parla per lui il nome di battesimo: Magnus.

Foto: FIDE / Eric Rosen

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