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Scacchi, Mondiale 2021: Ian Nepomniachtchi, psicologia di un errore che lancia Magnus Carlsen
Perché si commettono determinati errori negli scacchi, anche e soprattutto a livello di Grandi Maestri? La spiegazione non è univoca, ma la riflessione sorge dopo quanto accaduto nelle ultime due partite a Ian Nepomniachtchi, che ha visto scivolare via tante speranze di vincere il match mondiale con Magnus Carlsen con altrettanti svarioni decisivi.
Nel confronto qui sopra mostrato, quello di ieri, il nono all’interno del match iridato contro l’attuale Campione del Mondo, le cose, fino alla ventisettesima mossa, non erano state poi così poco interessanti, anzi. Apertura Inglese, variante non scontata, che affonda le radici in Akiba Rubinstein e ancor più in David Bronstein, e Carlsen costretto a pensare a lungo. Tre quarti d’ora per undici mosse, per l’esattezza.
https://www.oasport.it/2021/12/live-carlsen-nepomniachtchi-mondiale-scacchi-2021-in-diretta-gara-10-il-norvegese-gestisce-un-vantaggio-di-tre-punti/
Primo momento fondamentale, però, è l’imprecisa 15. axb3. Che non guadagna nulla, anzi lascia più spazio d’azione al Nero. Con b4 la natura tagliente della posizione sarebbe stata ancora più accentuata. Attenzione: sono mosse umane. Di quelle che in termini mentali sono preferite rispetto a scelte dei computer, ma che non sono particolarmente felici se poi si vanno a rapportare alla situazione sulla scacchiera.
Dopo una battaglia giocata tutto sommato bene, a doppio taglio, dai due giocatori, e con Carlsen sempre più sotto pressione per il tempo, a Nepomniachtchi sfugge totalmente il piano di chiusura dell’Alfiere. Questo sta alla base della pesantissima 27. c5, l’errore che gli costa sia l’Alfiere che la sconfitta.
E qui entra in gioco la psicologia. Sono errori che capitano per varie ragioni. Può succedere di non vedere in maniera totale un seguito, e questo è ciò che il russo ha dichiarato in conferenza stampa: 27… c6 non l’aveva minimamente calcolata, senza dunque comprendere che si sarebbe ritrovato senza un Alfiere in tempi brevi. Può succedere anche di pensare talmente tanto su una zona della scacchiera da dimenticarsi dell’altra: parliamo, naturalmente, di situazioni a cadenza classica, perché a livello rapid le cose cambiano nei modi che sono ben immaginabili.
Questo errore, però, è anche figlio di altro. Nepomniachtchi ha provato di tutto: si è avvalso dell’aiuto di Sergej Karjakin, si è tagliato i capelli, ha provato a girare la situazione approfittando del giorno di riposo e del fatto di avere il Bianco. Ma, dall’altra parte, il russo è caduto di nuovo in errore, come nell’ottava partita (la sesta merita ovviamente un discorso più ampio). Sa di aver avuto occasioni nelle prime cinque volte alla scacchiera, e anche alla sesta. Sa anche di non averle sfruttate particolarmente, e spesso gli succede di scendere di livello dopo queste situazioni. Il match mondiale per lui è come l’Everest, adesso. Carlsen, ovviamente, è stato spietato, ma del resto se non lo fosse sulla scacchiera (e l’ha spiegato anche ai presenti a Dubai, sebbene con altre parole) non sarebbe mai diventato Campione del Mondo pochi giorni prima dei 23 anni, non sarebbe mai diventato numero 1 globale nel 2011, non sarebbe mai rimasto lassù per 10 anni, non sarebbe mai stato l’uomo più vicino all’ELO di 2900 che sia mai comparso alla scacchiera.
Foto: FIDE / Eric Rosen