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Sci di fondo, l’Italia femminile ha sfoderato le unghie e finalmente lotta al meglio delle proprie possibilità

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La fase iniziale della Coppa del Mondo di sci di fondo si è di fatto conclusa con le sprint di Dresda. Abbiamo già assistito a 10 competizioni, 8 individuali e 2 team event. È dunque giunto il momento di tracciare un bilancio preliminare della squadra azzurra femminile alla quale è giusto fare un plauso, perché bisogna sempre dare a Cesare quel che è di Cesare.

In particolare tre italiane hanno tirato fuori gli artigli. Un paio di loro ha addirittura lottato come non aveva mai fatto in passato. Al riguardo è eclatante il caso di Greta Laurent, capace di raggiungere tre semifinali consecutive nelle sprint a skating. Si tratta di un dato clamoroso, perché nel dicembre 2021 la ventinovenne delle Fiamme Gialle ha raddoppiato il numero di batterie superate nell’arco della sua intera carriera (siamo a un totale di sei dall’esordio in Coppa del Mondo, di cui tre appunto in quest’ultimo mese). Finalmente Laurent sta mettendo a frutto tutto il proprio potenziale, senza sciogliersi come neve al Sole dopo le qualificazioni. Quanto visto a Dresda è encomiabile, poiché ha raggiunto esausta il traguardo dei quarti di finale, spremendo ogni goccia di energia per guadagnarsi il turno successivo. Greta ha raggiunto il suo limite, quello di valere la semifinale in ogni sprint a skating. Con questa indole battagliera si può sperare di replicare il risultato anche ai Giochi olimpici di Pechino.

Brava anche Caterina Ganz, in primavera esclusa dalla squadra di Coppa del Mondo. Nelle prime tre tappe stagionali la ventisettenne fassana ha combattuto al meglio, attestandosi costantemente in zona punti. Certo, sempre tra ventunesimo e trentesimo posto, ma mettendo sulla neve tutta la propria voglia di dimostrare come il declassamento nei gruppi di lavoro abbia sortito l’effetto di farla rimbalzare verso l’alto. Infine merita grande ammirazione anche Elisa Brocard, perché sputare sangue a 37 anni pur di ottenere qualche punticino nel circuito maggiore non è da tutte.

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Qualcuno obietterà: “Ma come? L’Italia resta marginale nella geografia del fondo femminile, tanti Paesi stanno tirando fuori ragazze nate nel XXI secolo già competitive per le prime dieci/venti posizioni, mentre noi siamo qui ad applaudire semifinali nelle sprint e qualche piazzamento in zona ventesimo posto di veterane?”. Sì, perché non si può pretendere che un gatto domestico vada a infastidire una tigre reale del Bengala. È evidente come il confronto non si ponga.

Qui siamo su un piano diverso rispetto a quello delle Johaug, delle Karlsson, delle Diggins e delle Dahlqvist. Nella squadra azzurra ci sono delle donne che si stanno dannando l’anima per raggiungere il proprio limite, ed è quanto di meglio si possa chiedere loro. La speranza è di vederle continuare sulla stessa strada anche nel proseguo dell’inverno. Vedremo, inoltre, quale sarà il percorso di crescita di Nicole Monsorno e Martina Di Centa, nuove leve che stanno prendendo le misure con il massimo circuito. Certo, non sono tutte rose e fiori e nel settore distance il piatto piange. Anna Comarella e Francesca Franchi sono disperse per le foreste di betulle, ma non va dimenticato come la prima sia stata colpita dalla mononucleosi in tarda estate. Inutile gettare la croce addosso su chi non ha modo di esprimersi a dovere.

Insomma, si è visto qualche segnale di vita nel settore femminile. È un inizio. La crescita della Germania dimostra come un sistema in grado di mettersi in discussione e di rigenerarsi possa risollevarsi anche dopo un periodo di crisi nera, pur senza godere del numero di praticanti dei Paesi scandinavi o della Russia. L’importante è non piangersi addosso, rimboccarsi le maniche, impegnarsi e lottare, proprio come hanno fatto Laurent, Ganz e Brocard nelle ultime settimane.

Foto: La Presse

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