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Tennis, Riccardo Piatti su Jannik Sinner: “Tiene moltissimo alla maglia dell’Italia, ha disputato il doppio fino alle 3 di notte”

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Un uomo-Davis. L’avventura dell’Italia è terminata nella massima competizione a squadre di tennis: gli azzurri sono stati sconfitti dalla Croazia nei quarti di finale per 2-1, pagando a caro prezzo sia il ko di Lorenzo Sonego che la superiorità chiara del doppio balcanico.

Vero è che Jannik Sinner nei tre incontri di singolare nei quali è stato chiamato in causa ha sempre vinto. Per l’assenza di Matteo Berrettini a causa dell’arcinoto infortunio delle ATP Finals, l’altoatesino ha recitato alla perfezione il ruolo del primattore e il successo, pur inutile, contro il croato Marin Cilic ha messo in mostra un Sinner coinvolto dal pubblico e coinvolgente, facendo cadere quell’immagine quasi da robot che si era creato nel circuito internazionale.

Lui è proprio così: un ragazzo che ama questo sport e si diverte a giocarlo. Quando è all’Accademia di Bordighera si ferma a giocare coi più giovani, con mio figlio Rocco e gli altri ragazzi anche a calcio e a basket. Gli viene spontaneo“, ha raccontato il suo coach, Riccardo Piatti, in un’intervista concessa al Messaggero.

L’azzurro che, in questa versione, si è anche un po’ riconciliato con chi aveva criticato la scelta di non prendere parte alle Olimpiadi di Tokyo, ritenendo che il tennista non avesse a cuore le sorti della compagine nostrana: “È ridicolo pensare che Jannik non sia italiano al 100%: tiene moltissimo alla bandiera e alla maglia azzurra, a Torino s’è visto come comunichi col pubblico e ami coinvolgerlo. È stato onesto come sempre: prima non si sentiva pronto, era stanco, ha fatto quello che ha ritenuto giusto. Infatti, eccolo giocare alle tre di notte per provare il doppio insieme a Fognini. Ecco lo Jannik di Torino“, ha precisato Piatti.

Un 2021 di altissimo profilo per il giocatore, classe 2001, che l’ha visto concludere nella top-10, ma si è ancora in una fase di formazione: “Durante il lockdown gli ho fatto vedere tanti filmati di Federer, Nadal e Djokovic nelle finali importanti, ma non nelle fasi in cui hanno giocato bene e hanno vinto con tre vincenti uno dietro l’altro, ma quelle in cui giocavano male. Così Jannik sa che anche a una campione può succedere: fa parte del gioco, del mentale, del tennis. A lui non deve succedere. Riflettere sulle sconfitte, chiedersi perché e come si può migliorare. Anche quella contro Tiafoe rimarrà impressa a Jannik, come la Davis: ha vissuto l’esperienza per la sua nazione, per la squadra“, ha sottolineato l’allenatore.

E ora si pensa a quel che sarà, con primo massimo obiettivo gli Australian Open 2022: “Per dieci giorni riposa e noi dello staff non lo vogliamo vedere: ci porta via tanta energia, vuole giocare, vuole sempre fare qualcosa… Poi preparazione a Montecarlo e il 27 si parte per l’Australia“.

Foto: LiveMedia/Claudio Benedetto

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