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Wimbledon 2021, l’epocale cavalcata di Matteo Berrettini fino alla finale – VIDEO

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Il 2021 è oramai vicinissimo alla conclusione. Fra poco più di sette giorni si brinderà al nuovo anno, mettendosi alle spalle il vecchio che per l’Italia ha regalato tantissime gioie sotto il profilo sportivo. Tante, tantissime le vittorie che abbiamo celebrato in questi giorni, molte di queste inaspettate: alzi la mano, ad esempio, chi si sarebbe immaginato lo scorso gennaio un oro olimpico azzurri sia nei 100 metri che nella 4×100, o i vari successi negli sport di squadra come agli Europei di calcio e pallavolo (maschile e femminile). È stato un anno assai importante anche per il tennis tricolore, conclusosi con due giocatori in top 10, cosa mai successa nella nostra storia. E soprattutto, siamo tornati ad assaporare la possibilità di poter conquistare un torneo Slam con Matteo Berrettini a Wimbledon. 

Il venticinquenne romano è riuscito ad abbattere un tabù che durava dalla prima edizione del torneo che si svolge sui prati inglesi dell’All England Club: nessun italiano, in 143 edizioni precedenti, si era spinto così avanti nel torneo più iconico fra i quattro dello Slam. Un risultato inaspettato? Per gli appassionati di tennis, mica tanto: le prime avvisaglie erano infatti arrivate pochi giorni prima, quando  riuscito a mettere in bacheca il prestigioso trofeo per il vincitore del Queen’s.

Un torneo che nel corso degli anni ha perso un po’ di importanza a favore di Eastbourne, ma che ha portato bene ad alcuni nomi illustri del passato: negli ultimi 50 anni solo giocatori come John McEnroe, Jimmy Connors, Boris Becker, Pete Sampras, Lleyton Hewitt, Rafa Nadal ed Andy Murray sono riusciti ad imporsi in entrambe le competizioni londinesi. Matteo però in quel giugno dava l’impressione di poter riuscire a togliersi tante soddisfazioni: sulla terra erano arrivati bei risultati come la finale del Masters1000 di Madrid ed il successo a Belgrado, e durante la sua settimana di permanenza al Queen’s Club il suo gioco pareva aver raggiunto lo zenit: praticamente ingiocabile nei suoi turni di servizio, sempre attento in risposta mentre con il rovescio, suo ‘punto debole’ che acquisiva sempre più sicurezza. Le sensazioni positive, date dal battere in fila gente come Andy Murray, Daniel Evans, Alex De Minaur e Cameron Norrie, sono state confermate dal sorteggio del tabellone di Wimbledon.

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Perché la strada tracciata all’All England Club pareva tracciata sin dall’inizio per scrivere qualcosa di veramente grande. Il debutto con Guido Pella, arrivato ai quarti in questo torneo nel 2019 ma con sole otto vittorie in carriera sull’erba, viene passato con qualche patema nel secondo parziale perso, ma dopo il break decisivo nel terzo Matteo vola verso la vittoria con otto game vinti consecutivamente. Nel secondo match il suo avversario è Botic Van De Zandschulp, che viene liquidato in tre set: il dato di tutte e nove le palle break annullate, di cui due nel terzo parziale che sarebbero valse il 2-1, sottolineano la lucidità di Matteo nei punti importanti.

Berrettini arriva alla seconda settimana londinese in maniera abbastanza comoda: nel terzo turno lo sloveno Aljaz Bedene si inchina con un 6-4 periodico, mentre agli ottavi il bielorusso Ilya Ivashka appare davvero nel pallone dopo aver perso il primo set, sottomesso dalla strapotenza dell’azzurro. Entrati tra i migliori otto, si inizia a fare sul serio: niente rivincita di Madrid con Alexander Zverev o match intrigante con Daniil Medvedev, l’urna gli riserva il canadese Felix Auger-Aliassime, con cui si conosce molto bene. Dopo una buona partenza, nella fase centrale della partita il millennial appare molto più in palla, con Matteo che dopo aver perso il secondo set si aggrappa ai suoi fondamentali; la tattica paga, poiché Aliassime si perde dopo aver perso il servizio, dando il via alla marcia dell’azzurro che torna a disputare una semifinale Slam dopo quasi due anni da quella raggiunta all’US Open.


Stavolta però non c’è uno dei Fab Three ad attenderlo. In molti sognavano la rivincita con Roger Federer, che diede al romano una sonora lezione durante l’edizione 2019 del torneo londinese. Il fenomeno svizzero venne battuto in tre set ai quarti da Hubert Hurkacz, altro giocatore che ricorderà per sempre il suo 2021 per il suo successo al Masters1000 di Miami, oltre che per la semifinale Slam. Partita che mette di fronte Italia e Polonia per la conquista della prima finale a Wimbledon della loro storia; tra i due è Matteo il più pronto ad un simile traguardo, portandosi a casa il successo in quattro set ed una storica finale sull’erba londinese.


Il risultato finale lo conosciamo tutti. Berrettini ha provato a infastidire Novak Djokovic, portandosi a casa la prima frazione ma crollando alla distanza, non riuscendo cos ad arrestare la corsa del serbo, sua chimera nel 2021 (incontrato e da lui battuto per tre volte nei quattro Slam), verso il Grande Slam poi non ottenuto. Ma rimane la consapevolezza di aver riportato l’Italia in una finale di uno dei più grandi tornei al mondo dopo più di quarant’anni, e l’impressione che non sia soltanto un episodio isolato: a parte il numero 1 al mondo, i vari giocatori che occupano i piani alti delle classifiche mondiali non hanno la stessa efficienza di Matteo sull’erba. Magari, il 2021 potrebbe essere solo una prova generale, piccoli infortuni permettendo. 

Foto: LaPresse

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