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Australian Open 2022, Matteo Berrettini può battere Rafael Nadal? I cinque motivi per crederci

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Ore 4:30 italiane. Un momento atteso da tutto il pianeta che ruota attorno al tennis tricolore, perché sarà Matteo Berrettini a giocarsi, da primo italiano nella storia, un posto in finale agli Australian Open 2022. L’ostacolo, però, è di quelli che fanno tremare le gambe a molti, vista la storia tennistica di Rafael Nadal, tuttora in caccia di quel 21° Slam che lo porterebbe a sopravanzare Novak Djokovic e Roger Federer. In più, farebbe, proprio come il serbo, il doppio Career Grand Slam.

Ci sono dei ben più che validi motivi per credere che il romano possa diventare anche il primo tricolore a raggiungere la finale là dove non è mai successo, esattamente come ci era riuscito a Wimbledon pochi mesi fa. Il primo è direttamente legato al precedente del 2019. Allora, agli US Open, Berrettini era sostanzialmente un nuovo arrivato sulla scena dei grandi, e dall’altra parte Nadal era in un grande stato, lanciato verso quello che sarebbe poi diventato il quarto titolo a New York. Nonostante questo, andò molto vicino a strappargli il primo set al tie-break. Rispetto ad allora, è aumentata la consapevolezza di Berrettini, ormai una certezza ad altissimi livelli e un giocatore che pochissimi vogliono incontrare negli Slam.

La seconda ragione risiede nelle capacità mentali del romano, sminuite da Stefanos Tsitsipas, ma prontamente ribadite in tre occasioni in questo torneo, ammesso che ce ne fosse ancora bisogno conoscendone la storia. La prima: contro l’americano Brandon Nakashima è passato dalla crisi di stomaco alla vittoria reggendo l’urto e un finale di terzo set non per deboli di cuore. La seconda: l’aver gestito le forze contro lo spagnolo Carlos Alcaraz prima di infilarlo al tie-break del quinto set. La terza: il gioco al gatto col topo effettuato contro Gael Monfils. Per sua stessa ammissione, il numero 1 d’Italia l’ha lasciato sfogare nel momento della rimonta, per poi sorprenderlo e mandarlo sotto 4-0 nel quinto parziale senza che il parigino avesse il tempo di capacitarsi del come.

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La terza si lega invece a Nadal. Sì, fino al quarto turno ha (quasi) dominato la concorrenza, e sì, il motore del 21° Slam è cosa non da poco. Ed è altrettanto vero che, di solito, se arriva in semifinale a Melbourne non perde. Ma, contro Denis Shapovalov, è successo qualcosa di particolare. Il canadese gli ha recuperato due set, e a un certo punto tutto sembrava indicare che sarebbe finita come l’anno precedente con Tsitsipas. Il nordamericano, però, non è il greco: questa, più che una vittoria del mancino di Manacor, è stata un’occasione gettata via su tutta la linea dal suo avversario. In breve, più si va avanti, più si alza il livello e più aumentano le difficoltà di Nadal (ed è questo uno dei motivi per cui il favorito del torneo è dall’altra parte del tabellone).

La quarta va letta con lo spirito dell’andamento del torneo di Berrettini. In difficoltà contro Nakashima, non ha mai realmente rischiato con l’americano Stefan Kozlov nonostante il momento di trance agonistica dell’americano. Finito a giocare oltre quattro ore con Alcaraz, ha poi radunato le giuste energie per abbattere la resistenza dell’altro iberico Pablo Carreno Busta in tre set recapitandogli 28 ace. Seguendo questa sequenza, non è difficile immaginare come il numero 7 del mondo possa esser stato tirato a lucido in maniera perfetta da Vincenzo Santopadre.

La quinta fa parte del bagaglio di ciò che è stato acquisito da Berrettini, e si riunisce direttamente alla prima. Il romano è alla sua terza semifinale Slam. Nel complesso, arriva spesso in fondo agli eventi, di maggiore o minore importanza. Infortunio a parte, solo Novak Djokovic lo ha fermato nel 2021 nei quattro tornei maggiori. Quest’anno ha già dimostrato di essere vicinissimo al livello di Daniil Medvedev, che, come detto, è l’uomo più pronosticato per la vittoria finale. Soprattutto, di timori a livello mentale il numero 7 del mondo non ne ha. E numerose difficoltà le ha passate proprio nella sessione diurna, più che in quella serale. Forza dell’abitudine, questa, che tornerà utile. Insieme a un lato tecnico che non lo vede temere il rivale.

Foto: LaPresse / Olycom

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