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Diego Nargiso: “Berrettini deve spendere meno nelle prime fasi. Sinner crescerà come Nadal e Djokovic”

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Il ko di Matteo Berrettini con Rafael Nadal nella semifinale dell’Australian Open 2022 è ancora caldo; un match pesantemente indirizzato dall’andamento dei primi due set, in cui il tennista romano non è riuscito ad imporre le proprie armi vincenti lasciando il fianco al fenomeno di Manacor. Abbiamo parlato della partita, e anche di altri aspetti del tennis nostrano, con Diego Nargiso, ex tennista di grande livello (soprattutto in doppio) ed attuale commentatore tecnico per Supertennis.

Diego, iniziamo subito con un’analisi sul match di Matteo.

“Partita che speravamo tutti potesse andare diversamente. Si sono evidenziate un po’ le caratteristiche dei due giocatori: ci avevano fatto ben sperare i miglioramenti di Matteo dalla parte sinistra del campo, l’essere più propositivo con il lungolinea di rovescio durante il torneo. Purtroppo è arrivato in fondo a un torneo per lui difficile fisicamente, non è riuscito ad essere brillante come avrebbe dovuto essere subendo le traiettorie mancine di Nadal, che non è un mancino ‘normale’ ma uno dei migliori giocatori della storia. È stato corto, non è riuscito a giocare il rovescio lungolinea con serenità, senza uscire da quell’angolo. Ma gli è mancato anche altro”.

Che cosa?

Il rendimento al servizio e dritto, ma penso che sia soprattutto di un livello di energia inferiore rispetto a quanto richiedeva l’impegno. Durante la settimana ha giocato delle partite molto dure, come con Alcaraz e Monfils, arrivando un po’ scarico nel momento cruciale del torneo. Purtroppo è così, chi lascia per strada tante ore in campo le paga sul finale”.

Australian Open 2022, il rovescio di Matteo Berrettini è migliorato, ma non basta ancora contro i top player

Nel match di Nadal c’è un filo conduttore che lo lega a quello con Shapovalov: un certo calo dal terzo set in poi. Pensi che magari, se si fosse arrivati al terzo un set pari, ci sarebbero state più chance?

Un pensiero condivisibile, ma il problema è che non ci sono state chance per poter vincere né il primo né il secondo set. Ha subito immediatamente il pressing di Nadal, finendo sotto 3-0 e 4-0, senza avere inizialmente la possibilità di mettere il naso avanti. Se avesse iniziato meglio il match sarebbe stato diverso, perché il calo del maiorchino c’è stato. Ma non ci si è andati nemmeno vicino: se vai sotto due set a zero con Nadal, recuperare è davvero difficile”.

Ma in assoluto, il torneo di Matteo ci dà un’ulteriore conferma di che giocatore sia diventato.

“Quello è indubbio. Ha pur sempre raggiunto di nuovo una semifinale Slam dopo quella del 2019 agli US Open, la finale di Wimbledon 2021. Segnali di continuità e di forza, dell’essere sicuramente un giocatore da grandi tornei, un vero top player. Matteo è considerato pericolosissimo da tutti, come uno che arriverà in una finale Slam e probabilmente la vincerà; però ci sono ancora i mostri sacri avanti. Il completamento del suo tennis lo deve portare a non spendere troppe energie nelle fasi iniziali del torneo per arrivare in fondo con più intensità, più forza, con più energie mentali e fisiche da spendere in queste partite“.

Un accenno su Jannik Sinner, che ha perso ai quarti contro un ingiocabile Stefanos Tsitsipas. Cosa gli manca per poter essere una minaccia costante in queste partite?

Gli manca solamente l’esperienza di giocare queste partite e imparare da esse, prendendone il buono che offrono per imparare a gestirle meglio. È un ragazzo talmente giovane e in ascesa, con una continua crescita impressionante. Solo Auger-Aliassime poteva tenere il confronto, ma direi che lo ha superato. Sul completamento tecnico posso parlare da esterno, e credo ci sia bisogno di qualche soluzione tecnica e tattica in più, ma per un ragazzo che compirà ventuno anni ad agosto penso sia una cosa normale. Il completamento arriverà con il tempo: alla sua età i vari Nadal, Djokovic, Federer non erano sicuramente quelli che erano oggi”.

C’è un certo dislivello in Italia tra tennis maschile e femminile: cosa manca alle ragazze per poter tornare in auge?

Penso che sia solo una questione ciclica. Come successo in altri sport, dopo un gran decennio delle nostre giocatrici che si sono imposte come protagoniste del tennis mondiale, c’è stato un attimo di ‘buco’. Sicuramente avere giocatrici del genere non è facile; Jasmine Paolini e Camila Giorgi stanno facendo delle belle cose, però c’è bisogno di un cambio di direzione netto, come avvenuto tra i ragazzi in questi ultimi anni. Bisogna soltanto essere pazienti“.

Foto: LaPresse

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