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Australian Open, Matteo Berrettini e la telefonata da fare a Fabio Fognini: il ligure ha battuto 4 volte Nadal…

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Quando Matteo Berrettini scenderà in campo contro Rafael Nadal, quando questa notte in Italia saranno le 4:30, per la prima semifinale degli Australian Open nella sua vita, saprà già, tra gli altri, anche un ulteriore dato relativo agli italiani contro il mancino di Manacor. Sono infatti quattro (anzi, cinque), gli azzurri che hanno saputo battere il 20 volte vincitore Slam in carriera.

Il quinto incomodo, oltre ai quattro più conosciuti, è Potito Starace. L’ATP non riporta questo precedente, ma l’ITF sì: stiamo parlando di un’epoca in cui esistevano i tornei Satellite, cioè dei circuiti di più eventi al termine del quale si eleggeva, nella sostanza, un vincitore. Questi rappresentavano la scala più bassa dalla quale bisognava salire, se si voleva arrivare ai Challenger e poi al circuito maggiore. Sono stati dismessi nel 2006 a favore dei soli Futures. Nadal non aveva neppure 16 anni, e il campano, che si stava anch’egli facendo le ossa, lo travolse in un primo turno a Cala Ratjada per 6-1 6-3. Nadal si riprese poi con i dovuti interessi il tutto, dal momento che vinse i sei confronti ufficialmente ricordati dall’ATP. Tra questi, paradossalmente, il più combattuto non si giocò sulla terra rossa, ma alle Olimpiadi di Pechino 2008, quando, al primo turno, Starace riuscì a togliere un set all’iberico che era ormai lanciato verso il numero 1 del mondo.

Esiste un’altra vittoria “dimenticata” nei precedenti, ma che il database dell’ITF ricorda perfettamente. Appartiene a Filippo Volandri, che all’inizio del 2003, l’anno in cui esplose, sconfisse Nadal nel secondo turno delle qualificazioni al Challenger di Heilbronn per 6-2 6-4. Più conosciuto è il successo dell’attuale capitano azzurro di Coppa Davis in finale al Challenger di Cagliari, per 1-6 6-2 6-1. I successivi tre confronti non furono altrettanto rosei per l’uomo che fu a lungo numero 1 d’Italia, che ne perse due nettamente (a Roma e a Parigi-Bercy) e, nel terzo, in Coppa Davis nel 2006, andò vicino a un vantaggio di due set in terra iberica, ma cedette per 3-6 7-5 6-3 6-3.

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Esiste un azzurro, però, che vanta un record positivo senza sconfitte con il maiorchino. Parliamo di Stefano Galvani, che due volte ha incontrato Nadal e lo ha sempre battuto. La prima si ebbe al Challenger di Siviglia 2001, con Nadal davvero giovane, da non molto quindicenne. Il padovano vinse per 2-6 6-1 6-3 e poi replicò a Barcellona nel 2002, stavolta nelle qualificazioni di quel torneo ATP che sarebbe diventato regno dell’ex numero 1 ATP per undici volte. Fu 6-2 7-5, e di quella partita si conoscono, perché rivelati dallo stesso Galvani, degli aneddoti curiosi che fanno capire il livello di personalità già allora presente in Nadal.

Andreas Seppi ha sconfitto praticamente tutti in carriera, tranne Novak Djokovic. A un certo punto, è stato il turno di Nadal: accadde a Rotterdam (2° turno), nel 2008. L’altoatesino il giorno se lo ricorda molto bene, perché quel 3-6 6-3 6-4 giunse esattamente al compimento del 24° anno di vita, tant’è che proprio a fine match gli fu tributato un “Happy birthday to you” fatto partire dagli altoparlanti dell’Ahoy Arena e cantato da tutti i presenti. Non avrebbe più avuto la stessa soddisfazione, e quei due set, insieme al terzo in Coppa Davis 2005 a Torre del Greco, rimasero i soli conquistati da Seppi contro un avversario che pochissime volte gli ha concesso lotta nei parziali.

E poi giunge Fabio Fognini. Il suo nome, associato a quello di Nadal, fa venire in mente quattro ricordi, tre del 2015 e uno del 2019. Sebbene tutti e due sul circuito da tempo, il ligure e il maiorchino hanno iniziato ad affrontarsi solo nel 2013, e in breve l’italiano impostò la tattica che gli sarebbe tornata più volte utile: tentare di sommergere di vincenti l’iberico. Solo che la prima vittoria giunse in modo particolare: ATP 500 di Rio 2015, semifinale, 1-6 6-2 7-5 Fognini. Una partita quasi priva di un senso logico, chiusa in modo ancor meno logico grazie alla celeberrima controsmorzata di Fognini sul match point, un gesto tecnico in grado di fare il giro del mondo.

Due mesi dopo, a Barcellona, proprio nel feudo di Nadal, il taggiasco fece anche di meglio nei quarti. Vinse in due set, 6-4 7-6(6), facendo sostanzialmente capire che quell’anno per lo spagnolo sarebbe stato parecchio complicato, come in effetti fu, in termini di risultati, buoni per un top ten, ma meno soddisfacenti per uno con quel nome. Il tocco finale di quell’anno, poi, fu agli US Open. E fu una storia clamorosa, per certi versi: Fognini era sotto di due set e un break, sull’Arthur Ashe Stadium, contro chi due anni prima aveva vinto, e per di più, sull’1-3 15-15 del terzo parziale, aveva avuto una discussione con il giudice di sedia. Tutti gli elementi, insomma, parevano contrari. Invece, da lì cambiò tutto e divenne 4-6 3-6 6-4 6-3 6-4 con parecchi brividi (e break) nel set decisivo.

Conclusione: 2019, Masters 1000 Montecarlo. Terra rossa, un’altra di quelle dominate nel tempo da Nadal, vincitore per ben 12 volte nel Principato. La semifinale di quell’anno, però, fu tutta di marchio Fognini, che si produsse in momenti di altissimo spettacolo tra la fine del primo e quasi tutto il secondo set, chiudendo per 6-4 6-2 e poi vincendo l’intero torneo. Il bilancio complessivo tra Fabio e il mancino di Manacor, ad oggi, è di 4-13, ma in quel 4 si nascondono le 3 vittorie sul rosso che sono terzo dato più elevato di sempre contro Nadal dopo le 8 di Djokovic e le 4 di Dominic Thiem.

Foto: LaPresse / Olycom

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