Biathlon
Biathlon, a Ruhpolding sprazzi della vera Dorothea Wierer. Reazione d’orgoglio dei veterani, mentre Vittozzi implode
La Coppa del Mondo di biathlon ha superato il proprio giro di boa con la “classicissima” di Ruhpolding, tornata in calendario dopo un’inusitata assenza a causa delle problematiche generate dalla pandemia. Il tempio bavarese ha detto bene all’Italia, poiché è finalmente arrivato il primo podio stagionale. Merito di Dorothea Wierer, piazzatasi terza nella sprint femminile.
Nessuna sorpresa, si era capito come fosse una questione di “quando” e non di “se”. Da tempo scrivevamo come fosse sufficiente aspettare la prima gara senza errori dell’altoatesina, giunta in un contesto da lei storicamente molto gradito. Senza penalità sul groppone, la veterana di Rasun-Anterselva si è puntualmente attestata nelle prime tre posizioni. Qualche bersaglio mancato di troppo nell’inseguimento le ha precluso il bis, ma per quanto visto in Baviera si può essere ottimisti. A meno di improvvidi malanni, dietro l’angolo per chiunque, Wierer si presenterà ai Giochi olimpici di Pechino competitiva per le medaglie. Facendo leva sulla precisione, nessun traguardo le sarà precluso, neppure quello del metallo più pregiato.
Merita di essere citata per seconda Federica Sanfilippo, la quale ha tramutato in pratica le strofe scritte decenni orsono dal poeta Dylan Thomas. “L’anziano dovrebbe ardere e infuriarsi al suo tramonto; ribellati, ribellati contro il morire della luce”. La trentunenne della Val Ridanna, con grande determinazione e un pizzico di testardaggine, si è rifiutata di andarsene in silenzio nella notte agonistica. Nella primavera 2021 non si è arresa, a dispetto di un lungo periodo difficile, lavorando sodo in vista di un inverno in cui si è guadagnata con merito la convocazione ai Giochi olimpici di Pechino. Dopotutto, ha dimostrato sul campo di essere ancora la numero tre italiana.
Su Lisa Vittozzi si rischia di diventare ripetitivi, ma la sua situazione, oltre a essere surreale, si sta viepiù esasperando. Nella sprint di mercoledì scorso hanno preso il via centoundici atlete, provenienti da ventotto nazioni diverse, sparse su tre differenti continenti. La loro età era compresa tra i 20 e i 37 anni. Ebbene, di questo folto gruppo estremamente eterogeneo, la veneta di scuola friulana è stata l’unica a mancare 4 bersagli a terra. Non certo per incapacità, bensì per una sorta di complesso venutosi a creare quando si sdraia in piazzola.
Nelle gare di carattere internazionale, la sappadina non aveva mai commesso 4 errori nella stessa sessione di tiro a terra sino al primo poligono dell’inseguimento disputato proprio a Ruhpolding il 19 gennaio 2020. Da quel momento si contano quattro “4” e addirittura tre “5”, per un totale di sette poligoni completamente fuori fase. Cos’è successo? Sono arrivati gli alieni di Space Jam a rubarle il talento, come accaduto con le stelle NBA degli anni ’90 nel famoso film con protagonisti Michael Jordan e Bugs Bunny? Impossibile, perché nel frattempo gli “zero” non sono mancati.
Chi scrive è convinto che quella attuale possa essere solo una brutta parentesi e non un’implosione. Però, possibile che non si riesca a fermare in alcun modo questa discesa verso gli inferi? Nella stagione olimpica di Pyeongchang 2018, Vittozzi sparava con l’86,0% a terra. Nel corrente inverno, invece, è sprofondata al 62,5%. Questi sono dati di fatto, verificabili da chiunque. Ogni altra parola è superflua.
Wierer, Sanfilippo, Vittozzi. Citate in rigoroso ordine anagrafico. A queste “solite note”, fra le convocate per Pechino si aggiungerà sicuramente anche Samuela Comola. D’accordo, se sbaglia cola a picco, ma la valdostana ha ribadito come con lo zero al poligono, dinamica sicuramente nelle sue corde, possa restare a galla nel massimo circuito. Peraltro, alla luce dell’attuale situazione, la sua solidità al tiro può essere un valore aggiunto nell’ottica della staffetta, dove l’Italia partirà tra le outsider nella corsa alle medaglie.
Per chiudere il discorso femminile, ora come ora Michela Carrara vale quanto Comola sugli sci, senza però dare le stesse garanzie in piazzola. Cionondimeno, dalle prove di Ibu Cup di Brezno-Osrblie non è venuto fuori granché. Si è visto qualche piccolo segnale di vita da parte di Rebecca Passler nell’inseguimento di sabato, ma forse troppo poco per mettere in discussione le gerarchie interne in vista di Pechino.
Spostandoci al settore maschile, Dominik Windisch ha dato una bella risposta ai criticoni di dicembre, che ne invocavano l’accantonamento al grido di “largo ai giovani”. Quali, di grazia, se quelli veramente competitivi già gareggiano in Coppa del Mondo a fianco del veterano altoatesino? Peraltro chi non ha la memoria di un pesce rosso, si dovrebbe ricordare bene come il trentaduenne di Rasun-Anterselva sia storicamente abituato a salire di colpi nel corso dell’inverno. Il bronzo olimpico in carica della sprint ha disputato la sua miglior tappa da marzo 2020, dimostrando di non essere ancora giunto al capolinea. Magari sta sparando le sue ultime cartucce, ma quantomeno ha ancora delle munizioni su cui fare affidamento.
Il suo coetaneo Lukas Hofer ha effettuato un ritorno in azione incoraggiante, alla luce delle premesse della vigilia. Il leader del movimento tricolore, reduce da una pausa strategica atta a ritrovare la miglior condizione atletica, ha raccolto un paio di sedicesimi posti, ovverosia due dei suoi migliori risultati stagionali. Proseguendo su questa falsariga, si può ambire a recitare il ruolo di outsider per le medaglie a Pechino. In tema di trentenni, Thomas Bormolini è ormai una presenza fissa nelle prime venti posizioni. Anche quando le manca, come accaduto nella sprint, è in grado di rientrarvi prontamente con solide prestazioni, quali quella dell’inseguimento.
Riguardo “la nuova onda” dei classe 2000, Didier Bionaz ha disputato quella che può essere considerata la miglior tappa dell’inverno, confermando il trend ascendente già messo in mostra a Oberhof, tanto da rientrare in zona punti. Non sarà certo una performance da urlo, ma c’è del buono. Così come c’è del buono anche in quanto fatto da Tommaso Giacomel. La sua tappa di Ruhpolding sarà anche durata una sola gara, nella quale si è però visto qualcosa di molto interessante. Il trentino è infatti stato il miglior azzurro sugli sci, a dimostrazione di come sia un cavallo di razza. Purtroppo è incappato in tanti errori al poligono in un contesto dove le penalità non vengono perdonate. Si sa, non è un mostro di costanza al tiro, ma leggendo tra le righe si percepiscono segnali molto interessanti.
Nelle valutazioni su questo duo bisogna sempre tenere in considerazione di come si parli di ragazzi che devono ancora compiere 22 anni e siano, quindi, ancora acerbi. Nel biathlon moderno, ormai, si ragiona sugli “under 25”, a testimonianza di come possa essere necessario del tempo per maturare appieno. In campo maschile il livello della disciplina è esasperato, dunque è fondamentale avere pazienza. Oggi, 17 gennaio 2022, Bionaz e Giacomel sono due prospetti, quindi si deve pensare in prospettiva, non nell’immediato; e la prospettiva è quella di avere per le mani una coppia di uomini potenzialmente in grado di raggiungere traguardi di primissimo piano in futuro. Quanto questo futuro sia prossimo, lo scopriremo solo vivendo.
Foto: La Presse