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Biathlon, “anno nuovo, vita vecchia” per l’Italia. A Oberhof brilla solo Thomas Bormolini. Dorothea Wierer guarda a Pechino, Lisa Vittozzi ostaggio degli spettri

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La pausa natalizia del biathlon è terminata. Gli atleti hanno ricominciato a gareggiare a pieno regime nell’Europa centrale, con la Coppa del Mondo impegnata a Oberhof (Germania) e la cadetta Ibu Cup a Brezno-Osrblie (Slovacchia). Andiamo dunque ad analizzare quanto accaduto in seno alla squadra italiana negli ultimi giorni, in maniera tale da tirare le fila della situazione. Complessivamente, gli eventi del fine settimana potrebbero essere riassunti dal mantra “anno nuovo, vita vecchia”, poiché non si sono ammirate grandi novità rispetto a dicembre.

In campo femminile non si scopre nulla di nuovo. Dorothea Wierer è sempre lì, vale il podio con una gara senza penalità che però fatica ad arrivare. Pazienza, è solo questione di tempo. La classifica generale non è più un obiettivo (ammesso che lo sia mai stata in questo 2021-22) e gennaio può essere utilizzato per cercare di avvicinarsi al meglio ai Giochi olimpici di Pechino, sui quali verranno investiti tutti i capitali di questo inverno, con il proposito di riscuotere la tanto agognata medaglia individuale. Il palmarés dell’altoatesina le consente di poter vivere un’annata senza grossi acuti nell’attesa di avere l’opportunità di aggiungere l’unica perla mancante alla sua collezione.

Lisa Vittozzi ha ormai assunto il ruolo di mina vagante pronta a esplodere da un momento all’altro, la cui carica è però spesso e volentieri disinnescata dall’incapacità di venire a capo degli spettri creatisi in merito al tiro a terra. Al riguardo è sconcertante pensare al fatto che ormai da quasi tre anni né l’atleta, né chi le sta attorno, sia stato in grado di trovare un ghotsbuster capace di scacciare i fantasmi relativi al prone shooting. Per il resto Federica Sanfilippo ha testimoniato di essere ancora potenzialmente la numero tre del movimento azzurro, nonostante non sia più brillante come qualche anno fa. Chiaro, se si commettono quattro errori non si può essere competitive, ma il discorso vale a maggior ragione per Samuela Comola, la quale per una volta ha pagato dazio anche in piazzola. Comunque sia, non si può pretendere di essere la Svezia o la Francia, questo passa il convento e bisogna fare di necessità virtù, anche perché in Ibu Cup non si è visto niente di eclatante. Forse qualche segnale di vita da parte di Michela Carrara, ma Osrblie è un tracciato particolare, dove storicamente chi è in difficoltà al tiro può difendersi meglio del solito.

Biathlon, Marte Olsbu Roeiseland domina l’inseguimento di Oberhof. Dorothea Wierer 15ma

Nel settore maschile l’Italia si è presentata in Turingia priva del proprio uomo di punta. Infatti Lukas Hofer, constatando di non essere in buone condizioni atletiche, ha preferito non prendere parte al primo appuntamento teutonico. In contumacia del trentaduenne altoatesino, Thomas Bormolini ha ereditato i galloni di leader del team, onorando egregiamente l’inedito ruolo di numero uno azzurro. Il trentenne lombardo si è piazzato due volte tra i primi quindici, raggiungendo il picco della propria carriera. Il valtellinese sta disputando la sua miglior stagione di sempre, con buona pace di chi in un passato più o meno recente non lo riteneva all’altezza dei palcoscenici più importanti. Dalla tappa di Hochfilzen, “Bormo” ha una sequenza aperta di sette piazzamenti consecutivi tra i primi trenta, con addirittura una sfilza di cinque top-twenty consecutive. Oberhof ha ribadito come l’azzurro abbia davvero alzato l’asticella della propria competitività rispetto agli anni scorsi. L’obiettivo, a questo punto, può essere quello di far breccia nella top-ten entro fine inverno, traguardo peraltro sfiorato nell’inseguimento di ieri.

Sono arrivate buone risposte da parte di Tommaso Giacomel, che ha ritrovato la strada della zona punti per la prima volta dal roboante settimo posto di Östersund. Al di là di quel clamoroso exploit, un saggio di quanto potrà diventare questo ragazzo in futuro, l’importante è stato tornare fra i migliori quaranta, in maniera tale da veder ricompensati i propri sforzi muovendo la classifica generale di Coppa del Mondo. Ora come ora bisogna costruire il bagaglio tecnico e d’esperienza, i risultati sono secondari. In ogni caso, per il morale è molto meglio essere dentro la top-40 e non appena fuori. L’altro classe 2000 di casa Italia, Didier Bionaz, può a sua volta essere moderatamente soddisfatto delle proprie prestazioni. Due piazzamenti nelle prime cinquanta posizioni non sono da disdegnare, soprattutto considerando come a dicembre il valdostano fosse impantanato nelle retrovie del massimo circuito. Passare dal fondo al centro della classifica denota comunque un progresso, che si spera possa essere l’inizio di una parabola ascendente tra Ruhpolding e Anterselva.

Infine Dominik Windisch ha saputo galleggiare attorno al quarantesimo posto. Certo, niente di esaltante. Però, pur imbolsito, il veterano altoatesino ha confermato di essere il numero 4 della squadra azzurra e di meritare credito in vista degli imminenti Giochi olimpici di Pechino. Non sarà ai livelli del passato, ma non può essere accantonato a cuor leggero, soprattutto pensando alle staffette. Peraltro, grandi alternative non ce ne sono. Daniele Cappellari è in grado di dire la sua per la top-ten in Ibu Cup, ma la Coppa del Mondo è ben altro affare.

Foto: La Presse

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