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Golf, Virginia Elena Carta: “Molto contenta per la carta in Europa, punto a migliorare putt e preparazione atletica”

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Virginia Elena Carta sarà una delle protagoniste del golf italiano nel 2022 grazie al suo ingresso dalla porta principale sul Ladies European Tour. Ma il suo orizzonte non è stato solo continentale: ci ha infatti provato anche negli States dopo che proprio lì aveva trascorso anni di grande valore sia dal punto di vista universitario che da quello umano e, naturalmente, sportivo.

L’intervista che segue racconta molto del percorso della venticinquenne milanese, ma oltre agli elementi narrati ce n’è anche uno che attraversa tutto il dialogo: il sorriso, sempre presente in quasi ogni risposta.

Per iniziare, si può definire certo eccellente la stagione 2021.

Sono molto molto felice. Anche perché è stato un nuovo inizio. Dopo aver concluso l’esperienza alla Duke nel 2019, ho trascorso un anno a Cambridge per il mio MPhil. Si è trattato di un anno bellissimo anche se mi sono potuta allenare molto meno rispetto al mio standard. Il 2021 è stato un anno abbastanza faticoso, a gennaio ho ripreso gli allenamenti e a fine maggio è iniziata la mia carriera da professionista. Ho giocato alcune gare grazie ad inviti e nelle ultime sono arrivati anche i risultati positivi. Ottimi risultati. Il mio primo anno da “rookie” sarà però il 2022″.

Sei andata a prenderti la carta in modo diretto in Europa, ma anche negli Stati Uniti non ci sei andata tanto lontana.

Che dispiacere per la carta LPGA. Arrivare fino all’ultimo stage e poi non prenderla è stato un vero peccato, però sono molto contenta per quella del LET che mi consentirà di giocare in Europa. Riuscire a fare tre birdie nelle ultime quattro buche per prenderla non è stato male, considerando anche il peso non indifferente che mi portavo dalle qualifiche negli Stati Uniti e dalla performance sotto le mie aspettative”.

Il che ha reso ancora più dura gestire un torneo che già non è così normale, perché i giri erano cinque con tutto quel che ne consegue.

“Infatti sono state settimane difficili. Dagli USA, dove avevo giocato quattro giri, sono andata direttamente in Spagna dove ho fatto le prove campo e i cinque giorni di gara su due percorsi diversi. Dovevo mantenere la concentrazione molto alta, le qualifiche sono un po’ diverse come tipologia di gara, perché sai che devi performare, se non al tuo meglio, molto bene, e non puoi permetterti tanti errori. Vivi le gare di qualifica con un po’ più di stress poiché sai che il risultato condiziona le possibilità di gioco per tutto l’anno successivo”.

Visto che potresti giocare sia sul Symetra Tour che sul Ladies European Tour, il 2022 come lo dividerai?

Dovrò decidere. So di trovarmi sicuramente in una posizione molto privilegiata. Non sono molte le persone che hanno la possibilità di giocare a tempo pieno sia sul Symetra che sul LET. Ci saranno delle valutazioni da fare, per capire quali gare scegliere. Il calendario del Symetra peraltro dev’essere ancora finalizzato“.

Mentre quello europeo non comincia in realtà neanche in Europa, perché si fa un po’ il giro del pianeta per poi tornare nel Vecchio Continente. Si sperava ci fosse l’Open d’Italia di ritorno come appuntamento fisso, invece non compare.

Il LET comunque resta il circuito più importante, nel senso che è il maggior circuito europeo, anche se, certo, il Symetra da l’accesso diretto all’LPGA. Nel 2022, peraltro, i montepremi del LET saranno molto più alti se confrontati con quelli degli anni precedenti. L’Open d’Italia… so solo di un appuntamento durante l’estate definito ‘Evento in Europa confermato’. Spero si tratti dell’Open d’Italia, sarebbe fantastico che nel tour europeo venisse confermata la tappa italiana!

Tu come l’hai vissuto l’Open d’Italia nel 2021?

E’ stato il mio debutto da pro, e l’ho vissuto ovviamente con un po’ di tensione. Inoltre, debuttare in casa non è mai facile, però è stata un’esperienza incredibile. Giocare a Margara è stato stupendo, l’organizzazione era perfetta, e l’ospitalità non da meno. Sarebbe bello ritornarci quest’anno”.

Ritornando sul pianeta 2022, quali sono gli obiettivi di risultati e di miglioramento di gioco?

Quello che è emerso nel 2021, ma è stata sempre una mia caratteristica, è stato un grande gioco lungo, con un putt molto carente. Nel 2022 spero di ottenere migliori risultati consolidando i miei punti di forza e migliorando il putt e la preparazione atletica.

Parlavi di prima Duke e poi Cambridge. Come mai hai fatto la scelta di andare a Cambridge?

Negli anni a Duke ho maturato l’esigenza di concludere il ciclo di studi sulla politica ambientale e la scelta di Cambridge è stata quasi naturale. Mantenendo naturalmente il sogno nel cassetto, cioè di passare professionista”.

Quanto ti fanno sentire l’importanza che ricopre Cambridge nel mondo?

Tanto! Dal punto di vista accademico la forza di Cambridge è nota, da quello golfistico un po’ meno. L’esperienza sportiva è stata incredibile ancorché molto diversa da quella americana. È incredibile anche il coinvolgimento delle persone nelle attività sportive e il loro senso di appartenenza. Giocando il Varsity Match, la gara di fine anno tra Cambridge e Oxford, sono entrata nella Oxford & Cambridge Golfing Society, un’organizzazione di studenti ed ex-studenti delle due tra le più antiche e rinomate università”.

Invece a Duke porti i ricordi di tutte quelle volte in cui hai fatto da trascinatrice assoluta.

Della Duke ho ricordi bellissimi. Mi manca tantissimo, perché mi sono trovata molto bene sia dal punto di vista accademico che da quello golfistico. Riuscire ad entrare il primo anno e vincere i campionati NCAA individualmente, e poi chiudere i miei quattro anni con la vittoria del campionato a squadre è stato incredibile, qualcosa che non dimenticherò mai. L’esperienza di Duke rimarrà sempre nel mio cuore”.

Con annessa Casa Bianca.

Quella è una parentesi!

Se dico Augusta National, quanti ricordi vengono?

Tanti! Io lo chiamo il campo-giardino, perché non ne ho mai visto uno tenuto in quel modo. Magari è una cosa ovvia per quelli che guardano il Masters tutti gli anni, ma per me, guardare e giocare su dei fairway così… non ho mai visto un tappeto erboso così perfetto, gli aghi di pino tutti messi in ordine, perfetti, sotto gli alberi. Non ce n’era uno fuori posto. Incredibile“.

Dici un campo giardino anche perché con tutte quelle tipologie di fiori, piante e via dicendo è incredibile immergercisi.

Assolutamente sì. E’ diverso, è quella la bellezza di Augusta. Si distingue dagli altri per la bellezza del percorso-giardino, mi verrebbe da dire“.

Si parla sempre tanto di Olimpiadi, con l’ingresso del golf, ma tu le avevi già vissute quelle giovanili, con Renato Paratore. E siete andati parecchio in alto.

Sì. Sono state delle bellissime Olimpiadi, conservo bellissimi ricordi. E’ stato un po’ deludente nella parte individuale, dove sono arrivata quarta, quindi medaglia di legno. Giocare con Renato, e giocar bene, è stato divertente. Abbiamo scherzato in campo. Mi ricordo che in prova campo imbucava tutto. Tutto! Da qualsiasi parte. Io ricordo di aver imbucato qualche putt e di avergli detto ‘Guarda, sto imbucando tantissimo oggi’. E lui di rimando: ‘Scusa, ma tu imbuchi solo così poco quando giochi?’ Entrambi felici del terzo posto, del playoff che abbiamo vinto contro la Danimarca. Certo, eravamo primi sul tee della 17 e la medaglia d’oro ci è sfuggita dalle mani, ma siamo stati felicissimi comunque”.

In un posto come Nanchino che, poi, non è quello propriamente conosciuto.

Devo però dire che non abbiamo avuto tante opportunità di andare a visitarla, tranne qualche visita guidata con la squadra italiana durante la settimana”.

C’è una cosa che si sta notando negli ultimi tempi: il golf maschile italiano sta andando bene e questo non lo scopriamo certo oggi, ma anche tra le donne c’è una crescita niente male, un gruppo giovane che sta facendo bene all’università, cresce bene sul tour…

Le dilettanti sono fortissime. Alcune termineranno l’università nei prossimi anni, altre invece sono ancora alle superiori. Fra le più piccole Francesca Fiorellini che nel 2021 ha vinto gli Internazionali di Francia, che vinsi anch’io, nel 2014. All’università ce ne sono tante, come Alessia Nobilio, Benedetta Moresco, Anna Zanusso, Emilie Paltrinieri, Caterina Don e tante altre. Ne abbiamo tante che passeranno a breve al professionismo, sono e saranno forti. Le stimo. E penso di aver molto da imparare da loro“.

Più Carolina Melgrati che ha fatto un balzo incredibile all’Open d’Italia.

“Certo! Ce ne sono tante! Manzalini, Fanali, Bossi. Adesso ne sto dimenticando perché sono tantissime”.

Si perde il conto ormai.

Sono tante, le vedo ancora piccole, ma piccole non sono più, e tra poco faranno il salto, quindi sarà un piacere vederle sul tour“.

Fra l’altro con questa continua prospettiva delle università americane. Ed è come se si fosse aperto il mondo per loro.

Ci sono università e università, e tutto dipende anche da cosa vuoi fare nella vita“.

Anche perché lì hanno sempre unito il concetto di students-athletes, studenti-atleti: vogliono unire le due cose perché cercano di fare in modo di unire lo sport con la vita, un must. Qualcosa che da noi appare difficile.

Sì. Certo è che se lo fai ad alto livello, non hai una vita, nel senso che io, per quattro anni, a Duke, facendo entrambi ad altissimo livello, ho dormito pochissimo e non ho avuto una vita di relazione. Devi fare dei sacrifici enormi se vuoi eccellere sia nello sport che nello studio”.

Da come parli, certe volte sembrava volessi avere una doppia te stessa.

O più ore durante la giornata, anche quello andrebbe bene“.

Tu hai questa caratteristica importante: un sorriso continuo, come a voler creare qualcosa di positivo nel mondo.

Spero di riuscire a farlo, è quello che ho sempre cercato di fare. Negli USA l’ho fatto un po’ più concretamente con la charity che ho fondato, Birdies for Babies, e che esiste ancora. Vengono raccolti fondi per l’unità di terapia intensiva pediatrica e neonatale dell’ospedale della Duke. Le risorse sono utilizzate anche per creare spazi all’interno dell’ospedale destinati alle famiglie più bisognose che hanno figli ricoverati. L’iniziativa, grazie alle due squadre di golf, la maschile e la femminile della Duke, ha riscosso e sta riscuotendo successo”.

Quanto ai campi, quali sono quelli che hai sentito come più belli, che ti sono piaciuti di più?

Muirfield. In Scozia. Pazzesco. Lì si giocherà quest’anno il British Open femminile. Augusta è un giardino, ma Muirfield è il campo più bello in cui abbia mai giocato“.

Come hai cominciato con il golf, e poi quali sono le persone o i golfisti che ti hanno più ispirata nel modo di giocare e di essere?

Mia mamma giocava a golf. Molto male, lo dico sempre, lei era una pessima giocatrice! L’accompagnavo i sabati mattina a fare le sue nove buche prima dell’inizio delle gare di circolo.  Alle 7 ero in campo, io facevo le mie passeggiate a guardare i laghetti e le papere, il golf non mi interessava per niente. Ho cominciato così e poi mi sono appassionata al gioco. Facevo tanti sport da piccola. Le persone che hanno contribuito alla mia crescita sono state tantissime. Fra le professioniste, mi ha sicuramente dato una mano determinante Stefania Croce. C’è sempre stata, ed è una grande donna in tutti i sensi. Quando ho una domanda, un qualsiasi dubbio, un consiglio da chiedere, mi rivolgo molto spesso a lei. Le devo tanto. Ora c’è anche Diana Luna, Team Manager della Squadra Nazionale Professionisti. Si tratta di una donna molto forte sia come persona che come professionista, da lei sto imparando veramente molto. Quindi due donne, italiane, di grande peso e valore. Negli Stati Uniti ho avuto invece la fortuna di incontrare e conoscere Annika Sorenstam… penso di essere stata molto fortunata.

Quello che hai sempre detto è che in te, nella parte del golf, c’è anche un po’ quello che sei stata come sportiva. Raccontavi di come tutte le discipline che hai praticato ti avessero aiutata sul campo.

Penso che praticare sport diversi, di squadra o individuali quando si è piccoli, abbia un impatto positivo. Credo che gli sport ti insegnino non solo una tecnica ma anche e soprattutto il rispetto per i tuoi compagni di squadra, gli avversari e la comunità“.

Foto: Federazione Italiana Golf

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