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Rugby, perché l’Argentina è decollata e l’Italia è affondata. Il confronto tra i due mondi

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Una volta quello tra Italia e Argentina era il derby latino dei due mondi, la sfida tra due movimenti molto simili e che, nel corso dei decenni, hanno visto molti giocatori transitare da un lato all’altro dell’Oceano. Ma negli ultimi vent’anni il gap tra i due movimenti si è ampliato paurosamente e a favore dei Pumas.

Nella storia sono venti le sfide tra le due squadre, con 14 vittorie dell’Argentina, 5 successi dell’Italia e un pareggio. Ma prima del 2000 il computo vedeva 3 successi argentini, altrettanti azzurri e un pareggio. Dal 2001 a oggi, però, l’Argentina ha dominato, con due sole vittorie azzurre, l’ultima risalente al 28 giugno 2008, una vita fa. Ma cosa è cambiato negli ultimi 20 anni?

Sulla carta era l’Italia la nazione a dover cambiare marcia e staccare i cugini d’America grazie all’ingresso degli azzurri nel 6 Nazioni. Ma all’entrata nell’elite mondiale non è coinciso un cambio del movimento ovale, rimasto ancorato a vecchi metodi, a vecchie logiche e con l’arroganza di essere convinti di essere arrivati. Di contro, invece, l’Argentina ha cercato di capire quali fossero i suoi limiti e li ha affrontati. A viso aperto.

Dalla decisione (in parte rientrata) di chiudere la porta della nazionale a chi gioca all’estero, passando per la scelta di entrare nell’ex Tri Nations, arrivando a creare un vivaio interno importante, incentivato dalla possibilità di giocare prima nella Currie Cup e poi nel Super Rugby, ma sempre mettendo i club al centro. Restano le società il fulcro del rugby giovanile, sono loro a far crescere i talenti, sostenute dalla Federazione e non sostituite da essa.

In Italia, invece, si sono cercate scorciatoie che non c’erano. Si è creduto che tra Accademie e Celtic League si potesse ricucire il gap, mentre dietro a questo alto livello si lasciava decadere il rugby di base, ma anche quello che un tempo era stato l’alto livello. Non solo il Top 10, ormai ridotto a torneo di terza categoria ovale, ma anche i campionati nazionali juniores sono stati cancellati o sminuiti, sostituiti dai Centri di formazioni e dalle Accademie. Il tutto in un bailamme politico che vediamo ancora oggi, dove i giochi di potere hanno la meglio su politiche di ampio respiro e che guardino più in là degli egoismi di dirigenti e società.

Foto: Alfio Guarise – LPS

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