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Tennis, Novak Djokovic ammette: “L’intervista a L’Equipe una leggerezza. Dichiarazioni false? Un errore del mio agente”
Mettere i puntini sulle i anche se dei dubbi restano. Novak Djokovic, attraverso i propri canali social, ha voluto chiarire la propria posizione circa la positività al Covid-19, riscontrata il 16 dicembre.
Nole, come è noto, è al centro di un vero e proprio caso e gli aspetti oscuri non mancano. In attesa di giudizio da parte del ministro dell’immigrazione Alex Hawke relativamente al visto che in un primo momento gli era stato cancellato e poi ‘restituito’ attraverso la revoca della Federal and Family Court, il serbo sui social ha rotto il silenzio e precisato quanto è emerso nelle ultime ore circa i suoi spostamenti.
Ci si riferisce agli eventi a cui ha preso parte poco dopo la notifica sull’esito del test anti-Covid positivo del 16 dicembre e non solo. Di seguito il lungo post del campione nativo di Belgrado:
“Voglio chiarire quanto viene continuamente riportato in maniera erronea a proposito delle mie attività e della mia presenza ad alcuni eventi in dicembre nell’immediata vigilia del risultato positivo al test PCR. Queste notizie non veritiere devono essere corrette, soprattutto per fugare le perplessità sulla mia presenza in Australia, e per puntualizzare alcuni aspetti che sono molto dolorosi e preoccupano la mia famiglia. Voglio sottolineare che mi sono impegnato molto per assicurare che tutti intorno a me fossero nella massima sicurezza e mi sono impegnato a rispettare i miei obblighi relativi ai test. Ho assistito a una partita di basket a Belgrado lo scorso 14 dicembre dopo la quale mi è stato detto che parecchi individui sono risultati positivo al COVID-19. Nonostante non avessi alcun sintomo, ho fatto un test antigenico il 16 dicembre ed è risultato negativo, e per essere ancora più sicuro, lo stesso giorno mi sono sottoposto ad un test PCR ufficiale. Il giorno seguente ho partecipato a un evento tennistico a Belgrado per consegnare premi a [un gruppo di] bambini e ho fatto un test antigenico rapido prima di partecipare all’evento. Il test è risultato negativo. Ero asintomatico e mi sentivo bene, e non ho ricevuto la notifica del risultato positivo del test PCR fino a dopo la fine di quell’evento. Il giorno seguente, il 18 dicembre, ero al mio centro tennis a Belgrado per assolvere ad un impegno che avevo preso tanto tempo prima con l’Equipe per una intervista e un servizio fotografico. Ho cancellato tutti gli altri eventi per la giornata, tranne l’intervista con l’Equipe. Mi sentivo in obbligo di procedere con l’intervista con l’Equipe perché non volevo deludere i giornalisti, ma mi sono assicurato di essere rimasto a debita distanza ed ho indossato la maschera ad eccezione dei momenti nei quali sono state scattate le fotografie. Mentre tornavo a casa dopo l’intervista per procedere al mio isolamento, ho valutato di aver commesso un errore di giudizio e sono pronto ad accettare che avrei dovuto rimandare l’impegno. Per quel che riguarda la mia dichiarazione di viaggio, è stata compilata per me dal mio team – come ho detto agli ufficiali di frontiera al mio arrivo – e il mio agente si scusa sinceramente per l’errore amministrativo nel selezionare la casella sbagliata in relazione ai miei viaggi prima del mio trasferimento in Australia. È stato un errore e certamente in buona fede. Stiamo attraversando un periodo molto difficile in questa pandemia e qualche volta questi errori possono accadere. Oggi il mio team ha fornito informazioni supplementari al Governo australiano per chiarire questa questione. Sebbene ritengo sia stato importante puntualizzare questi aspetti e chiarificare le informazioni errate che circolano, non faro più alcuna dichiarazione per rispetto al Governo australiano, alle loro autorità e al processo in corso. È sempre un onore e un privilegio giocare all’Australian Open. Questo torneo è adorato dai giocatori, dai tifosi e dalla comunità, non solamente in Victoria e in Australia, ma in tutto il mondo, e voglio avere la possibilità di competere contro i migliori giocatori del mondo ed esibirmi davanti a uno dei migliori pubblici del mondo”.
IL POST SUI SOCIAL DI NOVAK DJOKOVIC
Secondo quanto dichiarato da Djokovic, si parla di due riscontri ‘falsi positivi’ con test antigenici nel giro di 24 ore, ritenendo di poter prendere parte agli eventi citati senza problemi. Si sa che il famoso tampone PCR (del 16 dicembre), in base al certificato pubblicato dalla Corte di Melbourne, è stato effettuato alle 13.05 e il riscontro è stato reso noto alle 20.19 sempre del 16 dicembre.
Tennis, Novak Djokovic potrebbe aver dichiarato il falso per ottenere il visto
Nole sostiene che questa positività gli sia stata comunicata posteriormente all’evento della sua scuola tennis di Belgrado del 17 dicembre. In questo caso vi è stata un’ammissione di responsabilità sulla partecipazione all’incontro con l’Equipe, sapendo di essere positivo al Coronavirus.
Inoltre Djokovic ha riferito nel post in questione che il suo agente avrebbe commesso un errore sulla querelle legata ai suoi recenti viaggi. Nelle dichiarazioni giurate, infatti, il serbo aveva sostenuto di non aver viaggiato nei 14 giorni precedenti il suo arrivo in Australia, ma in quelle due settimane il tennista era stato visto in Spagna e in Serbia. Questa precisazione è stata fatta dal momento che la Border Force australiana, ovvero l’autorità locale per l’immigrazione, ha annunciato di indagare rispetto a un eventuale dichiarazione falsa di Djokovic.
Tuttavia, ci sono degli aspetti strani che alcuni siti hanno evidenziato: il giornale tedesco Der Spiegel ha parlato di incongruenze tra il test PCR eseguito da Djokovic il 16 dicembre e il codice QR contenuto nel referto; perplessità confermate anche da un esperto di cybersecurity australiano, Robert Potter (co-CEO dell’azienda Internet 2.0 specializzata in sicurezza digitale), come riporta la testata australiana The Age.
A questo punto non resta che attendere il giudizio da parte delle autorità australiane, relativamente a una situazione assai ingarbugliata.
Foto: LaPresse