Biathlon

Biathlon, l’inseguimento potrebbe uscire dal programma olimpico? Ipotesi sostituzione con la supersprint

Pubblicato

il

Pechino 2022 è ormai terminata e c’è già chi guarda a Milano-Cortina 2026. La XXV edizione dei Giochi invernali annuncia novità epocali, poiché dopo oltre un ventennio vi sarà un nuovo ingresso nella famiglia a Cinque cerchi. Lo sci alpinismo assurgerà infatti alla dignità di sport olimpico, diventando la sedicesima disciplina nella quale verranno conferite medaglie. Inoltre è pressoché certa la piena parità sessuale anche nella combinata nordica, poiché a meno di cataclismi vedremo per la prima volta in azione anche le ragazze.

Cionondimeno, queste novità potrebbero avere ripercussioni su altre discipline. Sappiamo bene come il Cio non veda di buon occhio l’inflazione delle medaglie e in quel di Pechino il numero di eventi è salito a 109. La crescita si sta facendo incontrollata, perché solo dodici anni orsono a Vancouver vennero assegnati 86 titoli. Dunque non è da escludere che, approfittando delle novità in programma, il comitato olimpico internazionale decida di dare una sfoltita agli appuntamenti di altri sport. Nel qual caso, una delle competizioni maggiormente a rischio sarebbe l’inseguimento del biathlon.

Quanto avvenuto a Zhangjiakou non sarebbe passato inosservato. Un quartetto di atleti ha raggiunto la quota delle 5 medaglie, ma a parte il fondista Alexander Bolshunov, gli altri tre sono biathleti (Johannes Bø, Quentin Fillon Maillet e Marte Olsbu Røiseland). Vero che diverse discipline conferiscono parecchi allori, ma nel contesto di un programma eterogeneo. Per esempio lo speed skating ha distanze che vanno dai 500 ai 10.000 metri; lo sci di fondo vive dinamiche analoghe; sci alpino, snowboard e freestyle contengono specialità totalmente differenti Il biathlon no, ha una serie di format molto simili tra loro.

Biathlon, Dorothea Wierer salva baracca e burattini. Però il movimento esce da Pechino 2022 con l’amaro in bocca

Dunque il Cio potrebbe mettere nel mirino proprio l’inseguimento. Perché? Per tre ragioni. In primis non ha la storia dell’individuale, della sprint e della staffetta, essendo entrato nei salotti buoni solo da Salt Lake City 2002. In secondo luogo è molto simile alla mass start, di cui talvolta rischia di essere un clone. In terza istanza, e soprattutto, è rimasto l’unico evento olimpico a essere fortemente condizionato dal risultato di una gara antecedente che assegna a sua volta medaglie. Dunque il pursuit deve restare sul “chi va la”, perché la sua esclusione dal programma a Cinque cerchi non è così peregrina.

Non è un mistero che l’Ibu stia spingendo da anni un nuovo format, la super sprint, sinora testata solo a livello cadetto e già modificata dopo i primi poco convincenti tentativi. La versione attuale lascia meno perplessi rispetto a quella originale, ma per dare un giudizio è necessario vederla in Coppa del Mondo. Il tentativo di inserirla in calendario qualche anno orsono è stato però stoppato dagli atleti. La situazione cambierà se dovessero capire di perdere un’opportunità di medaglia?

Vedremo cosa succederà, ma l’inseguimento va considerato a rischio. Non è detto che la prova venga cassata nell’edizione 2026, ma si potrebbe anche attendere il 2030, concedendo i tempi tecnici per affinare la supersprint, al momento ancora in fase embrionale. Scopriremo nei prossimi mesi (o anni) se ci sarà una prosecuzione (è proprio il caso di dirlo) di un format nato a metà anni ’90 e in passato già discusso, soprattutto per la sua peculiarità di basarsi sul risultato di una prova antecedente, avvantaggiando quindi chi ha già vinto medaglie.

Foto: La Presse

Exit mobile version