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Biathlon
Biathlon, Pechino 2022: le speranze di medaglia dell’Italia. Dorothea Wierer per chiudere un cerchio, Lukas Hofer per consacrarsi
Mancano pochi giorni a Pechino 2022 e, tra gli articoli da scrivere, c’è quello sulle ambizioni di medaglia dell’Italia del biathlon. Uno sport particolarmente atteso in chiave azzurra, perché le Olimpiadi cinesi potrebbero essere quelle in cui arriverà il primo oro tricolore in questa disciplina. Sci alpino, sci di fondo e slittino sono da sempre le principali miniere d’oro del Bel Paese. Anche bob, skeleton, short track, speed skating e snowboard hanno fatto risuonare l’Inno di Mameli nel contesto a cinque cerchi. Il biathlon no. O almeno non ancora. Tante medaglie, ma nessuna del metallo più pregiato. Sarà Zhangjiakou il luogo in cui verrà scritta la storia?
Di sicuro vorrei scrivere qualcosa io, ma inizia a farsi strada un forte mal di testa. Troppi articoli da scrivere negli ultimi giorni, troppe ore di fila a fissare il monitor. Chiudo il laptop ed esco a camminare. Mentre ciondolo su un’alzaia con la fauna fluviale a farmi compagnia, i pensieri si mettono in moto da soli e si sovrappongono l’un l’altro, creando una gran confusione. Proprio in quel momento, ragionando sulle ambizioni italiane nel biathlon, mi si accende una lampadina mentale. Perché non fare una telefonata e avere un confronto? Però non con chi sento abitualmente. Devo sentire chi ha una visione diversa dalla mia, ma la disciplina la conosce bene. Sì, la persona che ho salvato in rubrica come “Calibro .22” è quella giusta per domare una babele di ipotesi, ormai quasi fuori controllo.
“Buongiorno! A cosa devo l’onore?”
“Al fatto che devo pubblicare a breve un articolo, ma mi sono messo i bastoni tra le ruote da solo”.
“Di cosa devi parlare? Della MotoGP dei monopattini elettrici?”
“Magari… No, delle speranze di medaglia dell’Italia del biathlon”.
*Dall’altro capo del telefono sento una fragorosa risata*. “Adesso mi è chiaro perché ti sei impaperato!”
“Non inferire, ti prego. Almeno tu non farlo. Seriamente, cosa scrivo?”
“Che pur senza favori del pronostico, abbiamo possibilità in ogni gara. Prendila alla larga, non ti esporre, metti giù un panegirico senza capo né coda dicendo tutto e niente”
“Grazie, sei veramente d’aiuto…”
“Cosa vuoi che ti dica? Quante medaglie vincerà l’Italia e dove?”
“Sì, sarebbe una gran cosa!”
“Allora ciao!”
“NO ASPETTA! Almeno dimmi se arriverà quella benedetta medaglia d’oro!”
“L’oro dici? Difficile, ma non impossibile. Dorothea nella 15 km ci può provare”
“Sì, ne sono convinto anche io. Mi rifiuto di credere che torni a casa da Pechino senza neppure una medaglia”.
“Lei è una tigre. Se c’è da tirare fuori gli artigli e graffiare, lo fa. Ha quattro cartucce da sparare, può andare a podio in ogni format. Dicono che ci sarà vento. Tanto. Per me può esserne avvantaggiata, il suo tiro è più solido di quello di tante altre, sa gestire il poligono come poche. Nell’individuale è da medaglia d’oro, senza dubbio. Però dirà la sua ovunque”.
“Anche nell’inseguimento? Non va a podio da due anni”.
“Quindi? Anzi, forse è meglio… È un’anomalia che non salga sul podio da così tanto tempo e tu mi insegni che per la legge delle probabilità, prima o poi tornerà fra le prime tre. Vedrai, Wierer se la giocherà in ogni gara. Deve solo sparar bene. La 15 km può permetterle di chiudere il cerchio, ma se dovesse andar male, avrà altre tre opportunità”.
“Di Lisa che mi dici?”
“¯\_(ツ)_/¯. È l’unica risposta che posso darti”.
“Non è una risposta”
“Mi fai una domanda che non può averla”
“Io tre anni fa avrei puntato tutto su di lei. Se mi avessero chiesto con quale palmares sarebbe arrivata a Pechino, avrei risposto che sarebbe stata in doppia cifra per numero di vittorie, con probabilmente un oro mondiale al collo e una Coppa del Mondo in bacheca. Ero convinto che Pechino potesse consacrarla. Invece…”.
“Invece Lisa ha toccato il fondo, più in basso di così non può andare. Dopo Anterselva può solo risalire. Quando brancoli nel buio, fai danni e magari ti fai del male. Però, se trovi l’interruttore, tutto si schiarisce in un batter d’occhio”.
“Sì, ma lo troverà mai quell’interruttore?”
“L’importante è sapere che c’è. Bisogna sperare che le sue dita ci finiscano sopra. Se dovesse succedere, Lisa potrebbe riaccendersi all’improvviso”.
“Insomma, nel suo caso resta solo la speranza”
“Quella, caro mio, non muore mai”.
“A proposito di speranze. La staffetta femminile?”
“Francia, Svezia, Norvegia, Russia, Bielorussia… Forse anche la Germania. Sono tante quelle più forti dell’Italia”
“Vedi il quartetto azzurro tagliato fuori?”
“Nel biathlon nessuno è tagliato fuori a priori. Però serve la gara perfetta da parte di tutte e quattro e non è neanche detto che basti”.
“Ho capito, sulle donne puntiamo tutto su Wierer e ci facciamo il segno della croce per Vittozzi”.
“Se la vuoi sintetizzare così, mettila giù in questo modo”
“Dai, passiamo ai maschi. Io mi espongo. Credo nella medaglia in staffetta”.
“Ah, passi agli uomini e butti subito giù il carico! Medaglia in staffetta? Sei ottimista! Allora adesso sono io a farti una domanda, cioè da dove ti deriva tutto questo entusiasmo”
“Niente di razionale, è solo una sensazione. Dico solo che si incontrano due generazioni destinate a segnare un quarto di secolo di storia del biathlon italiano. Hofer e Windisch stanno per lasciare il testimone a Bionaz e Giacomel. Pechino 2022 è il punto d’incontro. In più c’è Bormolini all’apice della carriera. Io ci credo”
“Francé, va bene tutto, però le medaglie son tre. Norvegia e Francia sono superiori e…”
“Alt, aspetta. La Norvegia è superiore, ma la Francia ne ha di poligoni a rischio… Lo stesso discorso vale per la Svezia. Ok, la Germania e la Russia sono potenzialmente più solide dell’Italia, però io credo che gli azzurri se la giochino”.
“Intanto bisognerà essere bravi a scegliere l’ordine giusto dei frazionisti e poi servirà una gran gara da parte di tutti e quattro…”
“È proprio questo il punto, io credo in una gran prova di squadra. È solo una sensazione, te lo ripeto. Non c’è niente di razionale. Eppure, il sentore che dalla staffetta maschile possa uscire qualcosa di grosso io ce l’ho”.
“Sei proprio convinto! Allora i dubbi li avevi solo sulle donne!”
“Sugli uomini sappiamo bene che si parte da outsider in ogni gara”.
“Hai fretta? Mi sembra tu voglia troncare la conversazione. Sei un po’ troppo sbrigativo”.
“Va bene, vuoi approfondire l’argomento. So che ci tieni. Allora vai, illuminami”.
“Io non posso credere che uno come Hofer possa chiudere la carriera con un solo bronzo iridato al collo. Uno così avrebbe già dovuto portarsi a casa due o tre medaglie tra Olimpiadi e Mondiali. Questa è l’ultima occasione olimpica. Anche se dovesse arrivare a Milano-Cortina 2026, avrebbe 36 anni e non sarebbero pochi. Il momento è adesso. Se non quaglia a Pechino, va in bianco in ambito olimpico e sarebbe un delitto per un talento così”.
“Quindi? Dove ci può provare?”
“Ovunque. Gli serve solo una spintarella dalla fortuna”.
“Invece di Windisch cosa mi dici?”
“Si gioca tutto nella sprint, o la va o la spacca”
“A proposito di ‘o la va o la spacca’. Dai ragazzi del 2000 cosa ci attendiamo?”
“Che facciano le loro gare, senza pensare troppo al risultato! Non ora, non a Pechino. Adesso è importante rompere il ghiaccio alle Olimpiadi, così da togliersi il pensiero dell’esordio. Si levano il trauma nel 2022 e nel 2026 avranno una gatta da pelare in meno. A Milano-Cortina saranno due degli uomini più attesi. Non solo nel biathlon, nella spedizione italiana in generale. Sarebbe folle aspettarsi una medaglia quest’anno, sono ancora acerbi. L’esperienza cinese può aiutarli ad arrivare più navigati ai Giochi di casa”.
“Oh, ci siamo dimenticati della staffetta mista!”
“No caro, tu ti sei dimenticato della staffetta mista. Io me la ricordavo bene”
“Sia a Sochi 2014 che Pyeongchang 2018 hanno portato in dote un bronzo. Non c’è due senza tre?”.
“Perché no? La mista può essere da medaglia, però bisogna osare”.
“Cosa vuoi dire?”
“Non è detto che il quartetto giusto per provare a salire sul podio sia Vittozzi-Wierer-Hofer-Windisch, ma potrebbe essere Vittozzi-Wierer-Bormolini-Hofer. Di Bormolini si parla pochissimo, eppure è il migliore italiano nella classifica generale!”
“Senti, prima di salutarci ti faccio una domanda secca. Secondo te quante medaglie arrivano per il biathlon italiano a Pechino 2022?”
“Ma che ne so! E che domanda è? Guarda i Mondiali. Sia nel 2019 che nel 2020 l’Italia si porta a casa 2 ori e 4/5 medaglie. Nel 2021 zero assoluto. Il biathlon è così”
“Lo so bene, ma non possiamo lasciarci così. Dai, te lo dico prima io. Io chiamo due medaglie”.
“Dipenderà tutto da come gira la ruota”.
“Però per l’oro temo che si dovrà aspettare altri quattro anni”.
“Non partiamo favoriti da nessuna parte, ma non sempre vincono i favoriti. Abbi fede, magari ci sarà un Marco Polo con sci e carabina che tornerà dalla Cina carico d’oro! Adesso ti devo salutare. Quando lo fai uscire l’articolo?”
“Ora che ho le idee più chiare, anche subito…”
Foto: La Presse