Combinata nordica
Combinata nordica, Pechino 2022 occasione persa. Come uscire dalla stagnazione prima di Milano-Cortina 2026?
Le Olimpiadi bianche di Pechino 2022 sono ufficialmente passate agli archivi. Nella combinata nordica l’Italia ha mantenuto un rendimento in linea con le aspettative della vigilia. Raffaele Buzzi ha certificato anche nel contesto più prestigioso di essere il nuovo numero uno azzurro, essendosi piazzato 16° nella gara con salto su trampolino piccolo e 22° in quella su trampolino grande. Di più era francamente difficile fare, a meno di un aiuto da parte della sorte. Al riguardo, se nel salto ci fosse stata una spinta da parte della Dea Bendata, il ventiseienne friulano avrebbe persino potuto ambire ad avvicinare la top-ten. Al di là delle circostanze, si può affermare che i suoi risultati siano soddisfacenti, se messi in relazione alle attese.
Il giovanissimo Iacopo Bortolas, classe 2003, non ha ancora la cilindrata per poter tenere testa agli avversari nel fondo, soprattutto in un contesto difficilissimo come quello di Zhangjiakou. Ha comunque sfiorato quella top-30 che rappresentava l’obiettivo massimo conseguibile. Leggendo tra le righe, è però doveroso sottolineare come l’Italia abbia per le mani un grande talento. Osservando i salti del teenager trentino, si ha la sensazione di avere di fronte a sé un ragazzo dotato dal potenziale elevatissimo sul trampolino. Le qualità atletiche e le caratteristiche fisiche non sono poi così dissimili da quelle di Ryota Yamamoto e di Johannes Lamparter, ovverosia eccellenze assolute. Affinché il rendimento nel salto di Bortolas possa avvicinare quello del giapponese e dell’austriaco è tuttavia necessario incastrare sulle suddette caratteristiche innate una tecnica efficace, in maniera tale da consentire al ragazzo di sfruttare pienamente il proprio potenziale.
Su Alessandro Pittin e Samuel Costa c’è poco da dire, entrambi sono l’ombra di ciò che erano in passato. Il ventinovenne gardenese ha partecipato per onor di firma nel mezzo di una stagione oltremodo condizionata da dinamiche nefaste legate al Covid-19. Il trentaduenne friulano ha dato segnali di vita sugli sci stretti, ma in questo momento non ha neppure un’idea di salto. Semplicemente “scende dal trampolino”, accumulando distacchi enormi che non possono essere in alcun modo recuperati. Se si volesse forzare la mano, si potrebbe parlare di occasione persa, perché Zhangjiakou ha rappresentato un contesto dove è stato lo sci di fondo a fare la differenza. Una forzatura, appunto, perché alla luce del livello espresso da tanti altri, pensare di vedere Pitbull a medaglia dodici anni dopo Vancouver sarebbe stato utopistico. Cionondimeno, la top-ten avrebbe potuto non essere una chimera. Chiaramente, tutto parte da molto lontano e non solo dalle ultime settimane.
Combinata nordica, Pechino 2022. L’Italia si presenta in disarmo, priva di reali velleità
Al riguardo è doveroso effettuare una riflessione. Nell’articolo di presentazione ai Giochi olimpici di Pechino 2022 (raggiungibile cliccando nel link qui sopra) si è parlato di una combinata azzurra in piena stagnazione. Qualcuno (leggasi i veterani) è per la verità in regresso e, a parte Buzzi, nessuno sta davvero progredendo. Al di là delle sfumature, comunque importanti, l’impressione ricavata dalle competizioni di Zhangjiakou è che l’Italia sia rimasta ferma, mentre il resto del mondo abbia compiuto passi in avanti. Non è un caso che il divario dalle nazioni di vertice si ampli sempre più, così come non è casuale che gli Stati Uniti, pressoché spariti dalla geografia della disciplina dopo Sochi 2014, abbiano ora sorpassato il Bel Paese. Certo, non è l’America di Demong, Lodwick e Spillane, ma è comunque un movimento che dopo essersi trovato in macerie ha saputo ricostruirsi, senza piangersi addosso e senza perdersi in beghe intestine.
Proprio agli Stati Uniti bisogna guardare, se non come modello, quantomeno come esempio. Anche se ci si trova a zero, si può ripartire. Però l’Italia, oggi, a zero non è. Anzi. Buzzi sta entrando ora nel prime della sua carriera, Bortolas è un talento da sviluppare, Pittin e Costa possono dare ancora tanto perché in questa disciplina è possibile essere competitivi anche 35 anni. Inoltre Aaron Kostner, classe 1999 con già due top-fifteen ai Mondiali, va assolutamente recuperato. Infine non bisogna dimenticare la presenza di altri due giovani su cui si può lavorare, quali Domenico Mariotti e Stefano Radovan.
Abbiamo citato sette uomini, di età compresa tra i 32 e i 18 anni. L’Italia della combinata nordica potrebbe essere un fattore appena dietro alle superpotenze della disciplina, invece si trova in coda alle nazioni di secondo piano (il risultato della prova a squadre olimpica è avvilente). Il potenziale c’è, ma bisogna portarlo dal piano teorico a quello concreto. Come? Bisognerebbe fermarsi, analizzare il percorso dell’ultimo quadriennio, capire cosa è andato storto ed evitare di ripetere gli stessi errori. C’è chi rema nella giusta direzione, chi non rema e chi rema contro. È imperativo valorizzare i primi, dare una sveglia ai secondi e accantonare i terzi.
Milano-Cortina 2026 inizia il 21 marzo 2022, l’ideale sarebbe imbastire un equipaggio in grado di gestire al meglio la nave della combinata nordica azzurra. Sarebbe bello che ognuno rispettasse il proprio ruolo, che ci fosse un nostromo in grado di tenere le fila e che il timoniere possa essere capace e fidato. A chi siede nella stanza dei bottoni il compito di muoversi in questa direzione, perché c’è vita in questa disciplina (anche se non sembra) e soprattutto c’è spazio per risalire la china. Lasciare andare tutto a ramengo alla vigilia di un’edizione olimpica in casa sarebbe uno spreco.
Foto: La Presse