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Formula 1

F1, la Red Bull getta la maschera. Vettura estrema, ancor più della Ferrari

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Hanno preso il via quest’oggi i test pre-stagionali riservati alle monoposto del Mondiale 2022 di F1. Sul tracciato del Montmeló (Spagna) le vetture hanno iniziato il loro percorso e sarà un’annata molto particolare. La famosa “rivoluzione tecnica” ha avuto inizio e tra le macchine del Circus le interpretazioni del regolamento sono state molteplici.

In sede di presentazione la Ferrari aveva colpito per le dimensioni e la conformazione delle pance con feritoie, la rastremazione del cofano motore, nonché per le scelte ardite all’avantreno e al retrotreno. All’appello mancava la Red Bull che nell’unveiling ha un po’ giocato a nascondino, mettendo in mostra una showcar e non la RB18.

Ebbene oggi l’arcano è stato svelato e si può dire che la monoposto a effetto suolo nata dalla mente di Adrian Newey ha colpito tutti per le sue forme, aggiudicandosi la palma della vettura più “creativa” ed estrema. In primis, vi sono state conferme sulla sospensione anteriore pull-rod, ma quello che ha lasciato a bocca aperta è la soluzione all’altezza delle pance, ovvero l’elongazione del profilo inferiore dell’imbocco delle stesse.

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Una soluzione che crea una sorta di corridoio al fine di far giungere l’aria alle masse radianti e alla porzione inferiore della pancia, agevolando la creazione dell’effetto outwash in quella zona. Assai particolare è anche il progetto delle paratie verticali del fondo che presentano una architettura ben più elaborata rispetto a quanto mostrato dalla concorrenza e che poggia su due profili sdoppiati tra loro collegati. Un lavoro incredibile che, qualora dovesse dare i risultati simulati in galleria del vento, potrebbe far preoccupare i rivali.

In altre parole, le fiancate sono quasi “inesistenti”, sviluppando un concetto diametralmente opposto a quello della Ferrari che invece ha puntato le proprie fiches sulla flessibilità della propria carrozzeria per far sì che la F1-75 possa essere bilanciata in diverse condizioni. Non resta che appurare chi avrà avuto ragione.

Foto: LiveMedia/Xavi Bonilla/DPPI

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