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Editoriali

Guerra tra poveri e un futuro che non c’è: le macerie della velocità maschile nello sci alpino

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Per il settore della velocità maschile dello sci alpino restano solo macerie dopo una Olimpiade da dimenticare. A tenere banco è la polemica sollevata con i media da parte di Matteo Marsaglia: il romano ha dichiarato che il ds Massimo Rinaldi gli ha chiesto espressamente di fingersi malato, di modo da poter consentire a Mattia Casse di sostituirlo nel superG odierno. Il tutto è stato chiaramente smentito e non intendiamo addentrarci oltre nella questione (clicca qui per conoscere tutti i dettagli), fermo restando che saranno le alte sfere del Coni a dover far luce su una vicenda poco edificante.

Possiamo definirla una triste e patetica guerra tra poveracci, sportivamente parlando. Perché tutto è nato da chi non conosceva il regolamento di qualificazione alle Olimpiadi Invernali, noto da anni. Possibile che una nazione come l’Italia abbia appena 7 quote a disposizione, contro le 11 di Austria e Svizzera o le 10 di Francia e Norvegia? Ma, soprattutto, è possibile che non esista una figura deputata allo studio analitico dei regolamenti, da condividere poi insieme a tecnici ed atleti? Purtroppo l’improvvisazione ha prevalso sulla pianificazione. E già questi erano i segnali di una nave che stava per colare a picco…

Poi sono iniziati i Giochi, dove è stato fatto approdare anche Mattia Casse con la speranza (o per il senso di colpa?) che potesse beneficiare di un ripescaggio a seguito di rinunce altrui a causa del Covid: non è andata così e, come già avvenuto prima della partenza per la Cina, si è scatenato un nuovo polverone, questa volta di dimensioni ben maggiori.

Litigi e polemiche, inoltre, non possono in alcun modo nascondere il totale fallimento della spedizione. Dominik Paris, ancora una volta, è rimasto a bocca asciutta, confermando l’idiosincrasia con le Olimpiadi. L’altoatesino ha palesato problemi tecnici nelle curve più strette nell’arco dell’intera stagione; a Bormio aveva trionfato, ma questo sta diventando ormai uno specchietto per le allodole. Stiamo parlando di un atleta maturo e con una lunga storia alle spalle, dunque è lecito affermare che si tratti di un grandissimo sciatore, ma non eclettico e con una capacità di adattamento alle situazioni inferiore rispetto ad alcuni avversari. Ciò significa che Paris resta sicuramente competitivo e tra i migliori su determinati tipi di piste (Bormio e Kitzbuehel su tutte, anche se quest’anno non è andato bene neppure sulla Streif) e di neve, ma sovente viene a mancare quando il manto diventa aggressivo ed i tracciati vanno interpretati, come accade nei grandi eventi, perché vi si corre per la prima volta. Ora si dirà che resta l’occasione di Milano-Cortina 2026, quando la discesa olimpica si svolgerà sull’amata Stelvio. Va bene, lo speriamo. Ma Paris avrà comunque 36 anni…Ed anche il non aver finora mai vinto la Coppa del Mondo di discesa, malgrado ben 16 successi parziali in questa specialità (cui se ne aggiungono 4 in superG), la dice lunga su come l’azzurro fatichi a risultare veramente competitivo su tutti i tipi di pista.

Paris a parte, il nulla assoluto. Christof Innerhofer, ormai 37enne, non ha portato a termine nessuna delle due gare a cui a preso parte: c’è poco da aggiungere. Matteo Marsaglia, 36enne, ha espresso un rendimento senza infamia e senza lode, sui suoi livelli, comunque molto distante dai primi. Nel complesso, dunque, risultati scadenti ottenuti da atleti anziani, perché lo stesso Paris sta entrando nella fase conclusiva della carriera. Alternative? Nessuna. Se state pensando a Mattia Casse, ha già quasi 32 anni. Durante la stagione non è emerso alcun giovane di prospettiva. Emanuele Buzzi si è smarrito tra infortuni e paure, Florian Schieder prometteva bene, ma è ormai fermo da due anni sempre per problemi fisici. In Coppa Europa fenomeni non se ne vedono. Qualcosina sta mostrando il 23enne Nicolò Molteni, ma ne dovrà passare di acqua sotto i ponti…E qui torniamo al discorso della programmazione: bisognava pensarci già 3 o 4 anni fa, perché per Milano-Cortina 2026 è forse già troppo tardi. Nel solco dell’improvvisazione, si punterà a tirare avanti, aggrappandosi a Dominik Paris e sperando che possa portare avanti la carretta per altri quattro anni. Questa è l’Italia della velocità che esce dalle Olimpiadi: un cumulo di macerie.

Foto: Lapresse

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