Editoriali

Olimpiadi, Italia ad un passo da Albertville. Pochi ori e un problema di fondo, ma ricordiamoci Tokyo

Pubblicato

il

L’Italia ha vinto finora 13 medaglie a Pechino 2022. Si tratta di un bottino non così usuale alle Olimpiadi Invernali, se pensiamo che tale cifra era stata toccata solo per tre volte in passato (1992, 1994, 2002). Si è già fatto meglio, ad esempio, anche rispetto all’edizione casalinga di Torino 2006. Il record di Lillehammer 1994 resta arduo da raggiungere, di fatto da qui a sabato gli azzurri dovrebbero fare bottino pieno o quasi nelle rimanenti gare in cui si giocano un podio: difficilissimo, ma non impossibile. Più alla portata superare i 14 allori di Albertville 1992: diventerebbe in quel caso la seconda Olimpiade azzurra per numero complessivo di medaglie.

Dopo aver elencato questi numeri, si comprende come il bilancio sia sin da ora pienamente sufficiente per la spedizione tricolore, forse già più tendente ad un 7 pieno che ad un 6,5. Non dimentichiamo che addirittura otto sport hanno portato a casa almeno una top3: non era mai accaduto. E’ innegabile, tuttavia, una certa idiosincrasia con la medaglia d’oro. L’Italia non ha delle miniere da cui attingere, come l’Olanda nello speed skating, la Germania nelle discipline da budello o la Norvegia nello sci di fondo. E’ competitiva quasi ovunque, ma con pochi atleti veramente favoriti (o meglio, bisognerebbe dire atlete, perché in campo maschile nessun italiano partiva in pole per vincere un oro).

Per come si sta mettendo, è possibile che siano sufficienti quattro ori per occupare una decima posizione finale nel medagliere, a differenza di quanto accadde nel 2018, quando ne servirono cinque. Se l’Italia non dovesse farcela, rimarrebbe un pizzico di rammarico, perché si trattava di un traguardo ampiamente alla portata, soprattutto dopo i due successi di Arianna Fontana e, soprattutto, quello totalmente inatteso nel curling misto. Prima dei Giochi, erano quattro le gare dove il Bel Paese partiva oggettivamente per vincere l’oro: superG e discesa donne di sci alpino, snowboardcross femminile e snowboardcross a coppie. Nessuna di queste si è concretizzata e ciò al momento incide in maniera determinante nella posizione del medagliere. Deve però far riflettere come le carte più importanti fossero le stesse di quattro anni fa: Arianna Fontana, Sofia Goggia e Michela Moioli. A queste si era aggiunta Federica Brignone in superG, tuttavia è possibile che in un quadriennio non siano emersi nomi nuovi in grado di compiere un concreto salto di qualità, soprattutto se pensiamo agli uomini? Peraltro ripetersi è sempre un’impresa durissima: Arianna Fontana ce l’ha fatta, mentre Sofia Goggia è andata ad un passo dall’eguagliare la tedesca Katja Seizinger, l’unica ad aggiudicarsi l’oro olimpico in discesa per due edizioni consecutive.

Lungi da noi gettare la croce addosso a Goggia o Moioli: entrambe hanno ben figurato e tornano comunque a casa con una medaglia d’argento preziosa, soprattutto per le peripezie che ha dovuto superare la sciatrice bergamasca. Il vero problema è il numero troppo esiguo di fuoriclasse di cui si dispone: le punte sono rimaste le stesse del 2018 e qualche domanda in proposito bisognerà pur farsela. Ad ogni modo, i Giochi non sono ancora terminati. Non è ancora escluso che un bottino già positivo possa tramutarsi in ottimo, se non eccellente. Il ricordo di Tokyo 2020 è ancora fresco: l’Italia sembrava spacciata dopo le mancate vittorie nella scherma e nel tiro a volo, poi sappiamo com’è finita…Chissà che, anche questa volta, qualche exploit dorato non possa materializzarsi da chi meno ci aspettiamo, magari anche nell’ultimo giorno utile.

Foto: Lapresse

Exit mobile version