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Olimpiadi, pagelle Italia 16 febbraio: De Fabiani e il declino dello sci di fondo. Fontana al tavolo dei miti

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PAGELLE ITALIA OLIMPIADI 16 FEBBRAIO 

Alex Vinatzer, 3: esce una volta su due. Quest’anno, su otto gare disputate tra Coppa del Mondo ed Olimpiadi, ne ha portate a termine solo la metà. Non è chiaramente sfortuna, ma indice di lacune tecniche purtroppo ben evidenti. La sciata dell’azzurro non è solida. Riesce a tratti a sviluppare velocità irresistibili (forse anche migliori di quelle di Noel…), ma tiene una posizione troppo arretrata, tende ad inclinarsi, non è stabile. Purtroppo non ha compiuto passi avanti dai suoi esordi nel circuito maggiore ed il fatto che sinora abbia conseguito appena due top3, senza mai vincere, la dice lunga su come sia distante anni luce dal vertice mondiale. Sciare bene solo per qualche spezzone di manche non porta da nessuna parte. E’ comunque l’unico giovane veramente valido che abbiamo in slalom: riusciremo a valorizzarlo verso Milano-Cortina 2026 o sarà l’ennesima occasione persa?

Giuliano Razzoli, 7,5: prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo nella seconda manche, alla fine chiude ottavo a soli 26 centesimi dal podio. Deve rimpiangere una prima discesa in cui è stato troppo guardingo sul muro finale, dove ha lasciato almeno mezzo secondo. E’ l’ultimo uomo ad aver vinto un oro olimpico per l’Italia alle Olimpiadi Invernali (a Vancouver 2010…) ed a 37 anni è ancora il miglior azzurro tra i rapid gates. Qualcuno dovrebbe porsi delle domande e provare a trovare delle soluzioni…

Tommaso Sala, 7: illude nella prima frazione, chiusa a soli 0.45 dalla vetta. Fa più fatica con il tracciato più filante della seconda manche, ma l’11° posto resta un buon risultato per un ragazzo cresciuto a dismisura quest’anno e miratosi la convocazione (molto più di altri…).

Italia curling, 7,5: la netta vittoria sulla Danimarca non basta per tenere accesa la fiammella della speranza. Gli azzurri sono fuori dalle semifinali, non senza rammarico: pesano le sconfitte evitabili con Cina e Russia (forse sarebbe bastato anche vincere solo una delle due). E’ stata comunque l’Olimpiade del curling: speriamo che i vertici federali ed il Coni sappiano cavalcare l’onda, affinché questo sport non cada nel dimenticatoio fino al 2026.

Caterina Ganz-Lucia Scardoni (sci di fondo), 4: restano a 15″ dalla non irresistibile Polonia, che strappa l’ultimo posto utile per la finale della team sprint. Il settore femminile dello sci di fondo è ormai inesistente ai massimi livelli da un decennio. Per Milano-Cortina 2026 è già tardi, bisogna pensare sin da ora al 2030. Ammesso che interessi davvero mutare l’attuale status quo.

Francesco De Fabiani (sci di fondo), 2: come purtroppo ampiamente previsto, non tiene il passo dei migliori e non consente a Federico Pellegrino di giocarsi una medaglia nella team sprint. Il valdostano dà purtroppo la sensazione di regredire anno dopo anno, sebbene sia un classe 1993, dunque teoricamente nel pieno della maturità agonistica. La scelta di allenarsi con i russi non ha sortito effetti, anzi. In questa Olimpiade era partito abbastanza bene con lo skiathlon, poi è affondato progressivamente tra 15 km, staffetta e la gara odierna. Che non abbia mai compiuto il salto di qualità non è un mistero, ma è innegabile come il De Fabiani di oggi esprima un livello peggiore rispetto a quello del 2019.

Federico Pellegrino (sci di fondo), senza voto: quando riceve il testimone da De Fabiani, le medaglie sono ormai sfumate. Non ha avuto modo di giocarsela: è un peccato perché era in formissima. Forse tanti non si sono resi conto che la medaglia del valdostano nella sprint può essere stata l’ultima prima di un digiuno che potrebbe durare anche diversi lustri. Fra quattro anni sarà ‘anziano’ per la sprint tradizionale (che peraltro si svolgerà in tecnica classica), su De Fabiani ci siamo già espressi, mentre di giovani veramente interessanti non se ne vede neppure l’ombra. Siamo ai titoli di coda per uno degli sport in cui l’Italia ha vinto di più alle Olimpiadi Invernali? Il sentiero crepuscolare che conduce verso l’oblio non è iniziato oggi. Pellegrino lo ha solo camuffato, predicando quasi sempre come un solitario profeta nel deserto.

Lisa Vittozzi (biathlon), 7,5: in staffetta sembra superare tutte le paure che la attanagliano nelle gare individuali.

Dorothea Wierer (biathlon), 7,5: seconda frazione solidissima, con una precisione al poligono che andrà replicata sabato nella mass start.

Samuela Comola (biathlon), 8: va oltre i propri limiti e porta la staffetta italiana addirittura in seconda posizione all’ultimo cambio. Ha 23 anni e margini di crescita ancora importanti, sta migliorando anche nel passo sugli sci, lei che è una buona tiratrice.

Federica Sanfilippo (biathlon), 7: in ultima frazione ha dovuto confrontarsi con avversarie di un’altra categoria. E’ brava comunque a salvare una prestigiosa quinta posizione. Il podio era fuori portata per il quartetto tricolore.

Arianna Fontana (short track), 11: è un 10 e lode, ma diamo 11, lo stesso numero delle sue medaglie vinte alle Olimpiadi Invernali. Mai nessun italiano era arrivato a tanto: superata Stefania Belmondo. In campo internazionale appena quattro fuoriclasse hanno fatto meglio della valtellinese: Marit Bjoergen (15, sci di fondo), Ole Einar Bjoerndalen (13, biathlon), Ireen Wüst (13, speed-skating) e Bjoern Dæhlie (12, sci di fondo). In tre Olimpiadi diverse (Sochi 2014, 2018, 2022) è stata capace di tornare a casa con ben tre allori. Stiamo parlando di una delle più grandi fuoriclasse in assoluto della storia dello sport italiano, che può sedersi allo stesso tavolo dei Tomba, Compagnoni, Vezzali, Zoeggeler e così via. Dopo aver collezionato tutti questi primati, avrà ancora le motivazioni per rimettersi in gioco in vista di Milano-Cortina 2026? L’incognita è rappresentata dall’età: avrebbe 35 anni, tanti per questo sport, ma forse non per una leggenda che ha già attraversato trionfalmente tre decenni.

Cynthia Mascitto (short track), 6,5: riscatta un avvio di Olimpiade molto negativo (in particolare con la scivolata nella semifinale della staffetta) agguantando la Finale B e concludendo in 12ma posizione la distanza non così amata dei 1500 metri (l’italo-canadese è più predisposta per i 1000).

Staffetta Italia (short track), 9: gli azzurri non si erano qualificati a PyeongChang 2018, oggi sono medaglia di bronzo. Questo la dice lunga sul grande lavoro che è stato fatto nell’arco del quadriennio. Ad un gruppo di buon livello, formato dai Dotti, Confortola e Cassinelli, si è aggiunto un potenziale fuoriclasse come Pietro Sighel che ha alzato a dismisura il livello ed anche oggi è stato decisivo con un arrivo al cardiopalma nei confronti della Russia. Si può ancora progredire in vista di Milano-Cortina 2026, nel prossimo quadriennio crescerà un altro giovane molto interessante come Luca Spechenhauser.

Foto: Lapresse

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