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Olimpiadi, pagelle Italia 8 febbraio: Paris e Fischnaller allergici ai Giochi. Constantini-Mosaner da 11! Pellegrino si conferma
PAGELLE ITALIA OLIMPIADI MARTEDI’ 8 FEBBRAIO
Daniel Grassl e Matteo Rizzo (pattinaggio artistico), 6: sono 12° e 13° dopo il programma corto del singolo maschile. Da entrambi ci si aspettava qualcosa in più in termini di punteggio, ma la top10 resta alla portata.
Lucia Dalmasso (snowboard), 5: era al debutto olimpico nel PGS, chiude ultima. Deve fare ancora tanta esperienza in Coppa del Mondo.
Nadya Ochner (snowboard), 6: raggiunge l’obiettivo minimo della qualificazione, poi nulla può al cospetto della fuoriclasse ceca Ester Ledecka.
Christof Innerhofer (sci alpino), 2: due uscite in due gare tra discesa e superG. Non stava neanche andando forte. Un’Olimpiade da incubo.
Matteo Marsaglia (sci alpino), 5: un superG senza squilli, che è passato quasi in secondo piano dopo il polverone di polemiche che si è scatenato in seno alla squadra azzurra.
Dominik Paris (sci alpino), 4: sembrava un leone in gabbia, davvero brutto da vedere. Oltre due secondi di distacco dal vincitore, i problemi tecnici vengono acuiti dal superG. Prosegue il pessimo rapporto con le Olimpiadi.
Roland Fischnaller (snowboard), 7: quarto nel PGS a 41 anni. Di per sé un risultato rimarchevole. Ma se in sei Olimpiadi disputate non è mai salito sul podio, un motivo ci sarà…
Edwin Coratti (snowboard), 5,5: manca la qualificazione per un centesimo. Sfortunato.
Mirko Felicetti e Daniele Bagozza (snowboard), 6: subito eliminati agli ottavi nel PGS. Sono dei buoni atleti, così come Coratti, che di tanto in tanto possono anche fare un exploit da podio in Coppa del Mondo, ma di certo non hanno mai trovato in carriera una vera continuità di rendimento e risultati.
Greta Laurent, Caterina Ganz, Lucia Scardoni (sci di fondo), 6: superano il taglio nella qualificazione e non era scontato. Non potevano fare di più.
Cristina Pittin (sci di fondo), 5,5: è l’unica delle azzurre a venire eliminata prima della fase ad eliminazione diretta. Non è però neanche una sprinter pura.
Dominik Windisch (biathlon), 6,5: disputa una discreta individuale, confermando come i tecnici avessero sbagliato a tenerlo fuori dalla staffetta mista. La medaglia era comunque fuori portata.
Lukas Hofer (biathlon), 4,5: a parità di errori (2) ha accusato 1’18” di ritardo da Windisch. Pessimi segnali, la condizione quest’anno non è mai davvero arrivata.
Didier Bionaz (biathlon), 5: né veloce né preciso. Ma ha l’attenuante dell’età.
Thomas Bormolini (biathlon), 4: disastroso oggi al poligono con 5 errori, chiude 63°.
Federico Pellegrino (sci di fondo), 9: che dire, si conferma medaglia d’argento a distanza di quattro anni ed in una tecnica diversa. E’ un campione vero, perché sa preparare con puntualità il grande appuntamento e non lo sbaglia mai. Per tutta la stagione non si era mai visto il vero Pellegrino, il picco di forma è arrivato al momento giusto. Purtroppo si trova nel bel mezzo dell’era Klaebo, ma chissà che oggi il fenomeno norvegese non si potesse battere, magari con una tattica diversa e approcciando la discesa finale ed il rettilineo d’arrivo in testa. Non lo sapremo mai…
Maicol Rastelli (sci di fondo), 4: se voleva un posto per la staffetta di domenica, non ha di certo dato un bel segnale sul suo stato di forma.
Davide Graz (sci di fondo), 6,5: si qualifica e non era semplice. Questo ragazzo veniva considerato un possibile erede di Pellegrino, poi si è un po’ perso. Speriamo che la prossima guida tecnica sappia valorizzarlo nel modo giusto verso Milano-Cortina 2026, ne avremmo un disperato bisogno.
Francesco De Fabiani (sci di fondo), 5: che delusione. Non riesce a qualificarsi per la fase finale della sprint: con il passare dei turni avrebbe potuto far valere le sue doti di resistenza su un percorso molto esigente.
Alessio Trentini (speed skating), 5: conclude quintultimo nei 1500 metri, ad oltre 5″ dalla vetta. Non aveva nessuna velleità di alta classifica, ma un piazzamento migliore era plausibile.
Stefania Constantini e Amos Mosaner (curling), 10 e LODE: o forse bisognerebbe dargli 11, come le loro vittorie in questa Olimpiade. Gli invincibili che nessuno ha battuto. 9/9 nel round robin, poi semifinale e finale dominate. E che nervi saldi quando si sono ritrovati sotto 0-2 nell’atto conclusivo: lì si è visto di che pasta sono fatti questi ragazzi. L’Italia non aveva mai vinto niente nel curling, zero. Il primo trionfo è anche il più bello in assoluto, proprio quello olimpico. Il sogno è realtà, ma la giovanissima età di questi splendidi ragazzi ci suggerisce che sia solo l’inizio, peraltro in uno sport dove si gioca tranquillamente anche oltre i 40 anni.
Andrea Voetter (slittino), 7: va in crescendo e, manche dopo manche, dimostra di comprendere sempre meglio le insidie di una pista complicata. Chiude nella top10 e si conferma la migliore delle italiane, meritandosi un posto nella team relay (orfana di Dominik Fischnaller, anche se si spera di recuperare Kevin dopo il Covid).
Verena Hofer (slittino), 6: un grave errore nell’ultima manche vanifica un piazzamento tra le migliori dieci. Chiude tredicesima, dimostrando buone qualità, anche se le migliori restano di un alto pianeta. Sappiamo però che le azzurre impiegano più tempo per maturare rispetto a tedesche, austriache e russe.
Nina Zoeggeler (slittino), 6: la figlia d’arte chiude in top15 un’Olimpiade senza infamia e senza lode. E se venisse dirottata sul doppio?
Foto: Lapresse