Seguici su

Pattinaggio Artistico

Pattinaggio artistico, Aliona Savchenko: “Gli allenatori mi sparavano con pistole ad acqua, capisco Valieva”

Pubblicato

il

Il caso Kamila Valieva ha tenuto banco durante le Olimpiadi Invernali di Pechino 2022. La pattinatrice russa era risultata positiva a un controllo antidoping lo scorso 25 dicembre, ma ha avuto modo di partecipare ai Giochi. La 15enne era la grande favorita della gara femminile di pattinaggio artistico ed è balzata al comando della classifica dopo lo short program, ma successivamente è crollata mentalmente durante il free program e si è fermata al quarto posto.

Una volta uscita dal ghiaccio è stata verbalmente aggredita dalla sua allenatrice Eteri Tutberidze. Aliona Savchenko è rimasta sorpresa da quella reazione e il suo parere è particolarmente interessante poiché stiamo parlando della Campionessa Olimpica di PyeongChang 2018 (nelle coppie con Bruno Massot). La tedesca ne ha parlato ai microfoni di Eurosport Germania: “Ti fidi così tanto di quella persona, dai il tuo corpo, la tua vita. E quando sogni di vincere le Olimpiadi, dai il massimo. E ascolti il tuo allenatore. Forse è anche un segno che qualcosa deve cambiare. Se ciò non fosse accaduto, le cose sarebbero andate avanti così. Ci vuole più professionalità quando si ha a che fare con i bambini. Ci devono essere allenatori ben preparati professionalmente, soprattutto per quanto riguarda la sfera psicologica. E ci deve essere più lavoro di squadra, solo come squadra puoi raggiungere grandi obiettivi“.

Pattinaggio artistico, l’allenatrice di Kamila Valieva: “Perché hai smesso di lottare? Spiegami perché!” – VIDEO

Savchenko è stata vittime di violenze fisiche e psicologiche da parte di alcuni allenatori del passato: “Devi perdere peso. Sei troppo grassa!’, mi diceva un allenatore. Allora gli ho detto: ‘Va bene, come dovrei perdere peso?’ Mi risposto: ‘Se mangi, vomiti. Mettiti due dita in bocca. Fortunatamente, a quel punto ero già consapevole che non mi era permesso essere trattata in quel modo. Naturalmente, i bambini di 13, 14 o 15 anni lo sanno. Avevo allenatori che mi avrebbero colpito in testa con i paralama se avessi fatto qualcosa di sbagliato. Ho avuto allenatori che sparavano con pistole ad acqua nella fredda pista di pattinaggio. Ho avuto allenatore che ci hanno dato poco cibo. A volte era come una punizione: alzarsi la mattina, prima pesarsi, poi mangiare un’insalata a pranzo e niente la sera. C’era anche un allenatore che mi ha costretto ad allenarmi, anche se il mio corpo non ce la faceva. Siamo esseri umani e non macchine“.

Foto: Lapresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità