Pattinaggio Artistico
Pattinaggio artistico, Ghilardi-Ambrosini: “A Pechino 2022 vogliamo goderci ogni singolo istante”
La stagione della consapevolezza. Si potrebbe sintetizzare così quanto fatto fino a questo momento da Rebecca Ghilardi-Filippo Ambrosini, coppia di pattinaggio artistico che affronterà le Olimpiadi di Pechino 2022 in occasione sia nella gara delle coppie che del team event.
Dopo tante annate sportive passate ad accumulare esperienza, gli atleti allenati da Franca Bianconi e Rosanna Murante si sono letteralmente sbloccati, alzando vistosamente la loro asticella e ottenendo punteggi personali sempre più alti.
Non a caso, in occasione dell’ultima rassegna continentale di Tallinn gli azzurri hanno sfiorato quota 180 punti raccogliendo 178.90 nel totale, score con cui hanno conquistato un’incoraggiante quinta posizione, compiendo un significativo upgrade dopo aver centrato l’ottavo posto nel 2019.
Abbiamo intercettato Rebecca Ghilardi-Filippo Ambrosini per farci raccontare tutte le loro sensazioni prima della loro prima Olimpiade della carriera, addentrandoci inoltre nei complessi meccanismi di una specialità sui generis come quella delle coppie d’artistico.
Ragazzi, a Tallinn avete affrontato una gara difficile da protagonisti. Quali son le vostre sensazioni a quasi un mese di distanza?
Rebecca: “Siamo contenti per tante cose. Scendere nell’ultimo gruppo era uno dei nostri obiettivi e siamo stati felici di esserci riusciti, siamo stati contentissimi di centrare la quinta posizione finale. Noi eravamo reduci da un ottavo posto quindi per noi è stato un bel passo in avanti, siamo felici di essere quindi saliti di un po’ e di aver contribuito a conquistare tre pass per il prossimo anno”.
Tra l’altro è stato un upgrade arrivato nel momento giusto, anzi nella stagione giusta. Proprio in questa annata sportiva dopo tanto lavoro sono iniziati ad arrivare risultati e punteggi importanti. Cosa è cambiato in voi? Cosa ha fatto “click”?
Filippo: “Probabilmente gli obiettivi sempre più grandi che vedevamo davanti a noi, anche quindi un percorso di allenamento diverso dagli anni scorsi. Un po’ anche nella nostra testa è scattato quel quid in più che volevamo. C’è stato anche un grande lavoro per arrivare dove siamo arrivati, sia sul ghiaccio che fuori grazie al nostro team“.
E da un punto di vista pratico è cambiato qualcosa negli allenamenti?
Filippo: “Sicuramente abbiamo lavorato di più sulla tecnica, abbiamo assunto maggiore consapevolezza e sicurezza e questo fattore si è riflesso anche in gara. Ci siamo fatti vedere più sicuri e anche questo era un nostro obiettivo: rendere sicuri tutti gli elementi e apparire sempre costanti e in crescita“.
Voi avete la possibilità di misurarvi con coppie di quasi pari livello ogni giorno, penso alla “concorrenza interna” con Sara Conti-Niccolò Macii e con gli spagnoli Laura Barquero-Marco Zandron. Come vivete questo continuo confronto?
Rebecca: “Sicuramente siamo fortunati ad avere compagni di allenamento con cui ci possiamo confrontare durante la stagione, un lusso rispetto ad altre piste dove non c’è questa possibilità. Compagni di allenamenti così di un certo livello che ti aiutano a trovare quella spinta Abbiamo dei bei rapporti e ci fa piacere condividere il ghiaccio con loro“.
State per realizzare il sogno più grande, le Olimpiadi. Quali sono le vostre suggestioni?
Rebecca: “Per ora stiamo andando per cose raccontate da altri, dai racconti di c’è già stato delle cose viste in tv. Siamo sempre più emozionati e vogliamo goderci ogni singolo istante. Sarà una gara importante e impegnativa ma vogliamo godercela bene come esperienza“.
Il vostro primo ricordo Olimpico?
Filippo: “Direi Torino 2006, con Carolina Kostner portabandiera e Barbara Fusar Poli e Maurizio Margaglio in lotta per il podio“.
Oramai siete considerati una coppia d’esperienza visto i tanti anni insieme. Voi vi sareste mai aspettati qualche anno fa un dominio così tanto netto da parte della Russia, soprattutto guardando al prossimo quadriennio?
Rebecca: “Sinceramente sì, in realtà non è nulla di nuovo ai nostri occhi. Ci confrontiamo in ogni gara con almeno una coppia russa, lì non è come qui, hanno un metodo di lavoro e sono improntati in un certo modo, noi li abbiamo visti sempre come dei big“.
Filippo: “Da Sochi c’è stato un cambio radicale. Tarasova-Morozova, oggi unici rimasti, a PyeongChang erano una nuova coppia e hanno commesso qualche errore. la Russia come Paese si è preparata benissimo per le Olimpiadi di casa e poi non ha avuto nell’immediato una base forte dopo quattro anni, adesso sono arrivati dopo otto anni ad avere atleti bravissimi“.
Anche perché in linea generale il lavoro nelle coppie è più complicato rispetto alle altre specialità…
Filippo: “Sì, poi una coppia richiede un sacco di lavoro a livello di team, spesso proprio per questo si tralascia la crescita delle nuove coppie, il buco spesso deriva da questo, dal fatto che non si riesce a coltivare nuove leve concentrandosi sulle coppie più importanti”.
In ultimo, vi siete posti un obiettivo in particolare per questa Olimpiade, magari pensando anche al futuro dove ricoprirete il ruolo di prima coppia?
Rebecca: “Non abbiamo parlato di numeri, vogliamo portare i nostri programmi nel migliore dei modi ed eseguirli come sappiamo fare, di conseguenza verranno i punteggi la classifica. l’importante è fare quello e il resto sarà di conseguenza, il focus quindi è presentarsi al meglio“.
Foto: Valerio Origo