Pattinaggio Artistico
Pattinaggio artistico, Matteo Rizzo: “Stiamo portando in alto l’Italia. Il bagaglio tecnico si amplierà”
A PyeongChang 2018 è stato l’atleta rivelazione. Quattro anni dopo si presenta, malgrado la giovane età, come padre fondatore della rinascita, o meglio della nascita, di un movimento maschile più florido che mai. È pronto a disputare la sua seconda Olimpiade Matteo Rizzo, caposaldo della Nazionale di pattinaggi artistico, in gara a Pechino 2022 sia nel team event che nella gara individuale.
Da quella magistrale rassegna a cinque cerchi svolta in Corea del Sud il gioiellino seguito dal padre Valter, Franca Bianconi e Ondrej Hotarek non si è più fermato, collezionando risultati importanti come i due terzi posti nelle tappe di Grand Prix NHK Trophy (2018) e Cup Of China (2019) oltre che la medaglia di bronzo ottenuta agli Europei di Minsk, competizione dove più di altre è venuta fuori una qualità negli elementi importante, una spiccata capacità nelle componenti del programma e nel versante prettamente artistico.
Svolgendo un campus in Canada, alla corte di Brian Orser, e trascorrendo un anno a Egna sotto la guida di Lorenzo Magri, l’azzurro ha avuto modo di confrontarsi con un svariato numero di diretti avversari, crescendo in termini di esperienza e consapevolezza.
Abbiamo contattato Matteo Rizzo proprio pochi giorni prima della sua partenza per Pechino 2022, cercando di catturare tutte le sue sensazioni in vista del grande evento.
Matteo, facciamo un passo indietro. Hai dovuto rinunciare al Campionato Europeo per un problema tecnico al pattino. Cosa è successo di preciso?
“Purtroppo la mattina prima della partenza, durante l’ultima sessione di allenamento, mi è rimasta la linguetta del pattino in mano. Abbiamo provato a rimediare, siamo andati dal nostro calzolaio di fiducia che per riparare lo strappo ha dovuto apporre delle modifiche alla linguetta tirandone via un pezzo. Questo ha reso impraticabile pattinare perché il mio piede di fatto non riusciva a entrare nello scarponcino. Ci siamo ritrovati quindi a prendere dei pattini nuovi a meno di ventiquattro ore dalla partenza e abbiamo trovato improbabile svolgere una gara fatta bene. La decisione mia e del team è stata quindi quella di preservare il fisico perché sarei andato incontro a degli sforzi molto particolari in ottica Olimpiadi“.
Quella degli Europei era un po’ la tua gara, quella dove di solito la tua superiorità qualitativa viene fuori. Hai avuto modo di guardare con attenzione la rassegna?
“Mi è dispiaciuto non poter partecipare. La prima parte di stagione prometteva molto bene e non essere della partita è stato per me un colpo, ma a volte bisogna fare delle rinunce ed è il primo anno per me che ne faccio una così importante. Il Campionato comunque comunque l’ho visto tutto, l’ho trovato molto interessante, non solo per i risultati di Daniel Grassl o di Charlène Guignard-Marco Fabbri ma per quelli di tutta la squadra in generale che si è confermata la seconda forza europea dopo la Russia. Per noi questo è molto importante ed è importante avvicinarci sempre di più alla Russia. Daniel, come gli ho scritto in privato, ha fatto una bellissima gara: con i nostri risultati riusciamo a far conoscere sempre di più il nostro sport in Italia”.
Tra l’altro tu hai avuto modo di conoscere Daniel durante il tuo trasferimento a Egna. Ma come mai hai deciso di ritornare a Bergamo proprio in questa stagione olimpica?
“Per me è stato utilissimo allenarmi a Egna, sentivo che mi serviva un cambiamento ed è andata bene. Ho avuto la possibilità di conoscere Daniel, Gabriele e tutte le persone di lì e questo non ha fatto altro che rafforzare il rapporto che avevamo già. Durante l’estate però ho sentito delle mancanze a livello personale, vivevo lontano dalla mia famiglia in una realtà difficile da capire se non sei del luogo, poi per altri motivi ho deciso di tornare a Bergamo non solo per riavvicinarmi alla mia famiglia ma per ritrovare un po’ di serenità personale“.
Ci hai sempre abituati a dei programmi a sorpresa, magari scelti d’improvviso per stupire tutti. Anche il corto di quest’anno, interpretato sulle musiche dei Måneskin, non è stato da meno…
“Il corto di quest’anno è stato un azzardo; è una musica molto particolare che piace tanto ai giovani ma che in qualche modo spezza le giurie, c’è chi lo apprezza di più chi meno. lo abbiamo costruito all’ultimo minuto in quanto l’ho montato a settembre e mi sono ritrovato a fare i conti a metà stagione con tante domande; non è facile dividere così tanto le giurie. Abbiamo avuto adesso tanto tanto tempo per pensare e vediamo quello che succederà a Pechino“.
La tua situazione è particolare. A PyeongChang eri un po’ la rivelazione, adesso quattro anni dopo ti presenti in Cina un po’ come padre del rinascimento del singolo maschile, mai florido come questo periodo. Senti un po’ questa responsabilità?
“Ho analizzato spesso anche io questa situazione. A PyeongChang ero quello nuovo, quest’anno non sono il più esperto ma sono sul podio dopo Marco e Charlène e Nicole Della Monica e Matteo Guarise. Io ad ogni modo, dopo ogni competizione che faccio con Daniel e Gabriele, ci tengo tantissimo a sottolineare che non importa chi vince, ma che tutto ciò che stiamo facendo è importantissimo per il movimento italiano e per il nostro settore. Io sono reduce da quadrienni magri di risultati in campo maschile, ho sempre sognato di poter vedere costantemente un maschio italiano portare risultati: tutti insieme ci stiamo riuscendo ed è davvero fondamentale per far crescere il nostro sport in Italia“.
Parlando di layout, immaginiamo non ci saranno particolari modifiche per l’evento a cinque cerchi…
“Sì, non sono mai stato un grande saltatore, sono un pattinatore che punta sul lato artistico, il layout sarà quindi quello di questa stagione senza particolari sorprese“.
Però in passato ti abbiamo visto al lavoro sul quadruplo loop. Ci saranno nuovi quadrupli a partire dal prossimo quadriennio?
“Il loop l’ho dovuto accantonare per un momento perché a livello tecnico durante la partenza ho riscontrato dei problemi al menisco, quindi ha bisogno di più calma per essere lavorato. A inizio stagione ho lavorato il quadruplo salchow e sono riuscito ad atterrarlo in allenamento svariate volte; è ancora un elemento fresco e non ci sentiamo di inserirlo in gara. Per il prossimo quadriennio comunque il bagaglio tecnico si amplierà“.
Ti sei posto un obiettivo in particolare per la tua seconda Olimpiade?
“No, l’Olimpiade è una gara a parte, non fa testo con nessun’altra; la cosa importante è vivere tutte le emozioni che ti da questa gara, non ne troverai nessun’altra di simile fino alla prossima Olimpiade. Non mi concentro per questo motivo sui numeri come potrei fare a un Europeo o a un Mondiale ma mi concentro più sulle emozioni da vivere durante il programma”.
Foto: LaPresse