Pechino 2022, i trionfi dell’Italia: genialità, ma poca organizzazione
E’ un giorno speciale. L’8 febbraio rimarrà nel cuore degli appassionati perché Stefania Constantini e Amos Mosaner hanno scritto la storia. Il doppio misto del curling ha vinto la medaglia d’oro alle Olimpiadi Invernali di Pechino e per l’Italia è la prima medaglia in assoluto ai Giochi, come anche ai Mondiali. Nessuno poteva prevedere un riscontro del genere e la portata della prestazione dei ragazzi del Bel Paese assume dei connotati epici anche perché Stefania e Amos non hanno conosciuto sconfitta nella manifestazione a Cinque Cerchi: undici vittorie in altrettanti incontri.
Storia quindi, come è stata storia la prima medaglia di una donna italiana nello speed skating: Francesca Lollobrigida ha ottenuto un argento pesantissimo nei 3000 metri lei che, dedizione e tanto amore per il pattinaggio velocità pista lunga, ha saputo trasformarsi da campionessa sulle rotelle ad atleta affermata sul ghiaccio.
E che dire delle medaglie vinte da Arianna Fontana, dieci podi olimpici come Stefania Belmondo e atleta dello short track con più medaglie alle Olimpiadi, o di Federica Brignone e di Federico Pellegrino, tinti d’argento nel gigante femminile di sci alpino e nella sprint a tecnica libera di sci di fondo, dando seguito ai podi di quattro anni fa a PyeongChang. Non si può dimenticare poi quanto fatto da Dominik Fischnaller, bronzo nello slittino, riscattando quell’amaro quarto posto di quattro stagioni fa.
Dati alla mano, per la prima volta nel percorso agonistico dell’Italia alle Olimpiadi Invernali, la selezione nostrana ha ottenuto sette medaglie nelle prime quattro giornate e il precedente di cinque a Lillehammer 1994 è stato dunque messo in un cassetto.
Tuttavia, non è tutto oro quel che luccica e una riflessione che viene in mente è la seguente: ma quanti meriti ci sono dal punto di vista organizzativo in Italia rispetto a queste imprese? La domanda sorge spontanea rispetto alle criticità lamentate da Fontana e Lollobrigida, costrette ad andare all’estero (Ungheria e Olanda) per avere strutture e anche un confronto più adeguato alle proprie esigenze. Si pensi poi alla questione “pista” per lo slittino.
Ecco che, in questo senso, i risultati che stanno arrivando hanno il tipico connotato italico della genialità e della sregolatezza, inquadrando con quest’ultimo termine la base strutturale non appropriata. Il pericolo, non nuovo, è che la portata emotiva di questi risultati possa un po’ nascondere delle problematiche. Un discorso inquadrabile anche per il curling, tenendo conto di una partecipazione non numerosa e di aspetti legati all’impiantistica poco favorevoli.
Pertanto, i riscontri esaltanti degli atleti azzurri assumono fattezze diverse e forse più importanti per loro stessi, considerando un contesto non adeguato allo spirito competitivo che rassegne come i Giochi richiedono.
Foto: LaPresse