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Sci Alpino
Sci alpino, Innerhofer ha ragione: dove sono i giovani? Il vuoto nella velocità, attesa per Franzoni e Della Vite
Le Olimpiadi di Pechino 2022 stanno ormai per volgere al termine ed è tempo di tracciare un bilancio. Sicuramente è negativo quello dello sci alpino maschile, che per la seconda edizione consecutiva dei Giochi non riesce a conquistare nemmeno una medaglia. Una spedizione fallimentare quella azzurra, con neanche un piazzamento tra i primi cinque e solo tante polemiche e problemi anche all’interno dello stessa squadra (il caso Marsaglia-Casse ne è la dimostrazione).
Da PyeongChang a Pechino il copione è rimasto purtroppo lo stesso, ma anche gli interpreti non sono praticamente cambiati tra un’Olimpiade e l’altra. Si è parlato di un’Italia vecchia, sempre con gli stessi atleti, ormai logori e quasi alla fine della loro carriera. Christof Innerhofer, però, ha replicato anche in maniera corretta a questa critica, chiedendosi dove sono realmente i giovani che possono sostituire i “vecchi” della Nazionale.
Il velocista altoatesino ha perfettamente ragione, perchè la vera accusa da fare a tutti i tecnici azzurri è quella di aver completamente bucato le ultime due generazioni di atleti. Un vuoto totale alle spalle dei soliti nomi, un ricambio generazionale completamente inesistente ed anche quei ragazzi che magari avevano brillato a livello juniores si sono persi completamente nel corso delle stagioni.
La situazione più preoccupante riguarda la velocità. In discesa e superG la paura è quella che l’Italia possa ancora affidarsi al solo Dominik Paris nel quadriennio che porterà a Milano-Cortina 2026. Il settore velocità è in una crisi profondissima e i risultati ottenuti dai senatori (Paris, Fill, Innerhofer) hanno hanno nascosto completamente i problemi di un’Italia che non ha saputo investire sui giovani e far cresce un movimento alle spalle di questi campioni.
Ci si è messa anche un po’ di sfortuna come nel caso di Florian Schieder, che per una serie di infortuni molto gravi non è mai riuscito a spiccare il volo. Le speranze erano state riposte anche su Emanuele Buzzi, ma con gli anni il nativo di San Candido si è completamente perso nel corso delle stagioni. Un futuro che potrebbe essere raccolto da Matteo Franzoso, ma il ligure finora non si è praticamente mai visto in Coppa del Mondo (non hanno veramente senso i due superG oltre il 50° posto disputati) e ha fatto intravedere qualcosa in Coppa Europa, vincendo un superG a Zinal sul finire dello scorso anno. Va rimarcato che si sta parlando solo di superG, mentre in discesa resta ancora un buco nero sempre molto evidente.
Da Matteo Franzoso a Giovanni Franzoni. Il nativo di Manerba del Garda è probabilmente il miglior prospetto che l’Italia possiede tra gigante e superG, le due specialità in cui finora è sceso in pista in Coppa del Mondo (la discesa è un progetto sicuramente nel cassetto). Un ragazzo dall’ottimo potenziale, come dimostrano le tre vittorie in Coppa Europa, tutte in superG, ma con anche un podio in gigante ed uno in combinata. Ad Adelboden poi qualche settimana fa sono arrivati anche i primi punti in Coppa del Mondo in gigante, che possono rappresentare un punto di partenza. L’obiettivo è quello di arrivare a Milano-Cortina 2026 come un possibile protagonista.
La speranza è che Franzoni non sia un caso isolato e che possano esserci anche degli altri azzurri pronti a creare quella sana concorrenza interna che fa crescere tutto un movimento (il settore femminile insegna). Un possibile rivale casalingo può essere quel Filippo Della Vite, che vanta anche già due Top-20 in Coppa del Mondo (Bansko ed Alta Badia) sempre in gigante. Un altro ragazzo da far cresce in una specialità che al momento vede praticamente il solo Luca De Aliprandini e che ha visto negli anni scomparire completamente ragazzi dal buon talento come Roberto Nani e Giovanni Borsotti, anche se quest’ultimo continua a centrare qualche piazzamento tra i primi venti.
A salvarsi dalla rivoluzione azzurra potrebbe essere lo slalom, anche se la storia di Giuliano Razzoli deve insegnare qualcosa. Alex Vinatzer è giovanissimo, ma è arrivato il momento di un repentino cambio di rotta sia tecnico sia mentale. Non si può accettare che un ragazzo dotato di quel talento sia uscito nel 50% degli slalom disputati e dunque il compito degli allenatori è proprio quello di lavorare su questo aspetto, perchè il rischio di perdersi tra un’uscita e l’altra è davvero dietro l’angolo. In slalom si può fare affidamento anche sul classe 1995 Tommaso Sala, non giovanissimo, ma in grado quest’anno di issarsi stabilmente tra i primi quindici.
FOTO: LaPresse