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Sci di fondo, il flop della Norvegia nella staffetta femminile: Johaug e compagne fuori dal podio!

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Stavolta la giornata no per la Norvegia arriva al femminile. Comincia con un aggancio con caduta, finisce con Haga che non riesce più a tenere il ritmo di Sundling e Parmakoski per la medaglia di bronzo. E per le prospettive iniziali, questo quinto posto sta non stretto, di più, ai norge che a ben altro puntavano.

Ma andiamo con ordine. Nella parte iniziale della gara, con la prima frazione affidata a Tiril Udnes Weng, c’è stato un agganciamento degli sci con la lettone Patricija Eiduka. Risultato: caduta e tantissimo terreno perso, già quasi decisivo e con l’obbligo per Therese Johaug di rientrare almeno per il bronzo.

Detto, fatto: la numero 1 del paese Scandinavo riaggancia le quattro davanti, ma non le stacca perché già è stato elevato lo sforzo per rientrare. Ed è da qui che nasce tutto il resto della questione: Helene Marie Fossesholm prova ad assestare un colpo decisivo, ma non le riesce e a quel punto per Ragnild Haga, contro Jonna Sundling e Krista Parmakoski, tutto si trasforma in qualcosa di difficile. Che, infatti, porta a uno dei risultati più complessi da accettare per il team norge.

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Ambizioni alte, si diceva: alte e giustificate, visto che in linea teorica almeno un posto sul podio era dato per certo. Due variabili sono però intervenute: una è la caduta, l’altra la clamorosa prova della Germania, in grado di sopperire alla mancanza di quello stesso talento che c’era solo 15 anni fa. Questo fattore ha cambiato ogni carta in tavola.

La caduta ha fatto sì che Johaug, invece di usare la sua frazione per l’allungo, abbia dovuto utilizzarla per rientrare, senza poter creare ben altro tipo di gara, in cui magari il duello con il Comitato Olimpico Russo ci sarebbe stato. Oppure ci sarebbe stato un allungo solitario, non si potrà mai sapere.

Si tratta del secondo risultato che non rispecchia pienamente le speranze norvegesi: era già capitato un mancato podio nello skiathlon maschile, ma era noto che quella gara avesse un fattore di rischio legato a questa possibilità, data l’estrema competitività in scena. Qui, invece, viene pagata fondamentalmente la necessità di utilizzare Johaug in classico, dove è sempre difficilissima da battere, ma è paradossalmente meno forte che a tecnica libera. Adesso in casa Norvegia si sa dove lavorare: su una seconda alternativa credibile in classico.

Foto: LaPresse

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