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Tennis, Fabio Colangelo: “Sinner è un cantiere aperto. Difficile che Berrettini possa battere Nadal”
Valutazioni in libertà. Il tennis ha lasciato il segno nel primo mese del 2022 e gli Australian Open sono stati l’evento clou da seguire. In casa Italia si è potuto festeggiare un risultato storico: Matteo Berrettini in semifinale, cosa che non si era mai nella tradizione italica. Certo, l’uscita di scena tanto chiacchierata di Novak Djokovic ha alterato i valori, ma il merito di Matteo è stato quello di affrontare un bel percorso e di acquisire ulteriore consapevolezza.
Lo stesso discorso può essere valido per Jannik Sinner, ai quarti a Melbourne e fermato dal Covid prima del torneo di Rotterdam, ma nel suo caso anche per questioni anagrafiche e di entità di sconfitta bisogna analizzare in maniera diversa. Un Major in cui poi la firma dei “mostri sacri” è arrivata, contrariamente alle attese. Non c’è Djokovic? Ecco il redivivo Rafael Nadal che piazza il colpo ed entra nella storia con il 21° Slam in carriera.
Per approfondire questi temi ci siamo rivolti al Tecnico FIT del Circolo tennis della Stampa Sporting di Torino, nonché commentatore tecnico di Eurosport, Fabio Colangelo.
Fabio, l’epilogo della Finale tra Nadal e Medvedev è stato favorevole allo spagnolo. Sorpreso?
“Sinceramente quando c’è Rafa in campo tutto è possibile, però francamente, per come si era messa la partita, non pensavo che potesse vincere. Nei primi due set Medvedev era in controllo e l’iberico doveva inventarsi i numeri per essere davanti nel punteggio. Poi qualcosa nel terzo set è cambiato, le palle break non sfruttate dal russo hanno pesato enormemente e Medvedev si è un po’ innervosito. Certo poi Nadal ci ha messo tanto del suo…”
Un riscontro che alimenta la solita discussione del confronto generazionale, con i vecchi leoni che a livello Slam sono sempre vincitori nonostante un’età agonistica avanzata. Come mai?
“E’ chiaro che quei tre (Nadal, Federer e Djokovic) quando sono a un buon livello hanno un margine rispetto agli altri importante e questo è ancor più evidente in match al meglio dei cinque set. Inoltre io credo che ci sia anche un qualcosa di mentale“.
Una sorta di timore reverenziale?
“No, ma forse più l’idea di dover battere un giocatore ritenuto leggendario. La sensazione è che la forza di questi giocatori hanno venga percepita in maniera ancor più importante dall’avversario per effetto non soltanto del tennis espresso, ma dal peso della personalità“.
Medvedev può essersi innervosito per questo?
“Difficile da dire. Si fanno delle ipotesi e magari anche il pubblico in un certo modo ha inciso. Dico questo perché comunque il russo ha vinto uno Slam e battuto Djokovic in tre set per cui non è l’ultimo arrivato. Tuttavia, a livello mentale, qualcosa è scattato da quel terzo set“.
Un torneo in cui abbiamo potuto apprezzare anche il bel percorso di Berrettini. Un’avventura estremamente positiva, ma nell’ultimo match contro Nadal si sono evidenziate le differenze che ci sono. Tu che idea ti sei fatto?
“Sinceramente Nadal, ancor più di Djokovic, è l’avversario peggiore per Matteo. Le sue giocate in top-spin sul rovescio dell’azzurro sono micidiali e quindi non è facile trovare delle contromisure. Per cui quando c’è un confronto del genere e lo spagnolo gioca bene per lui è dura“.
Berrettini, però, in conferenza stampa ha detto di aver avuto un approccio non ottimale al match e di non aver espresso al meglio il proprio tennis, cosa che invece è avvenuta nel terzo set. Frutto di un calo anche di Nadal?
“Direi di sì, anche perché Rafa ha giocato anche più indietro nella terza frazione probabilmente per gestirsi fisicamente. Comunque quelle parole di Berrettini io le interpreto come una consapevolezza di poter battere Nadal e quindi che tutto debba dipendere da te, anche se secondo me per caratteristiche è difficile che lui ci riesca“.
Quindi, se Matteo dovesse incontrare ancora una volta Nadal, c’è poco da fare?
“Dipende più dallo spagnolo che da Berrettini per quanto detto. Matteo dovrebbe disputare una partita ai limiti della perfezione. Avere un rendimento elevatissimo con dritto e servizio ed essere più incisivo in risposta da entrambi i lati“.
In queste condizioni, quindi, è possibile vincere uno Slam?
“Per me sì, anche perché non è che Nadal e anche Djokovic saranno eterni. Certo, hanno dimostrato una straordinaria longevità, però prima o poi anche loro… Del resto, Berrettini è andato vicino a vincere Wimbledon e può puntare a vincerlo o perché no anche sulla terra“.
Sul rosso di Parigi?
“Perché no…L’azzurro è nato su quella superficie, la conosce, la terra francese è veloce e lui l’anno scorso ha fatto Finale a Madrid e, forse, nel computo degli scontri diretti con Djokovic la partita di Parigi è stata la migliore. Sulla terra ha più tempo per rispondere e quindi potrebbe davvero fare bene. Certo, ribadito il discorso della chiusura di carriera dei titani“.
Venendo a Jannik Sinner, su Eurosport vi siete espressi in maniera chiara: torneo sufficiente e nulla più. Non siete stati un po’ “cattivi”?
“Sinceramente la valutazione di sufficienza e nulla più è un complimento a Jannik. Da parte mia c’è la considerazione che l’altoatesino sia già un giocatore forte e per questo, visto il tabellone che aveva, arrivare ai quarti di finale era fare il suo. Certo, perdere contro Tsitsipas non è un disonore, ma onestamente non condivido il parere di chi ha giudicato il suo percorso come meraviglioso“.
Partita contro Tsitsipas che ha evidenziato le mancanze nel gioco di Sinner?
“Sai, alla fine cosa possiamo dire. Lui al momento ha un gioco che comunque gli ha consentito di fare partita con Medvedev alle ATP Finals e di vincere cinque tornei ATP a 20 anni. E’ chiaro che quando giochi contro un tennista che ha più armi, fai fatica. Secondo me dobbiamo avere la pazienza di aspettare anche perché se guardiamo a Tsitsipas all’età di Jannik era attorno alla posizione n.30, mentre l’azzurro è n.10. Per questo, dal punto di vista tecnico, Sinner è ancora un cantiere aperto“.
Foto: LaPresse