Tennis
Vincenzo Santopadre: “A Matteo Berrettini non manca niente per vincere uno Slam. Il rovescio è migliorato, il nostro rapporto non è cambiato”
Matteo Berrettini è nella storia del tennis italiano. L’azzurro ha lasciato l’Australia. 36 giorni di allenamenti e partite nelle quali l’azzurro ha raggiunto un traguardo inedito entro i nostri confini: il penultimo atto degli Australian Open aveva i crismi del mai visto e sentito.
Berrettini ha dato un altro scossone, collezionando il terzo penultimo atto in un Major, diventando il primo italiano a farlo in tre Slam differenti. Risultati importanti che hanno cambiato la classifica del romano, attualmente n.6 del mondo e secondo azzurro di tutti i tempi come posizionamento nell’era Open alle spalle del solo Adriano Panatta (n.4 ATP nel 1976).
Un percorso da 8/9 in pagella, suggellato dalla semifinale contro Rafael Nadal e vinta dalla spagnolo che qualcosa ha lasciato in termini di apprendimento e anche di amarezza. Per parlare di questo ci siamo rivolti al tecnico del tennista del Bel Paese, Vincenzo Santopadre, che ha chiarito aspetti rilevanti nell’avventura a Melbourne.
Vincenzo, il bilancio dell’esperienza in Australia qual è?
“Ovviamente, è un bilancio estremamente positivo. Arrivare in semifinale in questo Slam è la conferma dello status raggiunto da Matteo e della sua consapevolezza di giocatore di alto livello. Non si può che essere soddisfatti di quanto ha ottenuto e sono certo che da questo percorso ne è uscito migliore“.
Un percorso che però presentava qualche punto interrogativo: una preparazione incompleta per l’infortunio alle ATP Finals e i dubbi su quale sarebbe stata la condizione di Berrettini al Major. E’ rimasto sorpreso da come Matteo abbia giocato?
“Sinceramente no. Nonostante quanto ha detto sia corretto su una preparazione accelerata e incompleta, Berrettini non ci ha messo molto a trovare una buona forma. Pur avendo una mole non trascurabile, ha avuto buone sensazioni in allenamento e questo sicuramente gli ha dato fiducia prima e durante il torneo“.
Fiducia che gli ha permesso di esprimere il proprio miglior tennis contro avversari di non poco conto come Alcaraz, Carreno Busta e Monfils, ma con Nadal cosa è successo? Matteo ha riferito in conferenza stampa di non aver approcciato nel modo corretto alla partita. Da cosa è dipeso?
“Ha fatto fatica a entrare in partita anche perché i colpi con cui doveva fare male a Rafa, ovvero servizio e dritto, non hanno funzionato anche per merito dello spagnolo, perfetto nella gestione tattica del match. A mio parere è un discorso di esperienza. Berrettini, nei fatti, era alla terza semifinale di un Major e mentalmente non era semplice contro uno che ha un palmares leggendario, premiato poi dalla vittoria in questa edizione degli Australian Open. Può essere dipeso dalla tensione, di cui si è un po’ sgravato dal terzo set in cui ha reagito ed espresso quanto sa fare. Poi peccato nel quarto parziale per la gestione di alcuni scambi, perché l’inerzia della partita sembrava cambiata e al quinto…“.
Dunque, che lezione può apprendere Berrettini dal ko contro Nadal?
“C’è l’evidenza che quando ha giocato al suo meglio è stato all’altezza dell’avversario e probabilmente con un pizzico di esperienza in più la partita avrebbe potuto prendere una piega diversa. Non sto dicendo che avrebbe vinto, ma che lo sviluppo sarebbe stato differente“.
E quindi cosa manca a Matteo per vincere uno Slam?
“Sinceramente io credo che abbia già tutte le chance, magari acquisire ancor più consapevolezza nella gestione di una partita così importante. E’ stato a due set dal vincere Wimbledon l’anno scorso, per cui io non penso ci siano chissà quali cose che debba fare per centrare questo obiettivo“.
Tanti, però, contestano a Berrettini l’efficacia del rovescio che contro giocatori qualificati come Nadal è un punto debole chiaro. Lei cosa ne pensa?
“A parer mio il rovescio è il colpo che negli ultimi tre anni ha più migliorato Matteo e anche contro Nadal, nel terzo set, abbiamo notato risposte e colpi vincenti. Nel tennis però vince chi fa più punti e lui ha nel servizio e nel dritto le sue arme principali. Mi sembra evidente che, soprattutto nei primi due parziali, le sue percentuali con questi fondamentali siano state al di sotto dei suoi standard“.
In merito alla gestione dello scambio, è noto il fatto che Berrettini cerchi sempre di aprirsi il campo con il dritto anche da posizioni in cui sarebbe meglio colpire con il rovescio. Un movimento che talvolta può portare a usare questo colpo in situazioni non di grande equilibrio. Può essere una causa degli infortuni avuti?
“No, non penso perché il lavoro a cui lei si riferisce è all’altezza degli arti inferiori e l’esecuzione corretta o meno del colpo dipende da come ci si arriva sulla palla. Inoltre, ritengo che l’uso di un colpo a cambiare l’inerzia dello scambio sia fondamentale nel gioco di Matteo e quindi, dal mio punto di vista, non rappresenta un problema per lui. Semmai la potenza che sviluppa con il dritto fa male ai suoi avversari“.
Un Berrettini che con il suo gioco può mettere in difficoltà chiunque, ma Vincenzo Santopadre fatica a gestire un tennista che è a tutti gli effetti sempre più un personaggio pubblico, ricordando la presenza al Festival di Sanremo?
“No, per fortuna il nostro rapporto è sempre lo stesso. Certo, alcune cose sono cambiate, entrambi siamo maturati, ma le basi sono le medesime e questo sicuramente è un vantaggio nella gestione del nostro lavoro“.
A conclusione, come procederà la vostra programmazione?
“Andremo a Rio de Janeiro (Brasile) e ad Acapulco (Messico), poi ci sarà l’appuntamento con il turno di qualificazione in Coppa Davis a precedere Indian Wells e Miami. Un calendario fitto di impegni in cui la priorità sarà sempre la salvaguardia della salute di Matteo per evitare ulteriori stop come nel 2021“.
Foto: LaPresse