Combinata nordica

Combinata nordica, il settore femminile è il motore per uscire dal pantano in cui è finita l’Italia

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La Coppa del Mondo di combinata nordica si è conclusa il 13 marzo con il trionfo assoluto della Norvegia. In campo maschile Jarl Magnus Riiber, rallentato da un acciacco alla schiena a gennaio, ha coronato una splendida rimonta ai danni dell’austriaco Johannes Lamparter, conquistando la quarta sfera di cristallo consecutiva grazie a un impressionante filotto di affermazioni nelle gare post-olimpiche. Nel settore femminile, invece, Gyda Westvold Hansen ha instaurato un autentico monopolio, primeggiando in 7 delle 8 competizioni andate in scena. L’Italia è rimasta ben lontana da queste logiche fra gli uomini, mentre tra le donne si è tolta importanti soddisfazioni.

Partiamo proprio dalle note liete, ovverosia dalle ragazze. Annika Sieff ha chiuso una stagione in cui ha centrato tutti gli obiettivi della vigilia. A novembre si era scritto come la teenager trentina partisse per chiudere la classifica generale tra le prime sei e arpionare una medaglia ai Mondiali junior. Missione compiuta, perché ha concluso la graduatoria assoluta di Coppa del Mondo al posto e, complice l’assenza causa Covid di Westvold Hansen, alla rassegna iridata giovanile si è addirittura fregiata dell’oro. Difficile ottenere più di così, quindi solo applausi per la diciottenne di Varena. Al tempo stesso la navigata Veronica Gianmoena ha disputato un inverno in linea con le aspettative, classificandosi costantemente attorno alla decima piazza e ritornando al suo valore pre-infortunio. Si resta in attesa di capire se Daniela Dejori e l’infortunata Lena Prinoth potranno recuperare appieno dai problemi fisici di diversa natura che le stanno affliggendo, ma complessivamente si può affermare che il settore femminile della combinata nordica italiana mandi in archivio un 2021-22 indiscutibilmente positivo, al quale non è mancato poi molto per poter essere definito addirittura trionfale.

Non si può dire altrettanto dell’ambito maschile, che anzi incamera un 2021-22 deficitario. L’unica eccezione è Raffaele Buzzi, il solo azzurro a essere cresciuto di rendimento rispetto al passato, tanto da diventare il numero uno del movimento. Certo, viviamo una situazione simile allo sketch del film “Scuola di ladri”. Quando il truce istruttore dello sgangherato trio composto da Lino Banfi, Paolo Villaggio e Massimo Boldi chiedeva un volontario per qualche tragicomica esercitazione, gli ultimi due facevano sempre un passo indietro, dando l’impressione che il primo si fosse effettivamente proposto. Ebbene, non è proprio il caso di Buzzi, perché il ventiseienne friulano è progredito per davvero. Cionondimeno, se è diventato leader della squadra è perché Alessandro Pittin, Samuel Costa e Aaron Kostner di passi indietro ne hanno fatti tre, tanto da eclissarsi totalmente. Il citato terzetto, di fatto, nel 2021-22 non è esistito. Qualche punticino di Coppa del Mondo raccolto dal trentaduenne carnico e dal ventinovenne gardenese, mentre il più giovane del lotto ha faticato persino in Continental Cup. Francamente, c’è poco da aggiungere a quanto già scritto nella seconda parte dell’articolo pubblicato un mese fa, del quale viene fornito il link, prima di proseguire la riflessione.

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I concetti espressi valgono anche oggi e, da parte di chi scrive, sono più volte stati ribaditi anche nelle telecronache su Eurosport. Si metta un bel punto, si tracci una linea per sottolineare come il capitolo sia chiuso e si volti pagina. Perché sarebbe un peccato disperdere quanto di buono c’è nella combinata nordica maschile. Quella femminile diventerà disciplina olimpica, ben presto la prova a squadre miste assegnerà medaglie e l’Italia può ancora dire la propria. Sì, anche per le medaglie iridate, perché no? C’è una batteria di teenager da sviluppare e far crescere anche tra i maschi, magari seguendo il traino delle ragazze, che possono aiutare gli uomini a uscire dall’attuale stagnazione.

Attenzione però. Affinché questo accada davvero è necessario fare autocritica, mettendo da parte definitivamente rancori, campanilismi e beghe di bassissima lega che posso avere un peso solo dietro le quinte famigliari o in qualche ufficio. Nulla a che vedere, quindi, con il contesto agonistico. Da qui parte un appello a tutti i protagonisti dell’ambiente, nessuno escluso. Per favore, fate autocritica. Guardate dov’era la combinata nordica italiana qualche anno fa e guardate dove siete adesso. Tutte le tensioni, le guerre personali e le coltellate alle spalle a cosa hanno portato? All’acquitrino attuale. È stato produttivo? No. È servito a qualcosa? No. Allora, ha senso proseguire sulla stessa strada? No.

Dunque punto a capo, linea, voltare pagina e tabula rasa di quanto è stato. Si riparta da ciò che c’è di buono, perché qualcosa c’è, abbandonando marciume e veleni. Serve solo l’umiltà di riconoscere i propri errori e di metterseli alle spalle. C’è un’edizione dei Giochi olimpici di casa in arrivo. Vogliamo, per una volta, arrivarci nelle migliori condizioni possibili, sfruttando al massimo il potenziale di una disciplina che potrebbe regalare qualche soddisfazione? La risposta la conosciamo tutti. Bisogna però mettersi nelle condizioni di passare dalle parole ai fatti.

Foto: La Presse

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