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F1, Ferrari in Bahrain segue la filosofia del Cobra Kai: “Colpisci per primo, colpisci forte, nessuna pietà!”

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Quanto accaduto ieri a Sakhir durante il Gran Premio del Bahrain ha dell’incredibile, perché gli effetti dell’attesissima e chiacchieratissima rivoluzione regolamentare studiata da Liberty Media sono passati in secondo piano rispetto all’esito della gara! La Ferrari è infatti tornata a vincere dopo due anni e mezzo, interrompendo la seconda sequenza negativa più lunga di sempre. Non solo. Il Cavallino Rampante ha firmato una doppietta che fa pensare davvero in grande, soprattutto guardando ai risultati delle altre monoposto spinte dalla power unit di Maranello.

Kevin Magnussen quinto con la Haas, che raramente si è piazzata meglio. Guanyu Zhou a punti all’esordio assoluto in F1 con una rivitalizzata Alfa Romeo, esaltata anche dal sesto posto del sempre coriaceo Valtteri Bottas. Quattro propulsori Ferrari nelle prime sei posizioni, montati su tre vetture diverse. Un risultato che avrebbe sicuramente reso orgoglioso il Drake, il quale faceva della qualità dei propri motori un motivo di vanto e un punto d’onore. La nuova power unit è “Superfast” non solo di nome, anche di fatto! In tal senso, avere il propulsore più efficiente del lotto è un ottico viatico se si guarda all’obiettivo di riportare l’Iride a Maranello.

Attenzione però ai facili entusiasmi. In primis perché la stagione è eterna. Abbiamo archiviato solamente la prima delle ventidue gare in programma. Il Mondiale non è uno sprint, ma una maratona. Non serve solo la velocità di Marcell Jacobs, bensì anche la resistenza di Stefano Baldini. In secondo luogo il deserto del Bahrain, in passato, ha generato dei miraggi che hanno obnubilato proprio i ferraristi. Nel 2010 fu doppietta all’esordio, proprio come ieri, a cui però seguì una serie di gare sofferte. Nel 2019 a Sakhir la SF90 era la vettura da battere, ma si trattò di un episodio in un anno perlopiù dominato dalle Mercedes. Quindi calma e sangue freddo. Pregustare una marcia trionfale verso il titolo iridato è alquanto prematuro. Le sensazioni sono ottime, ma servono delle controprove.

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Di certo c’è che ieri il Cavallino Rampante ha impressionato in positivo, poiché è stato tutto perfetto. Piloti, vettura, pit-stop. Appunto, ogni cosa è andata per il verso giusto, compreso il ritiro dell’avversario più pericoloso. Non sarà sempre così, la ruota prima o poi girerà in maniera differente e lì bisognerà essere bravi a contenere i danni, perché i Mondiali si vincono anche con i piazzamenti. Dunque è imperativo tenere i piedi per terra. Di sicuro correre a Jeddah già questa domenica è solo un bene, perché ora come ora la Ferrari è la vettura più competitiva, mentre la Mercedes e la Red Bull sono, in maniera diversa, ancora acerbe.

Orbene, se il buongiorno si vede dal mattino, l’alba del 2022 annuncia un’annata potenzialmente splendida per i ferraristi. La F1-75 è nata benissimo, le squadre clienti sono estremamente competitive e i rivali designati sono costretti a inseguire. Capitalizzare al meglio questa fase della stagione in cui si può essere superiori potrebbe rivelarsi importantissimo più avanti, quando i valori in campo potrebbero cambiare. È dunque il momento di seguire la filosofia del dojo Cobra Kai del film Karate Kid. “Strike first. Strike hard. No mercy”, ovvero “Colpisci per primo. Colpisci forte. Nessuna pietà”. È proprio quello che il Cavallino Rampante ha fatto in Bahrain, mandando un chiaro messaggio a tutti gli avversari: “Tremate, tremate… Le Rosse son tornate!”.

Foto: La Presse

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