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F1, i guai della Mercedes: la W13 è ancora indietro rispetto alle previsioni con difetti difficili da sistemare in fretta

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Era il 12 dicembre 2021. Gran Premio di Abu Dhabi, ultimo atto dello scorso Mondiale di Formula Uno. Lewis Hamilton veleggiava indisturbato verso il suo ottavo titolo iridato grazie ad un finale di stagione straordinario. Le vittorie nel Gran Premio del Brasile, Qatar e Arabia Saudita, erano state rese possibili dall’ultima evoluzione del motore sulla W12, con oltre 1000 cavalli a sospingere la macchina con il numero 44 sulla livrea.

Il finale della gara di Yas Marina, con il suo strascico infinito di polemiche, aveva ufficializzato Max Verstappen come nuovo campione del mondo, ma non modificava l’assunto che la vettura di Brackley fosse la più dominante, e non solo per la potenza clamorosa della Power Unit di Lewis Hamilton. Fast forward. Sono passati solamente 105 giorni e due Gran Premi da quella data, ma il mondo sembra essersi capovolto.

Non solo la Mercedes appare lontana anni luce da quel livello di competitività, ma la nuova W13 dà la nettissima sensazione di essere ancora in ampio ritardo rispetto alla tabella di marcia. I test pre-stagionali avevano fatto drizzare le prime antenne in seno alla scuderia anglo-tedesca, ma le tappe di Bahrain e Arabia Saudita hanno ufficialmente fatto scattare i primi campanelli d’allarme, e da Toto Wolff in giù, statene certi, ne sono assolutamente consapevoli riguardo la delicatezza del momento.

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L’esclusione del “Re Nero” già nella Q1 di sabato ha rappresentato un momento quasi storico a livello di questa era della Formula Uno, e la gara di Jeddah lo ha nuovamente confermato. Ma, andando nello specifico, quali sono i problemi della W13? Iniziamo con il dire che il motore è, al momento, il meno prestazionale del lotto. Quello in dotazione all’AlphaTauri è sicuramente il più fragile (per informazioni rivolgersi a Yuki Tsunoda, appiedato addirittura nel giro di allineamento di ieri), ma in casa Mercedes si nota una velocità di punta davvero bassissima. In qualifica il gap di potenza è notevole, mentre la domenica in qualche modo la situazione migliora.

Nel corso della Q1, per esempio, Lewis Hamilton arrivava allo speed trap posizionato prima dell’ultima curva a circa 323-324kmh, contro i 333-334 delle Red Bull. Un gap di 10kmh che fa davvero spavento, pensando soprattutto agli anni scorsi. Ma, c’è dell’altro. Come si è visto sin dai test del Montmelò le vetture tinte di argento stanno subendo in maniera notevole l’effetto “porpoising” che limita la vettura sul dritto, senza dimenticare le difficoltà in inserimento di curva con una instabilità al retrotreno preoccupante. Una W13 che era stata concepita pressoché senza pance, dimostra di avere una resistenza all’avanzamento quasi anacronistica e, al momento, inspiegabile.

La sensazione, inoltre, è che la monoposto di Brackley perda prestazioni anche a casa di problemi di peso. Quando una vettura ha problematiche sparse in tutto il suo complesso, questo aspetto potrebbe risultare ancor più decisivo. La scarsa maneggevolezza e la velocità ridotta potrebbero esserne la conferma. Il progetto W13, e lo si era visto sin dalla prima messa in pista, era ed è assolutamente ambizioso ed estremo. Forse troppo? Questo ce lo potrà dire solamente il prosieguo del campionato.

La Mercedes sa che dovrà recuperare in fretta un gap amplissimo, sia a livello di time attack, sia di passo gara. Che ci riesca, conoscendo il team di Toto Wolff, potrebbe essere quasi scontato, ma le tempistiche faranno la differenza. Mettere assieme tutti i pezzi del puzzle permetterà a Lewis Hamilton e George Russell di iniziare davvero a competere, ma il tempo stringe. Ferrari e Red Bull volano e le classifiche parlano già chiaro. Siamo in una situazione mai vista nell’era dell’ibrido e la scuderia anglo-tedesca dovrà dimostrare per l’ennesima volta di saper risorgere dalle proprie ceneri.

Foto: LPS DPPI

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