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Nuoto
Giulia Ghiretti: “Le vittorie alle Paralimpiadi frutto del modo di gareggiare, ma non chiamateci eroi!”
Acqua e vita: due elementi legati indissolubilmente. L’arte del nuotare ne è la sublimazione, nel modo in cui ognuno di noi sa fondersi in un altro contesto ed esprimere la propria libertà tra una bracciata e un’altra. E’ così per “noi comuni mortali” e lo è a maggior ragione per gli atleti di alto livello.
A questa categoria appartiene di sicuro Giulia Ghiretti. Nata a Parma nel 1994, lo sport è sempre stato la sua vita. Nel gennaio 2010, una brutta caduta in allenamento le causa una lesione alla colonna vertebrale. Per tanti “il mondo sarebbe finito“, ma non per Giulia che pur costretta su una carrozzina si è lanciata nell’avventura del nuoto paralimpico raccogliendo risultati ragguardevoli.
Successi a partire dai Mondiali di Montreal (Canada) del 2013, quando conquista la medaglia d’argento nella staffetta 4×50 stile libero; nel 2014 agli Europei di Eindhoven vince la medaglia d’argento nei 100 rana e quella di bronzo nella staffetta 4×50 mista; nella rassegna iridata del 2015 a Glasgow ottiene il secondo posto nei 100 metri rana e stabilisce 2 nuovi record italiani nei 100 metri rana e nei 50 metri farfalla. Arrivano altre medaglie in altre competizioni internazionali e alle Paralimpiadi di Rio e di Tokyo il computo è il seguente: un bronzo nei 50 m farfalla S5 e un argento nei 100 m rana SB4 in Brasile; argento nei 100 m rana SB4 in Giappone.
Ecco che con Giulia, gentilissima a concederci l’intervista, abbiamo analizzato tanti aspetti che riguardano lei personalmente e lo sport paralimpico in Italia a 360°.
Ciao Giulia, domanda di rito: come sta?
“Sto bene, ci stiamo preparando per una nuova stagione e a Lignano Sabbiadoro, la tappa tappa italiana delle Para swimming World Series di nuoto paralimpico, è stata un’occasione per testarsi e verificare la nostra condizione“.
Risultati di un certo livello da parte sua e dell’intera squadra. Del resto, siamo reduci da un’esperienza a Tokyo che è stata quella dei record: 69 medaglie totali dall’intera spedizione e nel nuoto di podi ne sono arrivati 39 (11 ori, 16 argenti, 12 bronzi). Qual è il segreto del vostro team?
“Non c’è una formula magica, è un bel gruppo unito in cui tutti quanti noi, anche instaurando un clima di divertimento nel gareggiare, diamo il meglio che possiamo. Ora che sono tra le più esperte del gruppo posso dire che l’evoluzione della nostra squadra è stata proprio all’insegna dell’agonismo vissuto in questa maniera“.
Ma Giulia Ghiretti come ha cominciato a fondere i suoi sogni con l’acqua?
“Ero un’atleta di ginnastica artistica e mi piaceva soprattutto sviluppare acrobazie sul trampolino elastico. Poi la caduta in allenamento ha cambiato la mia vita, togliendomi l’uso delle gambe, ma non è mutata la mia filosofia nel rapportarmi allo sport. Ho trovato nella piscina e nell’acqua un motivo per cui continuare a combattere, ottenere grandi risultati, competere e vincere“.
Competizione e vittoria, ingredienti di una torta gustosa per lei e la selezione che ha preso parte l’anno passato ai Giochi. Si è giustamente sottolineato il peso dei vostri risultati, ma che Paralimpiadi sono state sul piano esclusivamente umano?
“Sono stati dei Giochi molto diversi da quelli di Rio. L’assenza del pubblico e un clima non serenissimo per il Covid sono tra gli aspetti che chiaramente hanno condizionato. Non era facile riuscire a esprimere il proprio 100% quando emotivamente non avevi quello che ti aspetti da una competizione di questo genere“.
Si viveva anche con un po’ di paura visti i continui controlli per l’eventuale positività al Covid?
“Sì, purtroppo era così. Avevamo in dotazione una borsetta con le provette per tutti i test salivari da effettuare ogni giorno. C’era un’ansia incredibile“.
Quindi immagino che Tokyo non ha potuto godersela molto?
“Decisamente no per quello che può immaginare, ma sarei molto contenta di poterci tornare in un contesto normalizzato e privo di paure“.
Risultati considerevoli, come dicevamo, che hanno acceso le luci sulla sua pratica e sul mondo paralimpico. La sensazione però è che finite le Paralimpiadi, si spengano le luci e non si faccia molto per sostenere quelle che sono le vostre attività. Che cosa ne pensa?
“Inutile negarlo, noi viviamo una situazione che è paragonabile a quella di tanti atleti delle Olimpiadi: grande attenzione nella competizione importante, ma poi poco altro. Da parte nostra e devo dire anche da parte del Comitato Paralimpico Italiano che ci rappresenta c’è la volontà di diffondere la pratica il più possibile per far sì che i risultati ottenuti da me e da altri non siano merce rara“.
Intende la creazione di un “circolo virtuoso”?
“Esattamente, ma in questo caso bisogna continuare a lavorare sulla crescita delle associazioni sportive nel nostro territorio per coinvolgere ragazzi e ragazze che vogliono dedicarsi alle varie discipline“.
E voi potete rappresentare un modello. A tal proposito, le dà un po’ fastidio quando noi giornalisti scriviamo che siete degli eroi piuttosto che dei semplici campioni che tengono alto il vessillo italico?
“Sinceramente sì. Non gradisco molto l’idea e la descrizione degli eroi sfortunati. Si è atleti di alto livello non a caso e credo che questo porti alla considerazione di essere identificati per ciò che si è in relazione ai risultati conseguiti“.
Risultati che quindi Giulia Ghiretti vuol conquistare anche nella prossima edizione dei Giochi a Parigi?
“Assolutamente, se ci si pensa non manca molto. Ma il mio futuro non è solo sport“.
Immagino si riferisca agli studi che sta facendo?
“Sì, ho una laurea triennale in ingegneria biomedica. Il mio sogno è di lavorare nella progettazione di protesi biomeccaniche per atleti e quindi conciliare la mia esperienza da sportiva con altro“.
Un buon modo di unire l’utile al dilettevole quindi?
“Sì, fare in modo che le proprie passioni possano incontrarsi ed è questo il caso“.
In bocca al lupo Giulia!
“Grazie“.
Foto: LaPresse