Olimpiadi invernali di Pechino: alla fine, le controversie hanno davvero messo in secondo piano l’eccellenza sportiva?
Nel discorso tenuto durante la cerimonia di chiusura delle Olimpiadi invernali di Pechino del 2022, il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach non ha lesinato le lodi. Ha posto enfasi sulla grandiosità del Villaggio Olimpico, sulla bellezza delle location e sulla straordinarietà dell’organizzazione.
A detta di Bach, è stata un un’Olimpiade invernale davvero eccezionale. Ed eccezionale lo è stata senz’altro, ma non solo per ragioni positive.
Ancor prima dell’inizio dei Giochi, infatti, queste Olimpiadi erano state avvolte da polemiche. Unica città nella storia ad ospitare sia le Olimpiadi estive che quelle invernali, Pechino ha dovuto affrontare critiche da parte di politici, atleti, celebrità e grande pubblico, tutti irritati dal fatto che alla Cina fosse permesso di ospitare un evento globale e di avere la possibilità di usarlo per ripulire la propria immagine sfruttando lo sport.
Diritti umani e censura
Le critiche si sono concentrate soprattutto su due aspetti fondamentali: i diritti umani e la censura. La situazione dei diritti umani in Cina desta preoccupazioni da molto tempo, soprattutto nella regione dello Xinjiang, dove milioni di uiguri (turcofoni di religioni islamica) sarebbero stati perseguitati e mandati nei campi di rieducazione. La presenza dello sciatore di fondo Dinigeer Yilamujiang, che ha acceso la fiamma alla cerimonia di apertura, è servita ben poco a dissipare le critiche.
C’è stato poi il caso di Peng Shuai, la tennista che ha accusato un alto funzionario governativo di violenza sessuale prima di scomparire per diverse settimane, sia fisicamente che online. Peng è poi riapparsa in pubblico e ha negato le affermazioni fatte in precedenza, ma è legittimo pensare che sia stata costretta.
Per quanto riguarda la censura in Cina, il controllo statale su media e social media limita significativamente la libertà di parola. Vigono poi vari divieti su molte forme di intrattenimento, inclusi tutti i giochi da casinò, i videogiochi violenti e qualsiasi film o programma che raffiguri il governo cinese in una luce negativa.
Tuttavia, nonostante questi “intoppi”, i Giochi sono andati avanti e il boicottaggio diplomatico da parte di molte nazioni potenti non ha fatto assolutamente alcuna differenza. Le Olimpiadi sono andate avanti senza intoppi e ci hanno regalato momenti indimenticabili.
Abbiamo visto la storia di riscatto della snowboarder Lindsey Jacobellis, che ha conquistato l’oro nello snowboard cross sedici anni dopo aver buttato via il titolo del 2006 facendo un’acrobazia al penultimo salto; c’è stato l’americano Nathan Chen, che ha incantato tutti con il suo modo di pattinare; il biatleta Johannes Thingnes Boe, che ha vinto quattro ori, aiutando così la Norvegia ad arrivare ancora una volta in cima al medagliere finale.
Il caso Valieva
Ma le polemiche restavano non lontane dalla superficie, pronte a riemergere, e questi Giochi saranno ricordati per sempre per la vicenda di Kamila Valieva, la pattinatrice quindicenne che non ha superato il test antidoping. L’accaduto ha messo in luce un sistema che ha essenzialmente permesso lo sfruttamento di un’adolescente vulnerabile. Inoltre, il Comitato Olimpico Russo (ROC) non è nuovo a fatti del genere: negli ultimi anni, è stato colpito da diversi scandali relativi al doping.
Lo stesso sistema ha permesso a Valieva di continuare a competere mentre le agenzie doping e il CIO attendevano i risultati dei suoi campioni B. Con tutto quel peso sulle spalle, Valieva è crollata. Durante la sua routine, è caduta due volte, è scoppiata in lacrime ed è uscita dalla pista sotto i rimproveri della sua allenatrice Eteri Tutberidze.
Il modo in cui un’atleta di soli 15 anni, una delle più grandi pattinatrici di figura che il mondo abbia mai visto, sia stata potuta mettere in una posizione del genere richiedono risposte dal CIO.
Delle Olimpiadi mai viste prima
Mentre le responsabilità della vicenda di Valieva non possono essere attribuite direttamente ai Giochi di Pechino, il fatto che uno degli scandali olimpici più sorprendenti si sia svolto in Cina non ha fatto che aumentare le controversie generali indirizzate al Paese che ha ospitato l’evento.
Tutto sommato, però, sembra che la Cina sia soddisfatta di come sono andati questi Giochi.
I padroni di casa, con nove ori, si sono piazzati decisamente bene sul medagliere finale (terzi, dopo Germania e Norvegia). Inoltre, il rigido sistema anti-contagio a circuito chiuso, che imponeva severe restrizioni sui movimenti, alla fine si è rivelato un successo: su 1,8 milioni di test PCR somministrati, sono stati segnalati solo 437 casi positivi.
Le critiche non hanno mai davvero prevalso sull’azione sportiva e, per la maggior parte delle due settimane, l’attenzione è rimasta saldamente fissa sugli atleti. Insomma, le Olimpiadi invernali di quest’anno sono state veramente “eccezionali”, proprio come aveva detto Bach: nel bene nel male, rimarranno uniche.
Foto: Lapresse