Tennis
Corrado Barazzutti: “Sinner in doppio un azzardo. Berrettini è da Wimbledon. Alcaraz? La Spagna è messa bene…”
Un sogno. La stagione del tennis italiano prosegue e la settimana andata in archivio ha visto la Nazionale guidata da Filippo Volandri centrare la qualificazione alle fasi finali della Coppa Davis 2022.
L’Insalatiera è uno di quei trofei che tanto si vorrebbe nei nostri confini, visto e considerato che l’unica affermazione degli azzurri risale al lontano 1976 e a quello storico trionfo in Cile tra polemiche e chiacchiere extra-campo per vicende politiche.
Ne è passato di tempo e in questo periodo il Bel Paese ha la possibilità di lanciare il guanto di sfida con convinzione, avendo una batteria di giocatori forti e molto ben piazzati nella classifica ATP. E dunque per valutare quanto accaduto e cosa potrà accadere, ci siamo rivolti a uno degli “eroi” di quel successo del ’76, ovvero Corrado Barazzutti, forgiato anche dall’esperienza pluri-decennale di capitano non giocatore in Davis.
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Corrado come sta? Ha seguito la sfida tra Slovacchia e Italia di Coppa Davis?
“Tutto bene, sì seguita e con interesse“.
Che impressione ha avuto?
“Bene i giovani singolaristi, ma sul doppio…“.
Doppio che ha alimentato perplessità?
“Nel caso specifico avrei optato per una scelta diversa con Simone Bolelli e in generale, a mio avviso, bisogna affrontare un percorso per avere una coppia affidabile. Bolelli e Fabio Fognini nell’immediato sono ancora competitivi e io vedrei bene anche nel futuro prossimo Matteo Berrettini con Fabio, mentre credo che Jannik Sinner abbia bisogno di più tempo per cimentarsi in questa specialità“.
Quindi un azzardo aver schierato l’altoatesino con Bolelli?
“A mio avviso sì, perché Jannik ha ancora troppi pochi match di doppio sulle spalle e dei grossi limiti in alcuni fondamentali. Per cui, se si vuol vincere davvero questa Davis si deve puntare su una coppia collaudata, o per lo meno che abbia esperienza nei tornei, altrimenti ci troveremo a fare sempre questi discorsi“.
Forse nel parlare del peso della vittoria contro la Slovacchia si è un po’ esagerato, visto e considerato che il nostro roster di giocatori era ampiamente più forte. Ma probabilmente in Davis si deve fare un altro ragionamento?
“Se guardiamo le rose delle due squadre, non ci sarebbe dovuta essere partita, ma si è complicata. Non ho avuto modo di seguire il match di Lorenzo Sonego, ma è chiaro che da lui ci si aspettava un rendimento diverso, e poi come abbiamo detto il doppio. Per come si era messa è stata una bella vittoria, ma non certo un’impresa“.
Ecco, parliamo di uno dei singolaristi, ovvero Jannik Sinner. L’altoatesino ha fatto il suo nei match uno vs uno, ma riavvolgendo il nastro tanti hanno parlato della necessità di un piano A, B, C, D nel tennis dell’altoatesino. A suo avviso non rischia un po’ di perdere la propria identità con questo approccio, qualora fosse questo l’intento, con Simone Vagnozzi?
“Io sono dell’idea che Sinner debba aggiungere e non modificare perché sono due concetti diversi. Il suo gioco da fondo è eccellente e sviluppa velocità come pochi. Del resto è tra i primi dieci giocatori del mondo non a caso. Certo, per compiere un altro step, è necessario che lui faccia qualcosa in più: qualche discesa a rete a colpo sicuro, studiare meglio quella transizione e avere maggior solidità e varietà al servizio. In sostanza, una naturale evoluzione, che è cosa ben diversa da uno stravolgimento“.
Rimanendo in tema di singolaristi, Lorenzo Musetti è stato un po’ l’uomo copertina in questo match contro la Slovacchia. Catapultato da esordiente (in singolare) ha mostrato qualità tecniche e caratteriali particolari. Che cosa ne pensa?
“Lorenzo ha un gioco vario e di base straordinario perché è in grado di fare tutto. Il suo deve essere uno step mentale ovvero convincersi di saper giocare su tutte le superficie perché lui ha il tennis per diventare uno dei migliori del mondo“.
Che cosa le fa pensare che Musetti possa spingersi così lontano?
“Il suo modo di giocare lo porta ad avere tante soluzioni. Il target ora è quello di trovare un equilibrio e quindi mettere insieme tutti i pezzi del proprio gioco e sono convinto che la vittoria in Davis, con quella carica emotiva, possa dargli molta fiducia“.
Inoltre la sua programmazione in questo 2022 è parsa umile e lungimirante: prediligere i tornei sul veloce indoor per entrare in maggior feeling con l’hard, pensando un po’ meno alla classifica. Condivide questa scelta?
“Assolutamente, il suo percorso concordato con Simone Tartarini è la dimostrazione di come il ragazzo sia entrato in un’ottica di formazione e di ambizione per diventare sempre più consapevole di quello che è. Ripeto, lui ha le possibilità di giocar bene su tutte le superfici“.
Italia che a Torino e a Bratislava ha dovuto rinunciare a Matteo Berrettini. Terzo infortunio in un anno per lui, sempre agli addominali, c’è da essere preoccupati?
“Sì, ma non nella misura di credere che Matteo non possa giocare ad alto livello. Secondo me gli ultimi due infortuni sono un segnale di come vada gestita la sua programmazione e di quali e quanti tornei possa affrontare. Giusto quindi che ci sia questo stato di allerta, ma Berrettini è il nostro n.1 e resto sempre convinto che possa vincere uno Slam. Del resto, nei tornei veramente importanti ha risposto presente“.
Wimbledon?
“Potrebbe essere…chissà…Del resto ci è andato vicino l’anno scorso“.
Rimanendo in tema Major, concludiamo con una riflessione ad ampio raggio: Rafael Nadal ha vinto il 21° Slam in carriera ed è diventato il tennista più vincente della storia in questa particolare graduatoria; Carlos Alcaraz a soli 18 anni è entrato in top-20, impressionando per il suo tennis. Se parliamo di egemonia spagnola presente e futura è un errore?
“Cosa posso dire…sembrerebbe ci possa essere. Nadal è anche inutile sprecarci parole, ci sono i suoi risultati. Alcaraz onestamente ha tutto per prenderne il testimone: fisico, gioco, mentalità e voglia di lavorare. In più ha una figura importante che lo guida, come Juan Carlos Ferrero, per cui vedremo. Sicuramente in Spagna non se la passano male“.
Foto: LaPresse