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Boxe, l’Italia vuole rilanciare il professionismo. Il presidente D’Ambrosi: “Contributi a pugili, tecnici e società”

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Il presidente della FPI, Flavio D’Ambrosi, ha affidato al sito federale una lunga nota stampa in cui ha parlato delle idee da mettere in pratica per rilanciare il professionismo in Italia. Due i capisaldi della sua azione: comunicazione e sostegno economico a pugili, tecnici e società. Questo il comunicato integrale del numero 1 della boxe italiana.

Anche il movimento pugilistico Pro, come quello Aob, comincia a fornire importanti ed inconfutabili segnali di risveglio. Ciò in virtù delle ottime performance dei pugili, dell’impegno di tecnici e società nonché degli ingenti investimenti federali. Tuttavia, cambiare è ancora l’imperativo a cui il pugilato italiano Pro non può rinunciare se vuole decollare verso vette sempre più alte.

Nonostante si comincino ad intravedere nuovi talenti – che si stanno affermando a livello internazionale – è assolutamente necessario operare dei profondi strappi con il decennio passato costellato dal fallimento del progetto “Lega Pro Boxe”, guidata da un disegno irrealizzabile e messianico, e da una disastrosa svalutazione dello “status di pugile professionista” svenduto spesso a chi deficita delle imprescindibili abilità tecnico tattiche.

Su quest’ultimo punto, il Consiglio federale ha posto – attraverso una studiata riforma regolamentare – dei precisi paletti al passaggio degli atleti AOB all’attività Pro ed ai passaggi di serie relativi ai pugili Pro. Seguendo la stessa logica, si sta lentamente restringendo la possibilità di far disputare “Titoli italiani Pro” a pugili non adeguati, con l’auspicio di rivalutare tale competizione che tanto lustro ha dato, nei decenni passati, al pugilato italiano. Nel fare questo, si è applicato un paradigma che i grandi maestri di questo sport spesso affermano: ‘non tutti possono praticare il pugilato agonistico di alto livello e non tutti i pugili possono combattere da Pro’.

Nel contempo, per il rilancio del pugilato Pro l’attuale squadra di governo sta lavorando – con il prezioso ausilio delle competenti commissioni federali – su due altri punti:
1) la comunicazione;
2) il nuovo progetto di sostegno economico ai pugili Pro, di interesse nazionale ed internazionale, ai tecnici che li allenano ed alle società in cui sono tesserati.

Per quanto concerne la comunicazione, la Federazione sta portando avanti progetti innovativi – con il supporto dell’advisor Artmediasport – che riportino il pugilato Pro sulle maggiori emittenti televisive non disdegnando l’utilizzo dei nuovi strumenti di comunicazione di massa quali lo streaming. In tal senso, la Federazione è riuscita, negli ultimi 3 anni, a far tornare il pugilato sulla Rai ed ad avvicinare altre importanti emittenti quali Eurosport e Mediaset.

La vera rivoluzione copernicana dovrà avvenire, però, per mezzo di un cambiamento che porrà al centro del sostegno federale non più gli “eventi Pro” ma i “pugili Pro” meritevoli di supporto al pari dei loro colleghi AOB che vestono la maglia azzurra. Nel triennio 2019-2021 la Federazione ha erogato – tra contributi, diretti ed indiretti, e soppressione di tasse federali legate all’attività Pro – circa un milione di euro!

La maggior parte di tale ingente esborso è stato indirizzato a sostenere l’organizzazione di riunioni Pro che, in alcuni casi, hanno deluso sia in termini di logistica che di spettacolo tecnico. Adesso è il momento di cambiare se vogliamo assecondare la crescita a cui stiamo assistendo, sostenendo gli attori principali di questo sport: pugili, tecnici e società. Il pugilato italiano non è più in coma e si cominciano ad intravvedere i primi segnali di lento risveglio. Adesso sta a noi cambiare marcia anche attraverso un importante salto culturale che immagini il ‘pugilato Pro di alto livello’ come l’olimpo di pochi eletti e non come l’autobus di linea, delle città metropolitane, affollato nelle ore di punta!“.

Il Presidente Fpi
Dott. Flavio D’Ambrosi

Foto: FPI

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