Ciclismo
C’era una volta la Liegi-Bastogne-Liegi. La ‘classica degli italiani’ che non vinciamo dal 2007
Domenica 24 aprile si correrà la quarta Classica Monumento della stagione, nonché la più antica tra di loro: la Liegi-Bastogne-Liegi. Arrivata alla sua 108a edizione, “La Doyenne” è pronta ad incoronare il corridore che riuscirà a domare le tantissime côte sparse lungo tutti i 257 km del percorso previsto quest’anno.
Il campione in carica è lo sloveno Tadej Pogacar che, nonostante la performance sottotono alla recente Freccia Vallone, si presenterà come favorito numero uno anche quest’anno. Il campione del mondo Julian Alaphilippe proverà a mettere finalmente la sua firma su una corsa che è perfetta per lui sulla carta, dopo esserci andato maledettamente vicino in più occasioni. Alejandro Valverde andrà alla ricerca di un leggendario quinto sigillo e bisogna inevitabilmente tenere d’occhio Dylan Teuns dopo l’impresa a Huy.
E gli italiani? Se prendessimo come riferimento i risultati ottenuti alla Freccia Vallone di mercoledì, ne uscirebbe un quadro ben poco incoraggiante, che purtroppo però non è lontano dalla realtà. Il migliore degli azzurri è stato il 39enne Domenico Pozzovivo, che ha centrato un ottimo 15° posto. Un risultato sicuramente di rilievo per lui, ma che spiega bene il momento dell’Italia in questo tipo di corse. Molto più indietro tutti gli altri, con Diego Ulissi e Vincenzo Nibali appena in grado di entrare nei migliori 35.
Insomma le speranza di vittoria o di piazzamento sono piuttosto remote. E pensare che questa è stata per lungo tempo uno dei palcoscenici preferiti dai corridori azzurri. Il primo a vincerla fu Carmine Preziosi nel 1965, superando Vittorio Adorni, al suo terzo podio consecutivo. Il successo di Silvano Contini nel 1982 ha fatto poi da antipasto per la leggendaria tripletta di Moreno Argentin dal 1985 al 1987, unico a riuscirci in tre anni consecutivi dopo Eddy Merckx e Leon Houa (ma nelle primissime tre edizioni, dal 1892 al 1894).
Argentin riuscì a trovare anche il quarto successo nel 1991 (rimanendo alle spalle del solito Merckx come numero di vittorie totali, al pari di Valverde) ma il meglio per i colori italiani sarebbe ancora dovuto arrivare. Negli anni successivi vanno a podio Maurizio Fondriest, Gianni Bugno e Giorgio Furlan senza riuscire ad alzare le braccia al cielo, fino alla vittoria di Michele Bartoli del 1997 che dà il via alla supremazia azzurra.
Bartoli si ripete nel 1998 in un’edizione che vede quattro azzurri nei primi sette, un anno di “pausa” nel 1999 e poi a trovare il successo è il grande Paolo Bettini, ancora agli inizi della sua straordinaria carriera. Il 2002 è l’anno dell’apoteosi del tricolore, Bettini trova il secondo sigillo davanti ad altri quattro italiani, nell’ordine Garzelli, Basso, Celestino e Codol, con Casagrande e Rebellin a completare la top10.
Il 2004 è finalmente l’anno di Davide Rebellin, che trova il suo unico successo alla Liegi, a fronte di ben 5 podi, di cui l’ultimo nel 2007, anno del successo di Danilo Di Luca, ultimo affermazione italiana. Sei successi in dieci anni, conditi da ben 14 podi totali, che di certo non facevano presagire un digiuno che quest’anno rischia di segnare il suo quindicesimo anno. Nel 2012 Vincenzo Nibali, da sempre innamorato di questa corsa, ha sfiorato la vittoria che andò poi al kakazo Maxim Iglinskyi, così come fatto da Davide Formolo nel 2019, battuto solo da Jakob Fuglsang.
Non solo è terminato il dominio che avevamo saputo imporre tra il 1985 al 2007, ma in generale gli azzurri sono sostanzialmente spariti dalla contesa per la vittoria alla Liegi. Negli ultimi due anni il bilancio è poco lusinghiero: nel 2020 il migliore degli italiani fu Alessandro de Marchi, 31°, l’anno scorso è stato ancora Formolo, 16°. L’obiettivo per quest’anno, avendo a disposizione corridori come il sopracitato Pozzovivo, Diego Ulissi, lo stesso Vincenzo Nibali e probabilmente anche Andrea Bagioli per la QuickStep, è quanto meno provare a migliorare questi ultimi risultati.
Foto: LaPresse