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MotoGP, Bagnaia, Bastianini e non solo. Piloti italiani di nuova generazione allergici alla pioggia
Osservando l’attuale MotoGP si sta facendo strada un dubbio. Sia chiaro, è solo una sensazione, ma unendo i puntini sembra emergere un quadro non molto piacevole relativamente al feeling con la pioggia della nuova generazione di piloti italiani. Per farla breve, quando la pista si bagna, spesso e volentieri i più giovani rappresentanti del Bel Paese si eclissano. Si tratta di un dato in assoluta controtendenza con il passato, quando invece gli italiani sapevano esaltarsi in condizioni di aderenza precaria.
Non bisogna tornare poi così indietro nel tempo. Dopotutto, l’ultima vittoria della carriera di Valentino Rossi non è forse stata benedetta da qualche goccia di pioggia? D’accordo, l’acqua arrivò solo nel finale e non si dovettero usare le gomme rain. Però in tempi recenti uno dei più grandi specialisti del bagnato è stato Danilo Petrucci, il quale cambiava completamente connotati nel momento in cui Giove Pluvio apriva le cataratte. Si fosse corso sempre e solo con il bagnato, Petrux sarebbe stato un centauro in grado di laurearsi Campione del Mondo.
Parliamo però di piloti ormai ritirati e appartenenti a generazioni differenti rispetto a quella attuale impegnata nel 2022. Mandalika, per esempio, è stata nefasta. Migliore italiano? Franco Morbidelli, settimo. Il romano, peraltro, è già più stagionato rispetto a tanti altri connazionali e ha seguito un percorso agonistico ben diverso rispetto ai colleghi. È vero che a Portimao si è visto qualcosa di buono soprattutto da parte di Marco Bezzecchi, ma ce ne passa a definirlo uno specialista del bagnato.
In particolare colpisce le difficoltà di cui sono spesso vittima Enea Bastianini e Francesco Bagnaia quando si tratta di danzare sotto l’acqua. Ci può però essere una ragione ben precisa in merito alla loro idiosincrasia per il bagnato. Parliamo dello stile di guida. Entrambi hanno la capacità di condurre la moto in maniera molto pulita, una qualità che ha fatto la fortuna soprattutto del piemontese. Il riminese è inoltre estremamente gentile con gli pneumatici, tanto da essere in grado di fare la differenza soprattutto nella parte finale delle gare (Lusail e Austin sono esempi emblematici).
Tuttavia, se piove, queste caratteristiche diventano degli handicap, in particolare se guardiamo alla Bestia. Di nome, ma non di fatto. Essere rispettosi delle gomme consente di preservarle più a lungo, ma al tempo stesso se la colonnina di mercurio non sale, significa faticare a trovare la giusta temperatura di esercizio.
Insomma, sta crescendo una generazione di italiani dalle caratteristiche idrofobe e non idrofile? Diciamo che la situazione va monitorata, ma forse manca solo l’esperienza. Bastianini ha girato davvero poco con l’acqua e Bagnaia lo scorso anno negli ultimi tre giri corsi sotto il diluvio non era certo fermo. Per adesso siamo solo ai sospetti, ma non bastano ancora per avere delle prove.
Foto: MotoGPpress.com