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MotoGP, GP Argentina 2022. Aprilia, ce l’hai fatta! Si raccolgono i frutti di 30 anni di determinazione ferrea

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Chi conosce i Monty Python, storico gruppo comico/satirico inglese attivo tra gli anni ’60 e gli anni ’80, avrà sicuramente visto il film “Monty Python e il Sacro Graal”. Una delle tante surreali gag che caratterizzano la pellicola vede un fantomatico “Re della Palude” raccontare l’epopea della costruzione del suo castello. “Tutti mi dicevano che era una follia costruire un castello in una palude. Però io l’ho costruito lo stesso. Allora ne ho costruito un altro. È affondato anche questo. Allora ne ho fatto un terzo, ed è affondato… Ma il quarto, il quarto è rimasto in piedi e ora è il più resistente di tutta la Gran Bretagna”. Sembra la storia dell’Aprilia nella classe regina.

Il primo tentativo viene fatto con la RSW-2 500, attiva nel Motomondiale dal 1994 al 2000, quando la top-class è ancora a due tempi. Un totale di 77 gare con poche soddisfazioni, concentrate soprattutto tra il 1999 e il 2000. Certo, un paio di pole position e cinque podi (tutti terzi posti) non si buttano via, ma si tratta di risultati estemporanei, privi di qualsiasi continuità. Il modello non sfonda e la concezione della MotoGP porta a cestinare il progetto denominato RS 500 V4, allo scopo di concentrarsi sull’ambiziosa RS Cube. Un prototipo, caratterizzato da soluzioni estreme.

Insomma, la Casa di Noale va all-in e sotto la supervisione di Luigi Dall’Igna schiera una moto tricilindrica, compattissima. Il motore è in grado di erogare una potenza impressionante, ma la guidabilità è disastrosa. In altre parole, qualsiasi beneficio dato dal propulsore è vanificato dalla ciclistica. Tre anni, dal 2002 al 2004, fatti solo di delusioni: 48 gare senza neanche un piazzamento nei primi cinque. Il tonfo è talmente fragoroso da mettere a repentaglio l’esistenza stessa dell’azienda. Il programma Motomondiale chiude. Un decennio dopo, però, viene rilanciato.

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Nel 2015 vede la luce la RS-GP, che per una vita lotta e si barcamena a centro gruppo, cozzando costantemente contro un’immaginaria plafoniera che le impedisce di entrare nel novero delle posizioni di vertice. C’è anche qualche scelta sfortunata con i piloti (le scommesse di matrice britannica sono tutte perdenti e, per di più, ci si mette il caso doping di Andrea Iannone). L’unico punto fermo è Aleix Espargarò, arrivato nel 2017 e da allora insediatosi in pianta stabile a Noale.

Trascorrono gli anni, affonda anche il terzo castello nella palude, ma in Aprilia non si arrendono. Ripartono da capo sullo stesso progetto con un quarto assalto all’empireo del Motociclismo. Passano 118 appuntamenti dall’esordio della RS-GP, ma finalmente arriva la prima grande soddisfazione, il 3° posto nel Gran Premio di Gran Bretagna 2021. Anche questo estemporaneo nell’economia della scorsa stagione, ma che indica come la direzione intrapresa sia giusta.

Aleix Espargarò, né il costruttore italiano gettano la spugna quando sono il fanalino di coda della MotoGP e oggi festeggiano assieme la loro prima vittoria. Il catalano ha impiegato quasi 300 GP, la Casa di Noale più o meno 250. Però se si ha un obiettivo e lo si persegue con determinazione ferrea, il tempo non è importante. Conta solo ed esclusivamente raggiungerlo. Aprilia ce l’ha fatta, è entrata nel novero dei costruttori capaci di vincere nella top-class. Chi aveva malignato, attribuendo i progressi dello scorso anno al congelamento dello sviluppo di tutte le altre moto in griglia, oggi è stato seccamente smentito. La RS-GP è cresciuta per davvero. Onore a chi ha sputato sangue per affinarla, in pista e fuori.

Adesso? Adesso viene il bello. Aleix Espargarò è in testa alla classifica iridata. Lui sprizza ottimismo da tutti i pori. Leggendo tra le righe delle sue dichiarazioni si capisce come un pensierino al Mondiale lo stia facendo. Forse è solo l’euforia del momento. Yamaha, Ducati e Honda non resteranno di certo inermi, però la RS-GP versione 2022 è uscita dai blocchi molto meglio della GP22, della M1 e della RC213V.

Fosse una gara sui 100 metri, ne avremmo corsi a malapena 15. È ancora lunga. Anzi, lunghissima. Però la magnifica sensazione di non avere nessuno davanti e di essere i primi a fendere l’aria intonsa adesso appartiene solo ed esclusivamente ad Aleix e all’Aprilia. Bisogna viverla e godersela, nella consapevolezza che alla luce del risultato odierno, “comunque vada il 2022, sarà un successo”.

Foto: La Presse

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