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Tennis, Andrey Rublev: “A Roma spero di giocare. Non conosco Dolgopolov, ma io voglio la pace”

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Andrey Rublev è in finale nel torneo ATP di Belgrado, dove sfiderà il padrone di casa Novak Djokovic, ma l’attenzione è posta sul russo per le sue dichiarazioni dopo la decisione di Wimbledon di escludere i giocatori russi e bielorussi dalla prossima edizione dei The Championships. Il numero otto del mondo aveva chiesto di poter giocare, in modo da devolvere i guadagni del torneo in beneficienza, ma anche le sue parole sul conflitto russo-ucraino sono state prese molto male dall’ex tennista Aleksandr Dolgopolov, che ha detto a Rublev di smetterla di mentire. 

Su questo tema, Rublev ha voluto rispondere, come riporta Ubitennis nell’intervista fatta da Ubaldo Scanagatta allo stesso tennista russo: “Non conosco Dolgopolov, ho fatto qualche allenamento con lui quando ero più giovane, non ho letto cosa ha detto, e come ho dichiarato non sono qui per discutere, sono qui per la pace. L’unica cosa di cui mi posso scusare è per il fatto di aver detto che nessuno sport ha fornito aiuto, ma in realtà molti sport hanno contribuito con degli aiuti“.

Rublev prosegue sulla vicenda Wimbledon: “Se hanno bisogno di denaro, se i giocatori possono partecipare a Wimbledon e non fanno bene l’importo che si raccoglierebbe sarebbe comunque di un milione e se fanno bene possono diventare diversi milioni. Alla fine, possono credermi o meno, ma non hanno nulla da perdere, se io gioco o meno non cambierà la situazione, ma se gioco posso fornire qualche aiuto”.

Negli ultimi giorni si sono sparse delle voci sulla possibile esclusione dagli Internazionali d’Italia a Roma dei giocatori russi, ma Rublev non crede a questa possibilità: “Conosco la posizione dell’ATP e il torneo di Roma è un torneo dell’ATP. Spero che a Roma non accada nulla del genere, spero che saremo in grado di giocare, non so molto altro, ho letto delle pressioni da parte del governo, ma spero tutto vada bene e si trovi una soluzione che possa permettere ai giocatori di partecipare”.

FOTO: LaPresse

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