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Boxe: oltre Irma Testa e Alessia Mesiano, il bel cammino dell’Italia ai Mondiali femminili 2022

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Si fa presto a dire Irma Testa e Alessia Mesiano. Ed è anche giusto così: la più acclamata pugile del panorama italiano e quella che, ad oggi, è ancora l’ultima ad aver vinto il titolo iridato sono state le maggiori protagoniste ai Mondiali femminili che si sono chiusi la scorsa settimana a Istanbul.

Ma non c’è solo questa coppia di nomi ad aver dato lustro al tricolore dello Stivale in terra turca. L’Italia ha infatti piazzato cinque sue rappresentanti ai quarti di finale, con Giordana Sorrentina, Olena Savchuk e Assunta Canfora a legarsi alla coppia Testa-Mesiano in questo senso. A questo punto vale la pena aprire una parentesi ulteriore.

Un simile numero, certo, non raggiunge i numeri stupefacenti di Turchia e India, che hanno letteralmente dominato su questo punto di vista a livello di presenze nelle migliori otto. Un dato, questo, riflesso solo in parte dal medagliere della rassegna iridata, dal momento che la Turchia ha chiuso con 5 ori e 2 bronzi contro 1 oro e 2 bronzi dell’India, superata anche da Irlanda (2 ori) e Canada (1 oro e 1 argento). Ma sono casi diversi, questi ultimi due: in terra irlandese, al netto di un’altra coppia di quarti di finale, sono state due le portacolori su cui si è deciso di fare all-in (Broadhurst e O’Rourke), e un discorso ancora più accentuato va fatto per il Paese della foglia d’acero, con Thibeault e Cavanagh.

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In buona sostanza, l’Italia esce da Istanbul con lo status di potenza al femminile. Lo si era già compreso, per buona misura, con il poker di qualificazioni alle Olimpiadi, ma questa è un’ulteriore riconferma. C’è soltanto un’unica vera nota di dispiacere: quella legata ad Angela Carini, che a causa di un bruttissimo infortunio alla caviglia sinistra è stata costretta a dire addio a un combattimento che si stava giocando benissimo, contro quella Busenaz Surmeneli che dei welter è leader incontrastata da anni, con due ori iridati e uno olimpico al collo.

Tutto questo per rimarcare che una certezza c’è: il tricolore al femminile è ben più che vivo, proprio mentre sta per passare ai colleghi maschi un testimone che da globale diventa continentale. E con il sorriso sul volto.

Foto: LaPresse

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